Il presidente della Camera Roberto Fico ha scelto in autonomia di rompere le relazioni diplomatiche con il Parlamento egiziano dopo l’ennesima spedizione a vuoto dei pm italiani al Cairo per le indagini sulla morte di Giulio Regeni. Si tratta del primo strappo ufficiale (e parziale) dell’Italia dal rientro dell’ambasciatore al Cairo ad agosto 2017, che però la terza carica dello Stato ha fatto in quasi totale solitudine. Se infatti i capigruppo a Montecitorio hanno approvato all’unanimità la linea, il premier Giuseppe Conte ha frenato dicendo “di non conoscere le ragioni della scelta”. Solo in serata è arrivata la nota della Farnesina, che non ha sconfessato del tutto il grillino a guida di Montecitorio, ma ha lasciato intendere che potrebbero esserci tiepide evoluzioni nella stessa direzione: “Si faranno i passaggi necessari per richiamare le Autorità egiziane a rinnovare con determinazione l’impegno più volte espresso, anche al massimo livello, di raggiungere risultati concreti e significativi, che consentano di fare pienamente giustizia”. Silenzio totale dagli altri esponenti del governo.

Di fatto si tratta di una forte presa di posizione da parte di Fico che ha deciso di muoversi da solo. Il premier ha quindi scelto di essere prudente e di evitare una rottura definitiva delle relazioni con il Cairo: “A Palermo“, ha detto Conte in riferimento alla conferenza sulla Libia del 12 novembre scorso, “ho avuto un incontro bilaterale con Al Sisi” durante il quale “abbiamo trattato tutti i temi che stanno a cuore al governo italiano e quindi anche del caso Regeni” sottolineando la “necessità giungere all’accertamento della verità e questa è la volontà anche delle autorità egiziane”. Quindi un chiaro segnale che non si ha intenzione di passare a misure più drastiche, come il richiamo dell’ambasciatore. La Farnesina dal canto suo, in una nota diffusa in serata, ha fatto presente che per il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi “la ricerca della verità sulla barbara uccisione di Giulio Regeni resta prioritaria nel quadro dei rapporti dell’Italia con l’Egitto, nella consapevolezza della forte richiesta di giustizia che proviene dai familiari del giovane ricercatore, dalle Istituzioni e dai cittadini italiani”.

Se non si può dire che la scelta di Fico sia arrivata a sorpresa, comunque ha dato una scossa a una situazione bloccata ormai da tempo. E sulla quale non tutti, sul fronte dell’esecutivo, intendevano intervenire. Il grillino è considerato da sempre una delle voci critiche dentro il Movimento e spesso dato come leader morale dell’ala più ortodossa, anche se raramente si è posto in aperto dissenso con la linea del M5s. La decisione, presa in totale autonomia, è arrivata poche ore dopo il via libera definitivo al decreto Sicurezza da parte di Montecitorio: un provvedimento su cui Fico ha espresso perplessità con i suoi in privato, senza però mai esporsi. Oggi il presidente della Camera ha scelto invece di fare l’annuncio su un altro dei temi a cui tiene di più e dopo che la procura di Roma, nelle scorse ore, ha strappato con il Cairo e ha annunciato di voler indagare cinque agenti egiziani per “omicidio e depistaggio”. Una scelta che di fatto ha segnato la rottura delle relazioni giudiziarie. Fico, che sul dossier Regeni lavora dall’inizio della legislatura e che periodicamente incontra la famiglia del ricercatore, ha quindi colto l’occasione: “Con grande rammarico”, ha detto intervistato dal Tg1 il presidente M5s di Montecitorio, “annuncio ufficialmente che la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo“. Il ricercatore italiano è stato trovato morto ad Alessandria il 3 febbraio 2016 con segni di torture sul corpo. Da quel giorno i familiari attendono risposte sui responsabili dell’omicidio. Ad aprile 2016 il governo italiano aveva provveduto al ritiro dell’ambasciatore, in attesa di chiarimenti sul caso, ma la decisione era stata poi rivista il 14 agosto 2017.

Il presidente della Camera ha, dall’inizio della legislatura, annunciato che sul caso Regeni si sarebbe impegnato in prima persona. A settembre scorso, al termine della sua visita in Egitto, aveva dichiarato: “Ad Abdel Fattah Al Sisi ho detto che Giulio Regeni è come se fosse morto per la seconda volta perché ci sono stati dei depistaggi”. Perciò “bene le parole, ma adesso devono seguire i fatti”, perché sulla questione “siamo a un punto di stallo”. A fine agosto avevano invece fatto molto discutere le dichiarazioni di Di Maio secondo cui Al Sisi gli avrebbe detto “Regeni uno di noi”.

