Polemica concitata a Dimartedì (La7) tra il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il direttore dell’Espresso, Marco Damilano, sul caso Siri.

Il conduttore Giovanni Floris rivolge una domanda al ministro M5s: “Siri arriva come sottosegretario, già condannato per bancarotta fraudolenta. Ed è un politico che disegna le cose economiche della Lega. Tra l’altro, voi cercate di ridare i soldi ai truffati dalle banche e lo fate grazie al contributo di un condannato per bancarotta fraudolenta. Questo non vi ha creato un problema?”.
Bonafede risponde: “Non si può non vedere che un conto è un fatto personale, avvenuto in precedenza…”.
“Ma non c’è un fatto personale”, insorge il direttore dell’Espresso.
Il ministro ribadisce: “Un conto è un comportamento personale per un fatto personale di un esponente di una forza politica che non aveva nulla a che fare col M5s. Altro conto è parlare di qualcosa che è avvenuto nell’azione di governo”.

I toni si infiammano quando Damilano osserva: “La verità è che prendersela adesso con Siri è comodo e facile. Era più difficile un anno fa. Infatti lo avete fatto ora e non lo scorso anno“.
Questo lo dice lei – replica Bonafede – Il M5s si sta assumendo una responsabilità molto importante. Sinceramente negli ultimi 20 anni non mi è sembrato di vedere una forza politica che facesse i nostri discorsi”.
“Senta, Renzi ha cacciato la Guidi in un’ora – controbatte Damilano – ha mandato via Lupi che non era neppure indagato. Che io difenda Renzi è il colmo, ma è così. Quel suo ripetere che avete fatto cose senza precedenti ha stufato”.
“Io non mi ricordo una forza politica – continua Bonafede – che fa il nostro stesso discorso in termini di etica e di questione morale. Io ho fatto una legge anticorruzione che è una svolta. C’è anche la legge sulla prescrizione“.
“Non c’è ancora”, replica Damilano.

Si unisce anche Floris: “Ministro, andrà in vigore nel 2020. E voi e la Lega probabilmente sarete gli uni al governo e gli altri all’opposizione”.
Questo lo dice lei“, ripete Bonafede.

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