Il premier Giuseppe Conte e il presidente egiziano Al Sisi hanno toccato come “primo tema” del loro bilaterale il caso di Giulio Regeni, Il ricercatore friulano fu trovato morto e con evidenti segni di tortura il 4 febbraio 2016 nella periferia del Cairo. “Al Sisi ha testimoniato la sua costante attenzione e il suo impegno perché questo caso abbia una soluzione”, ha detto il presidente del Consiglio al termine del faccia a faccia a Sharm El Sheik nel quale si è parlato anche di energia e diversificazione delle fonti.

Al presidente egiziano “abbiamo ribadito l’assoluta sensibilità del governo italiano e dell’opinione pubblica per una soluzione”, ha sottolineato Conte. “Credo che attraverso il dialogo costruttivo si possa arrivare ad una soluzione per la verità giudiziaria“, ha aggiunto il premier che si trova in Egitto per il primo summit tra i Paesi europei e Lega Araba con al centro sicurezza, cooperazione economica, energia e rafforzamento dell’agenda comune delle due organizzazioni. 

In conferenza stampa, rispondendo a una domanda dei cronisti sui diritti umani, Al Sisi ha risposto “con franchezza”, come ha sottolineato lui stesso: “Non ci detterete quale debba essere la nostra umanità – ha detto – Noi abbiamo la nostra umanità, noi abbiamo i nostri principi, noi abbiamo la nostra moralità. Voi avete i vostri, noi li rispettiamo. È per questo che vi chiediamo di voler rispettare i nostri principi e costumi, come noi rispettiamo i vostri”.

Il bilaterale tra Conte e Al Sisi, preceduto dalle dichiarazioni del premier che aveva parlato di “ferita ancora aperta”, arriva a quasi tre mesi di distanza dalla decisione del presidente della Camera, Roberto Fico, che il 29 novembre scorso aveva scelto in autonomia di rompere le relazioni diplomatiche con il Parlamento egiziano dopo l’ennesima spedizione a vuoto dei pm italiani al Cairo per le indagini sulla morte di Giulio Regeni. Uno strappo, il primo, da quando l’ambasciatore italiano era stato rispedito in Egitto dal governo Gentiloni.

Ad aprile 2016 il governo italiano aveva provveduto al ritiro dell’ambasciatore, in attesa di chiarimenti sul caso, ma la decisione era stata poi rivista il 14 agosto 2017. Nel frattempo la richiesta di una verità da parte della famiglia di Regeni e il lavoro della procura di Roma non si sono mai interrotti. Con i pm che hanno dovuto affrontare le resistenze della controparte egiziana e i continui depistaggi per complicare la ricostruzione di quanto successo al ricercatore italiano tra il 25 gennaio e il 4 febbraio del 2016 nella capitale egiziana.

Avevano fatto discutere invece l’estate scorsa prima l’incontro del 18 luglio tra il vicepremier leghista Matteo Salvini e Al Sisi in cui, a due anni e mezzo dell’omicidio, il leader della Lega aveva detto: “La giustizia egiziana sarà rapida”. E poi le parole dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio, che a fine agosto aveva dichiarato che Al Sisi gli avrebbe detto: “Regeni uno di noi”.

Nel corso del bilaterale di Sharm El Sheik, Conte e Al Sisi è stato anche “ripassato lo stato della cooperazione con l’Italia e l’Ue, il tema della sicurezza e della diversificazione è importante”, ha spiegato il premier. “Da questo punto di vista Italia, Egitto, Cipro, Grecia, Israele offrono il loro contributo”, ha spiegato Conte facendo riferimento al Forum del Gas del Mediterraneo Orientale, del quale fanno parte anche la Giordania e l’Autorità nazionale Palestinese. “Speriamo – ha concluso – che possano derivare delle opportunità, credo che il tema economico sia un fattore anche di stabilità”.

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