In attesa delle evoluzioni, la famiglia Regeni ha diffuso una nota per chiedere che si vada avanti con “la definitiva accelerazione” nella ricerca della verità: “Esprimiamo gratitudine”, si legge in una nota, “per il lavoro prezioso ed incessante della procura e degli investigatori di Roma che ha portato, insieme alle indagini difensive svolte dai nostri consulenti ed avvocati, ad accettare l’identità di alcuni dei responsabili del sequestro, delle torture e della morte di Giulio. Confidiamo che l’iscrizione nel registro degli indagati di questi soggetti possa segnare una definitiva accelerazione nell’accertamento processuale di quella verità che inseguiamo incessantemente da 34 mesi insieme a migliaia di cittadini”. I familiari di Regeni hanno anche rivelato che oggi la loro legale, l’avvocata Alessandra Ballerini ha incontrato il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco per un aggiornamento sullo stato delle indagini. “La nostra legale ha inoltre incontrato il Presidente della Camera Fico che fin dal primo momento ha dimostrato salda e concreta vicinanza alla nostra battaglia per ottenere verità e giustizia”.

Nessuna reazione ufficiale, a parte la sorpresa di Conte, è arrivata dal governo. Poco prima che Fico facesse l’annuncio era intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Salvini cercando di smorzare la polemiche: “Penso che tutto il governo e tutto il Parlamento stiano facendo il massimo”, era stato il commento in mattinata. “E poi non governiamo in Egitto, purtroppo”. Poi il silenzio. In serata, in sostegno di Fico è arrivato un comunicato dei 5 stelle alla Camera: “La scelta era l’unica possibile e un atto doveroso per arrivare a una svolta sulla vicenda del rapimento e dell’uccisione di Giulio Regeni”, si legge. “A quasi tre anni dall’omicidio del ricercatore italiano dell’università di Cambridge, ancora non è stata fatta chiarezza sulle responsabilità nella vicenda. La decisione del presidente della Camera, quindi, è sicuramente dolorosa, ma necessaria e importante per ribadire la ferma volontà dell’Italia di arrivare il più presto possibile alla verità”. D’accordo con il presidente della Camera anche la sua predecessora e ora deputata di Leu Laura Boldrini:”L’inerzia delle autorità egiziane ha spinto la procura di Roma ad indagare direttamente gli 007 del Cairo”, ha scritto la deputata ed ex presidente della Camera “Bene ha fatto Roberto Fico a sospendere relazioni Montecitorio con parlamento egiziano. Il governo faccia altrettanto o sarà complice di chi ostacola la verità”.

Polemica invece Forza Italia, secondo cui il presidente della Camera ha preso posizione in un ambito che non gli compete: “Dalla fine dell’ultimo governo Berlusconi, l’Italia non ha più una politica estera degna di questo nome e il nostro peso sullo scacchiere europeo ed internazionale è praticamente nullo”, ha detto la deputata azzurra Elvira Savino. “Con questo governo, però, sembra che addirittura non ci sia più neppure il ministro degli Affari esteri”. E ancora: “Capisco l’attivismo del presidente Fico nel cercare di recuperare un po’ di consensi che il M5s sta perdendo per la strada, ma la politica estera è di competenza del governo e non del presidente della Camera la cui decisione simbolica di interrompere i rapporti parlamentari con l’Egitto, seppur lodevole nelle intenzioni, potrebbe addirittura rivelarsi controproducente e di ostacolo al governo. Sarebbe auspicabile che per raggiungere gli obiettivi sperati ed accertare tutta la verità sulla morte di Giulio Regeni, e per non pregiudicare irrimediabilmente quel briciolo di credibilità internazionale che è rimasta al nostro Paese, si evitassero iniziative estemporanee”.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Francesco Lollobrigida si è quindi rivolto direttamente all’esecutivo: “Che cosa pensa il governo italiano della decisione del presidente Fico di interrompere i rapporti della Camera con l’Egitto, fin quando non si arriverà a una svolta nelle indagini sulla morte di Giulio Regeni? Il ministro Fraccaro che ha condiviso l’iniziativa di Fico, ci ha risposto che verificherà le intenzioni dell’esecutivo appena possibile. Ci auguriamo che sia davvero così e che l’Italia riesca ad ottenere verità e giustizia”.

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