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Qualità delle acque, la Toscana autorizza l’uso di 29 pesticidi. Così la Regione dà il cattivo esempio

Qualità delle acque, la Toscana autorizza l’uso di 29 pesticidi. Così la Regione dà il cattivo esempio
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Preservare la qualità delle acque destinate al consumo umano o migliorarla quando già compromessa è quanto di più ovvio ci possa essere e precise normative comunitarie e nazionali regolano la materia. In particolare il Decreto Legislativo n. 31 del 2001, che recepisce la Direttiva 98/83/CE, si applica a tutte le acque destinate all’uso potabile, compresa preparazione di cibi e bevande, sia in ambito domestico che nelle imprese alimentari e riguarda, oltre all’uso potabile, anche il contatto dell’acqua con il corpo umano tenendo conto sia della popolazione media, adulta e sana, che delle fasce sensibili quali bambini, anziani e malati.

Per quanto attiene la captazione dalle falde di acque destinate all’uso potabile, il Decreto legislativo n.152  del 3 aprile 2006 stabilisce che le Regioni, in prossimità dei punti di captazione, individuino le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto. La zona di tutela assoluta è identificata dall’area immediatamente circostante le captazioni, deve avere un’estensione di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione, essere esclusivamente adibita a tale scopo ed essere adeguatamente protetta. La zona di rispetto, invece, è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta ed è anch’essa sottoposta a vincoli tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica. In particolare l’utilizzo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi può essere effettuato solo sulla base di specifici piani di utilizzo che tengano conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche.

Questa lunga premessa serve a comprendere la totale assurdità del Decreto del presidente della Giunta regionale Toscana Disposizioni relative alle aree di salvaguardia: piano di utilizzazione per l’impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti (PUFF) e disposizioni per la perimetrazione pubblicato il 30 luglio 2018, n. 43/R, con cui si è autorizzato in tutta la Regione nell’area di salvaguardia di captazioni di acque sotterranee destinate al consumo umano l’utilizzo di ben 29 pesticidi di pessimo profilo ambientale, compreso clorpirifos e glifosate e 5 addirittura nemmeno più autorizzati in Ue (Acrinatrina, Azinfos ethyl, Azinfos methyl, Demeton S-metile, Omethoate). E questo nonostante il trend 2002-2017 di classificazione delle acque sotterrane in Toscana evidenzi un preoccupante peggioramento, con aumento dei corpi idrici con stato chimico scarso.

Nelle acque sotterranee è stata riscontrata la presenza di residui pesticidi nel 46,8% dei punti e nel 31,1% dei campioni, con il rinvenimento di ben 49 diverse sostanze: le più frequenti sono ampa, oxadiazon e atrazina desetil. Particolarmente grave e preoccupante è la situazione nel pistoiese a causa dell’attività vivaistica, specie per glifosate e Ampa, come ben documenta l’ultimo Report di Arpat che letteralmente recita: “Dall’attività di controllo sulla osservanza delle aree di salvaguarda stabilite dall’Art. n. 94 del D. Lgs 152/06 è emerso che non è rispettata la fascia di 200 metri per scopo idropotabile (pozzi dell’acquedotto)”. La stessa Arpat imputa al vivaismo la responsabilità di tale inquinamento e sollecita un drastico cambiamento di rotta: “Sono ancora necessari energici interventi correttivi delle pratiche agricole, in particolare di quelle vivaistiche. (…) Si auspica che la Regione Toscana decida di adottare misure di limitazione – sostituzione – eliminazione nei confronti dei diserbanti”.

La disarmante dichiarazione dell’Assessore regionale all’Ambiente risultante nel verbale, chiarisce la motivazioni dell’assurdo Decreto: “In assenza di questo regolamento vige il divieto di uso dei fertilizzanti e fitofarmaci, nelle aree di salvaguardia, intorno ai punti di captazione, con sanzioni amministrative che sono piuttosto onerose e che oscillano da 600 a 6mila euro”. Ovvero per evitare multe ai vivaisti si liberalizza l’uso dei pesticidi anche in prossimità dei punti di captazione delle acque potabili, contravvenendo a qualunque logica di buon senso e di tutela della salute. E questo, per chi non lo sapesse, perché – come risulta dalla cartografia ufficiale – nel bel mezzo dei vivai ci sono moltissimi punti di prelievo da falde profonde per acque destinate al consumo umano!

Chissà come saranno contenti i turisti stranieri di venire a conoscenza di questa notizia, che certo non è da meno rispetto a quella relativa alla perdita di suolo nel Veneto a causa dell’industria del Prosecco e finita sul Washington Post.

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