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Lavazza, busta con polvere verde: “Soldi oppure inquiniamo il caffè”. Stessa minaccia anche in sedi di Ferrero e Vergnano

All'interno del plico, spedito dal Belgio, una bustina di plastica con della polvere verde, che è stata consegnata all’istituto Zooprofilattico per le analisi del caso, e una lettera scritta in inglese. Le autorità sanitarie hanno disposto la quarantena fino alle 19, quando arriverà il primo responso delle analisi sulla polvere, per chi è entrato in contatto con il contenuto della lettera: sette dipendenti in isolamento. Minaccia simile arrivata anche nelle sedi della società dolciaria ad Alba e in quella del caffè a Santena, nel Torinese
Lavazza, busta con polvere verde: “Soldi oppure inquiniamo il caffè”. Stessa minaccia anche in sedi di Ferrero e Vergnano
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Una busta. All’interno polvere verde e un breve testo: “Avveleneremo i vostri prodotti, se non ci pagate. Cosa vogliamo? Come voi, soldi… vogliamo 300mila euro”. È quanto scritto in alcune lettere sospette, provenienti dal Belgio e fatte recapitate al quartier generale della Lavazza, a Torino, e alla Caffè Vergnano, a Santena (Torino). Ma anche alla Ferrero, la multinazionale della Nutella che ha sede ad Alba (Cuneo), alla Illy e ad una azienda lombarda del settore cosmesi. Sempre con la stessa minaccia. Un ricatto su cui indagano polizia e carabinieri, senza escludere nessuna ipotesi, neppure quella di un possibile collegamento con i plichi esplosivi di matrice anarco-insurrezionalista recapitati alla sindaca di Torino Chiara Appendino e, oggi, al capogruppo della Lega della Circoscrizione 6 del capoluogo piemontese.

La lettera è scritta al computer su un foglio A4, in perfetto inglese da persone che si definiscono “uomini d’affari“. “Non siamo terroristi, malati di mente…” precisano, spiegando che la sostanza verde all’interno della busta è “oleandrina, una sostanza vegetale capace di procurare nausea e diarrea, ma anche aritmia fino all’arresto cardiaco”. “Non vi fate ingannare dall’aspetto: diluito o meno, il veleno è molto efficiente. Come saprete – continua la lettera – è molto semplice introdurre un po’ di veleno, in polvere o liquido, in uno dei vostri prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Riuscite ad immaginare gli effetti disastrosi, per l’immagine della vostra compagnia, se i clienti iniziassero a morire avvelenati…”.

Sette dipendenti della Lavazza, operatori dell’ufficio postale all’interno del nuovo quartier generale dell’azienda, la ‘Nuvola‘ di Torino, sono rimasti per tutto il giorno in isolamento a scopo precauzionale. E mentre la polverina veniva esaminata dall’Istituto Zooprofilattico, secondo cui non si tratta di una sostanza radioattiva, trasmissibile per via aerea o per contatto, è scattato un analogo allarme alla Ferrero. Sul posto, anche in questo caso, le forze dell’ordine e i vigili del fuoco del nucleo Nucleare Biologico Chimico Radiologico (Nbcr). Le procedure d’emergenza attivate non hanno fermato la produzione dello stabilimento, proseguita regolarmente. Un copione già visto alla Caffè Vergnano, dove è stata recapitata ieri la busta sospetta con la richiesta dei soldi. Da versare “entro il 20 maggio” su un conto elettronico di Bitcoin. Nessun commento da parte delle aziende, che si dicono fiduciose nell’operato degli inquirenti, e massimo riserbo anche da parte di questi ultimi, impegnati a identificare gli autori delle minacce che questa mattina hanno bussato anche alla porta degli uffici della Circoscrizione 6, in via San Benigno. In questo caso nessun dubbio sulla matrice anarchica. Il plico esplosivo è del tutto simile a quello ricevuto in Comune nei giorni scorsi dalla Appendino. Destinatario, questa volta, il capogruppo del Carroccio, Alessandro Sciretti.

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