Un uomo “appartenente al sistema“. Di più: uno che parla “per conto degli Stati Uniti“. E per questo motivo era stato scelto tra i saggi di Giorgio Napolitano nel 2013. Nonostante i contrasti sul Tav si siano momentaneamente appianati dopo il rinvio dei bandi chiesto e ottenuto dal premier Giuseppe Conte, continuano la scintille tra il Movimento 5 stelle e la Lega. Se ieri Luigi Di Maio predicava lo “stop alle tensioni”, perché l’obiettivo del M5s “è dare tranquillità al Paese”, oggi due pentastellati vanno all’attacco di Giancarlo Giorgetti. L’europarlamentare Ignazio Corrao e il senatore Gianluigi Paragone mettono nel mirino il potente sottosegretario leghista, che ieri aveva escluso lo stop definitivo alla Torino-Lione: “Per fermare la Tav serve un passaggio parlamentare“, è il pensiero del braccio destro di Matteo Salvini.

“Giorgetti è notoriamente una persona appartenente al sistema. Faceva parte dei saggi di Giorgio Napolitano, il sovrano Giorgio Napolitano indicava Giorgetti come uno dei saggi. Giorgetti ha portato dei tecnici per smontare la Tav in Consiglio dei Ministri e questi tecnici della Lega non sono riusciti a smontarla”, dice Corrao ad Agorà su Rai Tre. Il riferimento è al gruppo di esperti che nel marzo del 2013 erano stati nominati dall’allora capo dello Stato per studiare una serie di riforme sulle quali costruire una maggioranza in Parlamento.  “Giorgetti – dice Corrao – è sicuramente una persona molto influente nelle Lega che appartiene comunque a dei meccanismi di potere. Lui va in giro con Grilli, con Siniscalco, appartiene ai saggi di Napolitano, quindi ha sicuramente interesse a mantenere degli equilibri che appartengono all’ancien régime italiano. Noi invece siamo assolutamente per il cambiamento”.

Molto simile l’intervento di Paragone, prima sulla sua pagina facebook e poi a Radio Cusano. “Giorgetti rappresenta il partito più anziano in Parlamento. Si fa carico di rappresentare una serie di poteri. Napolitano scelse proprio Giorgetti come uno dei suoi saggi, nel periodo in cui noi contestavamo l’operato di Napolitano. Mattarella parla per conto degli Usa, Napolitano idem, Giorgetti idem”, dice il senatore del M5s, che poi fa riferimento alla via della Seta. “Non vorrei che questo discorso dell’apertura alla Cina sia uno dei punti d’inquietudine degli americani. La nostra forza geopolitica sta nel Mediterraneo e quindi siamo partner degli Usa ma non esclusivi. Salvini è stato uno dei primi insieme a noi a capire che la politica delle elite fa male ai popoli, non capisco perché non si accorga che Giorgetti è l’interlocutore della tela che parte degli Usa. Sta dettando i tempi della Lega di Salvini o sta dettando i tempi di qualcos’altro?”, aggiunge. 

Il sottosegretario del Carroccio, ieri, si era espresso sulla soluzione trovata dal  premier Conte sulla Tav. “Può darsi che sia uno spostamento in avanti del problema ma è coerente con il contratto di governo”, aveva detto a ‘In mezz’ora in più’ su Rai3. “Per fermare la Tav serve un passaggio parlamentare“, aveva poi ricordato il numero due di Salvini che rilancia anche l’idea di una consultazione popolare per risolvere definitivamente la diatriba sulla Torino-Lione: “Sincera ammirazione per gli svizzeri – dice Giorgetti – che questo problema lo hanno già risolto in passato attraverso il referendume la tassazione dei Tir che passano dal San Gottardo. Un altro mondo che potrebbe essere un riferimento per noi”. Nel corso della trasmissione, Giorgetti sostiene anche che il Tav “come tantissime altre opere risponde all’esigenza complessiva di crescere, di guardare con fiducia al futuro. Al di là del Tav il nostro governo è impegnato: spero nei prossimi giorni si dia un segnale tangibile con il decreto sblocca cantieri”.

Il passaggio parlamentare, però, non preoccupa il ministro Danilo Toninelli che in un’intervista al Fatto Quotidiano dice: “Troveremo una sintesi con la Lega, che ha accettato la nostra impostazione”. Il rischio di trovarsi tra 6 mesi allo stesso punto “non c’è. È chiaro che servirà una revisione integrale del progetto”, dice invece il capogruppo del M5s al Senato, Stefano Patuanelli, a Repubblica. Ciò vuol dire non fare la Tav? “Sì”, risponde Patuanelli. Che poi liquida l’ipotesi di un voto contrario del Carroccio: “Con i se e con i ma non si fa la storia. Dall’interlocuzione con la Francia e con l’Europa il presidente Conte individuerà il percorso adatto per bloccare quest’opera e sarà quella la posizione del governo”.

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