Le prossime Elezioni europee segnano uno spartiacque per l’attuale governo in carica, retto dal patto-contratto di governo tra M5s e Lega. Se confermeranno l’irresistibile ascesa del partito di Matteo Salvini, allora per Luigi Di Maio & C. la situazione potrebbe diventare insostenibile: piegarsi definitivamente ai diktat del “capitano” o rinunciare alla prosecuzione del governo e anche alla leadership nel Paese, già allo stato presente alquanto usurata? In ogni caso il risultato delle Europee sarà determinante.

Tra i due maggiori competitor però si è reinserito il Partito democratico, dato in buona ripresa dopo l’elezione di Nicola Zingaretti, come in parte hanno indicato le Elezioni regionali in Abruzzo e in Sardegna in cui il centrosinistra, guidato da due candidati non diretta espressione del Pd – Giovanni Legnini e Massimo Zedda -, ha recuperato una parte dei voti persi alle politiche di un anno fa, seppur non si possa certo parlare di successo.

Ora sembra che Zingaretti intenda almeno per le Europee rilanciare la centralità del Pd, ma riesumando l’apertura ad alleanze anche a sinistra. Non è per niente chiaro però in quale direzione, soprattutto per quanto riguarda le politiche del lavoro e ambientali sulle quali si è rotto la testa Matteo Renzi. Da qui la necessità che a sinistra del Pd e delle altre forze esistenti si riproponga come nel 2014 una lista autonoma di sinistra, con una piattaforma economico-sociale coerentemente incentrata sui temi del lavoro e di lotta alla precarizzazione e allo sfruttamento del lavoro, sulla difesa dell’ambiente, la protezione e l’integrazione dei migranti: per una profonda riforma delle istituzioni europee, con la riscrittura dei trattati che tanti problemi hanno determinato alle politiche sociali degli Stati membri e tra essi in particolare nel nostro Paese.

Ora però il quadro politico è mutato radicalmente. In Italia e in Europa lo stesso partito della sinistra europea attraversa una lunga fase critica, non c’è l’effetto traino che ci fu nel 2014 della candidatura alla presidenza del Parlamento europeo di Alexis Tsipras e della sua Syriza, allora col vento in poppa. Bisogna fare i conti con una sinistra, anzi: con tante sinistre spezzettate, molte volte in conflitto tra loro, alla ricerca di una difficile identità nella fase di più forte ascesa dei movimenti populisti e sovranisti. Ecco allora a parer mio che oltre a una chiara piattaforma programmatica, che poggi sui valori forti di un’Europa sociale da ricostruire dalle fondamenta contro l’avventura nichilista, è indispensabile che questa lista sia fortemente innovativa nelle figure con cui si proporrà all’elettorato.

Si tratta di fare questa volta seriamente un grande sforzo di intelligenza e puntare su persone il cui identikit sia assolutamente coerente con i valori che s’intende rappresentare. Occorre puntare soprattutto sulle migliori candidature femminili che il complicato panorama nostrano ci offre. Non è un caso se emergono figure come Elly Schlein ed Eleonora Forenza, deputate europee uscenti che sono state importanti punti di riferimento per le dure battaglie che si sono affrontate, soprattutto per quel che riguarda i diritti dei migranti e contro le derive razziste di molti governi europei.

Così come Elly ed Eleonora, occorre trovare e impegnare altre personalità della cultura dell’associazionismo, dei movimenti di lotta su tante piattaforme contro la precarizzazione e lo sfruttamento del lavoro, chi si è battuto a difesa dei popoli migranti contro la segregazione razziale propugnata da Salvini, chi ha rappresentato la difesa strenue della Costituzione contro i falsi riformismi neo-autoritari, i rappresentanti dei movimenti che hanno condotto lotte esemplari a difesa dell’ambiente violentemente minacciato, chi si è battuto e si batte coerentemente – e tante volte anche correndo seri rischi – contro le mafie, le infiltrazioni e la corruzione a tutti i livelli. In moltissimi casi sono sempre le donne a guidare battaglie e movimenti che si distinguono per il loro valore sociale, culturale e politico: è importante saper valorizzare questa verità.

Se una lista di sinistra, con ben identificati il rosso e il verde, si comporrà seguendo coerentemente i proprio punti cardinali, senza farsi irretire dalle pretese di consunti micro-apparati, forse nonostante le oggettive difficoltà si potrà superare lo scoglio del quorum al 4% ed eleggere un numero di parlamentari europei che auspicabilmente, dopo, proseguano a lavorare insieme. Non come accadde nella legislatura appena finita.

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