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Sblocca-cantieri, riforma codice appalti: “Chi non paga le tasse è fuori dalle gare”

Nel decreto approvato giovedì dal cdm e già pubblicato in Gazzetta ufficiale si prevede la stazione appaltante potrà escludere dalla procedure un operatore "se può dimostrare" che non è in regola con obblighi fiscali anche non definitivamente accertati, come spiega il Sole 24 Ore. Poi le altre norme in nome della semplificazione per rilanciare gli investimenti pubblici
Sblocca-cantieri, riforma codice appalti: “Chi non paga le tasse è fuori dalle gare”
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Se sei un evasore, niente gare. Il decreto Sblocca-cantieri che giovedì a Reggio Calabria ha ricevuto il via libera del Consiglio dei ministri si porta con sé la riforma del codice degli appalti: 81 correzioni ai 216 articoli del codice del 2016, rimasto in gran parte sulla carta. L’obiettivo numero uno è la semplificazione per sbloccare, appunto, gli investimenti pubblici che restano al centro della strategia del governo per rilanciare la crescita. Ma tra le novità più importanti, secondo quanto anticipa Il Sole 24 Ore, c’è anche il giro di vite contro chi evade: se non hai pagato le tasse e i contributi previdenziali sarai escluso dalle procedure.

Il decreto, firmato in serata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, è molto più corposo di quello approvato “salvo intese”  il 20 marzo scorso: passa da cinque a trenta articoli. Tra le norme inserite c’è proprio quella raccontata dal quotidiano di Confindustria: un operatore rimane fuori da una gara “se la stazione appaltante è a conoscenza e può adeguatamente dimostrare che lo stesso non ha ottemperato agli obblighi relativi al pagamento delle imposte e delle tasse o dei contributi previdenziali non definitivamente accertati”. A meno che non non abbia pagato tutto il debito entro il termine di presentazione della domanda o si sia impegnato “in modo vincolante“, spiega il quotidiano economico, a mettersi in regola e pagare anche interessi o multe.

La stretta è solo uno dei passaggi della controriforma gialloverde sugli appalti che tra le altre cose cestina le linee guida dell’Autorità nazionale anticorruzione per sostituirle con un regolamento vincolante e rigido: l’obiettivo è vararlo entro sei mesi. In chiave semplificazione, c’è in primis l’innalzamento a 200mila euro della soglia sotto la quale gli appalti pubblici possono essere assegnati basandosi sui preventivi di tre imprese. Tra 200mila e 5,5 milioni invece, spiega il Sole 24 Ore, c’è il passaggio dalle procedure a inviti alle gare  – che ad oggi sono previste dal milione in su – ma con il criterio del massimo ribasso.

Queste, insieme alle altre novità già anticipate come l’innalzamento della soglia per il subappalto, sono le misure portanti con cui il governo spera di sbloccare le opere rimaste incagliate tra i gangli della burocrazia. C’è poi l’articolo 4 che riguarda nello specifico le grandi opere: il decreto infatti spiana la strada all’uso dei commissari straordinari con pieni poteri per garantire un’accelerata sugli interventi che l’esecutivo ritiene una priorità. Chi saranno i commissari e su quali opere dovranno intervenire è la prossima partita tra Lega e M5s. Che intanto hanno inglobato nel decreto anche le norme sulla “rigenerazione urbana” e quelle sugli interventi nelle aree colpite da terremoti e calamità.

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