L’Italia è il Paese della Ue che più mette barriere a chi voglia investire sul suo territorio, anche se la nostra economia, in recessione tecnica, avrebbe bisogno di investimenti. E’ una delle considerazioni della Commissione Ue nel rapporto sulla Penisola presentato mercoledì. Il giudizio di Bruxelles sulla manovra 2019 resta negativo – nonostante la riduzione del rapporto deficit/pil che ha evitato la procedura di infrazione – perché “include misure che rovesciano elementi di importanti riforme fatte in precedenza, in particolare sulle pensioni, e non include interventi efficaci per aumentare il potenziale di crescita“. Il reddito di cittadinanza avrà un impatto positivo sui consumi ma “potrebbe essere difficile da implementare”. Per quest’anno, come anticipato all’inizio di febbraio, il pil è previsto in aumento solo dello 0,2%. In ogni caso la valutazione finale sui conti pubblici e l’eventuale richiesta di una manovra correttiva è rinviata a dopo le elezioni europee e sarà basata sul Def che il governo deve presentare entro il 10 aprile.

Quel che manca nella legge di Bilancio, secondo Bruxelles, sono le riforme sul lato dell’offerta: “Il governo intende soprattutto aumentare la spesa corrente e dedica solo un piccolo ammontare di spesa aggiuntiva agli investimenti nel 2019, nonostante questi siano ritenuti più efficaci nello stimolare la crescita economica e supportare gli investimenti privati”. Tra gli elementi causa di preoccupazione evidenziati nel rapporto c’è proprio la dinamica degli investimenti, segnalata in discesa sia per quelli nazionali che per quelli provenienti dall’estero. Senza che, secondo Bruxelles, all’orizzonte ci siano azioni che facciano prevedere una inversione del trend, anche se ieri il premier Giuseppe Conte ha annunciato un’accelerazione ed è atteso a breve un decreto per sbloccare i cantieri. Tra i maggiori vincoli alla crescita viene citata la produttività debole: il gap tra l’Italia e il resto della Ue resta “sostanziale” e negli anni tra 2010 e 2017 la produttività del lavoro è aumentata in media solo dello 0,5% l’anno contro una media europea dell’1,3 per cento e nel 2018 si stima che sia rimasta stagnante.

Il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici dal canto suo ha ricordato che il patto di stabilità “tiene conto del ciclo economico: non è brutalerigido. Le regole non ignorano le condizioni dell’economia: in altre parole, le richieste di consolidamento del bilancio sono più elevati in tempi economicamente favorevoli e meno impegnative quando l’economia è debole. Ma l’Italia è in una posizione speciale, perché ha un debito molto elevato. E’ fondamentale che il debito non inizi a crescere di nuovo. Dovremo definire il nostro atteggiamento in questo contesto. E’ assolutamente essenziale avere una strategia di medio termine credibile”.

“Progressi nella lotta alla corruzione” – L’Italia ha realizzato “un progresso limitato nel rispondere alle raccomandazioni specifiche per il Paese del 2018”. Alcuni progressi si sono osservati nella lotta alla corruzione grazie alla nuova legge Spazzacorrotti che “ha introdotto migliori tecniche di investigazione, pene più severe e termini di prescrizione più lunghi per i reati di corruzione” oltre a “bloccare il decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado”. Ma non c’è stato alcun progresso nello “spostare la tassazione dai fattori produttivi, rivedere le tax expenditure e riformare i valori catastali“, oltre che nel “ridurre la quota delle pensioni di anzianità nella spesa pubblica”, “ridurre la durata dei processi di giustizia civile” e “affrontare le restrizioni alla concorrenza“.

Le barriere agli investimenti – Il report sottolinea che il nostro Paese è quello che nell’Unione Europea in assoluto presenta l’ambiente più ostile agli investitori. Sulle diciannove categorie individuate dai funzionari della Commissione per misurare le ‘sfide’ che si trova davanti un investitore che voglia mettere dei soldi nell’economia italiana, il nostro Paese non ha barriere solo in tre: telecomunicazioni, energia e trasporti, tutti settori che sono stati relativamente liberalizzati negli ultimi decenni. Restano ostacoli nelle altre sedici categorie, per esempio, nel campo dei rapporti con la Pubblica Amministrazione, alla voce “oneri regolatori ed amministrativi”, “Pubblica Amministrazione” in sé e per sé, “appalti“, “sistema giudiziario”, “diritto fallimentare”, “quadro legislativo della concorrenza e regolatorio”. Ma anche istruzione, competenze, educazione permanente, salari, tasse” e accesso a finanziamenti. E la collaborazione tra università, centri di ricerca e imprese, considerata insufficiente. I secondi peggiori nell’Ue per quanto concerne le barriere agli investimenti sono Spagna e Portogallo, entrambi con cinque categorie libere da barriere, contro le tre italiane. La Grecia non è inclusa nella classifica, perché sottoposta a programma di salvataggio fino al 2018.

Le reazioni: per Conte “sottovaluta impatto delle misure varate” – “Nonostante le pubbliche scuse di Juncker sulle scellerate politiche lacrime e sangue perpetuate dalla Commissione europea in questi anni, qualcuno a Bruxelles ancora oggi punta il dito su una grande riforma delle pensioni come ‘Quota 100′”, hanno commentato i componenti del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Politiche Ue e Lavoro di Montecitorio. “Evidentemente il vizio di voler imporre politiche di austerity, tagli indiscriminati e macelleria sociale, non gli è ancora passato, nonostante a parole siano tutti per cambiare registro”. Il premier Giuseppe Conte ha aggiunto che il report  “contiene delle stime di crescita che, a mio avviso, sottovalutano decisamente l’impatto delle misure che abbiamo varato e che avranno effetti nei mesi a venire. Le scelte di politica economica e sociale possono essere varie. Noi siamo convinti della nostra ricetta e che ci daranno ragione e siamo convinti di dover evitare l’errore di politiche recessive quando il ciclo economico non è favorevole

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