Chi mi conosce, conosce le mie vicissitudini, la mia natura. Conosce in quale mondo mi sono formato, la mia confidenza con una sovrastruttura: quella bancaria. È in questo passato che, spesso, trovo ancora le mie consapevolezze, le mie idee. Come quella incrollabile circa l’esistenza di meccanismi oggettivi, facenti parti di quelle che chiamiamo logiche di mercato, che possono “sempre” essere cambiati ma a patto di averne un’estrema conoscenza.

Cosa voglio dirvi? Che non basta più dire che le cose non vanno bene quando, nell’effettivo, ci accorgiamo che bene non sono andate. Noto, ad eccezione dei pochi, soliti (tra cui questo giornale) media, una consolidata abitudine del giornalismo finanziario: non si parla mai davvero di banca. O meglio: si parla di banca solo per raccontarne i disastri, quelli già avvenuti.

Non mi meraviglio più di nulla, ma come si può non dare risalto alla boutade del secolo nell’ambito dei paradossi del mondo bancario? Si è verificata la settimana scorsa e solo pochi mezzi di informazione si sono preoccupati di approfondire il caso. Gli articoli sulla situazione in questione si sono contati sulle dita di una mano ma i rumors sulla vicenda iniziarono a sentirsi oltre due anni fa.

Ad ogni modo si è chiusa l’inchiesta della procura di Bari che accusa di truffa alcuni funzionari e dirigenti della Banca Popolare di Bari per aver collocato a un numero indefinito di risparmiatori le proprie azioni con “artifizi e raggiri al fine di far acquistare prodotti finanziari illiquidi e a elevata rischiosità”. Non solo. Per chi non fosse del settore, quando compro delle azioni di una banca che non sono quotate, quelle azioni posso rivenderle solo alla stessa banca che organizza un “mercatino” interno. Per la Bpb, in particolare, quelle azioni comprate dai risparmiatori a 9,53 euro, ora, a 2,38 euro, non si riescono a vendere. È tutta qui che starebbe secondo gli inquirenti la truffa.

Fin qui, almeno per me, nessuna meraviglia. Abbiamo fatto il callo. La meraviglia nasce da ciò che l’istituto di credito sta facendo adesso per mettere una toppa alla falla. La Banca Popolare di Bari ha infatti annunciato di aver messo a disposizione – per tutti coloro che hanno acquistato quelle azioni e che ora, naturalmente, sono delusi – un plafond di 350 milioni per finanziare prestiti personali a tassi vantaggioso e mutui fino a 40 anni, con polizze vita a carico della banca, per un massimo di 300mila euro. Bum, bum, bum! Ovvero, io mica ti chiedo scusa e ti restituisco i tuoi soldi: no, io ti lascio i miei, di soldi, ma in prestito, così mi paghi pure gli interessi.

Lo stravolgimento delle fondamentali leggi macroeconomiche dove il risparmio diventa credito e dove il creditore diventa debitore rappresentano il punto massimo dei deliri di onnipotenza di quel mondo. E pochi ne parlano. Non ci sto! E’ necessario un nuovo slancio nel mondo dell’informazione finanziaria. Parlo di un giornalismo che non deve essere denigrazione o denuncia forzata, ma di un modo di fare caratterizzato da un “non molliamo mai la presa”. Ciò che serve è un’analisi costante (avete notato che da qualche settimana c’è un silenzio assoluto sul mondo delle banche?), una lettura tra le righe, perché è tutto quello che ci mostrano, che possono mostrarci e che non ci può bastare. Ci può bastare se i disastri vogliamo solo raccontarli e mai prevenirli, se non ci si immerge in una ricerca di soluzioni e best pratices infinita, se non si ritorna a un lavoro di denuncia ma, allo stesso tempo, informativo e formativo.

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