Giù il fatturato, gli ordinativi e gli investimenti. E giù anche la fiducia delle imprese. È quanto emerge dal rapporto sul 2018 stilato da Anie, la federazione di Confindustria che rappresenta i settori dell’elettronica ed elettrotecnica. I dati descrivono un anno a due velocità: dopo un primo semestre di crescita, sulla scia di un 2017 molto positivo, i sei mesi successivi hanno segnato una brusca frenata. I motivi? Secondo l’organizzazione guidata da Giuliano Busetto hanno pesato – e continuano a farlo – l’incertezza politica interna, lo scarso interesse del governo nei confronti dell’industria e le tensioni internazionali. Una rotta che va invertita al più presto, secondo Busetto, per evitare che si ripercuota “molto negativamente” sull’anno in corso.

Il comparto rappresentato da Anie – 1.300 aziende per un totale di 468mila addetti e 78 miliardi di euro di fatturato aggregato, il 3% del Pil nazionale –  ha iniziato a rallentare nella primavera dello scorso anno. Se, infatti, a livello di fatturato totale, il primo semestre del 2018 ha segnato un +6% sul semestre precedente, gli ultimi sei mesi hanno fatto fare un passo indietro: -3,2% sul semestre antecedente. Il mercato più in sofferenza è quello dell’energia: +8,2% nel primo semestre 2018 e poi -6,4% nel secondo semestre. Indebolimento più leggero, ma comunque “preoccupante” per Anie, nell’industria e nelle costruzioni. Positivi i dati dell’ultimo comparto della federazione, quello relativo a trasporti e infrastrutture, ma in questo caso va considerato il disallineamento temporale nel conteggio delle commesse. Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, che rappresentano l’80% della platea di Anie, se nei primi sei mesi dell’anno scorso il 55% dichiarava un fatturato in crescita, nei sei mesi successivi la percentuale è scesa al 47 per cento.

Questo non significa che il 2018 sia stato del tutto negativo. Se si considera l’anno nella sua interezza, l’export risulta cresciuto di due punti e mezzo grazie all’aumento di domanda in Europa, Africa e Asia-Pacifico, mentre dall’America del neo-protezionismo la richiesta è calata. Ma per Anie il segno meno di fronte a quasi tutte le voci relative al secondo semestre dell’anno solleva “forti preoccupazioni sulla reale ripresa del mercato interno e dei principali mercati esteri di sbocco delle nostre tecnologie”. Tanto che meno di quattro imprese su dieci – il 39% – prevedono un incremento dei ricavi nei primi sei mesi del 2019.

Le cause? “Per mesi il governo ha parlato solo di reddito di cittadinanza e quota 100 – spiega Busetto -. Si tratta sicuramente di misure importanti per il Paese, ma è stata trascurata del tutto l’industria”. Politiche del genere, secondo la federazione, faranno aumentare la spesa pubblica senza dare una vera spinta alla ripresa economica. “C’è bisogno di misure urgenti e noi siamo disponibili a spiegarle al governo – prosegue il presidente di Anie -. Chiediamo degli incentivi strutturali a sostegno degli investimenti in innovazione tecnologica e formazione del personale e lo sblocco delle opere pubbliche fondamentali per rilanciare il sistema Paese”.

Articolo Precedente

Pensioni, da aprile cambia l’adeguamento al costo della vita. Inps chiederà il conguaglio degli aumenti non dovuti

next
Articolo Successivo

Via della Seta, Xi Jinping firma il memorandum e 29 accordi commerciali e istituzionali: dai porti all’export di arance

next