Ci sono alcune donne che, per una “eccitazione” genitale non desiderata e senza stimoli sessuali, provano molti orgasmi al giorno, anche più di 100, queste donne però si lamentano perché gli orgasmi spontanei (scatenati anche da vibrazioni, come quelle prodotte dall’auto o da un elettrodomestico) sono fastidiosi e a volte dolorosi, causano imbarazzo e problemi al lavoro e durante le attività quotidiane, non fanno dormire.

Per i sessuologi, che sono quasi tutti psicologi, è un’altra disfunzione sessuale, individuata all’inizio di questo secolo e chiamata sindrome dell’eccitazione genitale persistente o PGAD (gli urologi usano il termine priapismo maschile e femminile), la congestione/erezione e l’ipersensibilità della vulva non scompare dopo gli orgasmi o dopo la masturbazione, causa sofferenza e stress, e può persistere per ore, giorni o mesi, i sessuologi non conoscono le cause e la terapia.

Alcuni anni fa, nel 2008, ho partecipato (con quattro poster e un intervento: il video su youtube) al congresso europeo di sessuologia EFS a Roma, e a una psicologa che aveva presentato una relazione sulla PGAD ho chiesto che differenza c’era tra questa “nuova” malattia e il priapismo femminile o della clitoride, e se si poteva nelle donne usare la stessa terapia del priapismo maschile, lei non mi ha dato una risposta, è intervenuto un medico esperto di medicina sessuale (Irwin Goldstein) e ha detto (nella sala piena di sessuologi di tutto il mondo) che potrebbe essere la stessa malattia, ma che la terapia per i maschi non sarebbe stata accettata (perché?) dalle donne (quindi lui la conosceva…) e poi sono andati via, così non ho potuto fare altre domande: perché hanno inventato una malattia nuova e non divulgano che esiste una terapia?

Ancora oggi i sessuologi/psicologi e i ginecologi non parlano nei mass-media e alle donne del priapismo femminile, anche se dopo il congresso di Roma ne ho parlato nell’articolo pubblicato in Clinical Anatomy e in una lettera pubblicata dal Journal of Obstetrics and Gynaecology Canada.

Il priapismo femminile si conosce da decenni, è una condizione rara, una vasocongestione (con ingorgo, gonfiore e dolore) vulvare non associata con l’eccitazione sessuale, con una prolungata erezione della clitoride e dell’area adiacente, che dura più di 6 ore. Praticamente è la stessa definizione della PGAD, infatti questa non è una malattia/disfunzione sessuologica, ma urologica: sindrome dell’eccitazione genitale persistente non si deve più usare (non c’è uno stimolo/desiderio/eccitazione sessuale), e si deve parlare di vasocongestione (non di eccitazione) della vulva, così le donne non si sentiranno più “anormali” dal punto di vista sessuale.

Il priapismo femminile comporta un deflusso alterato di sangue dai corpi cavernosi della clitoride e dalla vulva. Le cause probabilmente sono le stesse del priapismo maschile. In un precedente post ho spiegato che alcuni farmaci tra gli effetti collaterali hanno anche alcune disfunzioni sessuali, gli antidepressivi (antipsicotici ecc.) a volte possono causare anche il priapismo femminile, potrebbe essere causato anche da una neuropatia del nervo pudendo o del nervo dorsale della clitoride, può essere associato anche con la sindrome delle gambe senza riposo e con la sindrome della vescica iperattiva.

Il priapismo maschile (ischemico o non ischemico) invece è stato molto studiato, è una erezione prolungata e indesiderata del pene, può essere una emergenza medica, alcune cause sono conosciute: traumi, anemia falciforme, leucemia, lesioni del midollo spinale, farmaci (anche quelli per la disfunzione erettile) e droghe. Le terapie sono: aspirazione del sangue dal pene, farmaci vasocostrittori iniettati nel pene, a volte ghiaccio nell’area intorno ai genitali, nei casi più gravi sono disponibili procedure chirurgiche.

A una donna con priapismo è stata fatta la stessa terapia del priapismo maschile, con l’iniezione diretta di epinefrina ed eparina nei corpi cavernosi della clitoride e poi l’aspirazione con immediata decompressione, questa terapia ha comportato un miglioramento significativo delle condizioni della paziente, le fotografie della vulva/clitoride prima e dopo la terapia (che i sessuologi, gli esperti di medicina sessuale e i ginecologi dovrebbero vedere) sono state pubblicate nel BJOG e anche Irwin Goldstein, alcuni anni dopo il congresso di Roma, ha pubblicato le fotografie di un caso e la terapia nel Journal of Sexual Medicine.

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