La potenza dell’immagine, nella sua immediatezza dirompente, è incredibilmente superiore, in molti casi, rispetto a quella mediata del concetto. Il concetto, diceva Hegel, ha bisogno di pazienza e di mediatezza. L’immagine, per parte sua, si impone con forza e senza mediazioni. Credo, a tal riguardo, che non vi sia immagine più potente, per descrivere l’odierna società del non senso generalizzato, di quella che ci offre La parabola dei ciechi (1568) di Pieter Bruegel.

Come sappiamo, l’opera di Bruegel traduce in immagini la parabola evangelica (Mt 15, 14) del cieco che guida un altro cieco: “Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!”. Il superamento acefalo, irriflesso e totalmente miope dei limiti e della giusta misura alimenta, nel tempo della “notte del mondo” (Hölderlin), una condizione analoga a quella delineata da Bruegel.

L’umanità, inseguendo ciecamente i falsi miti e le false guide della società de consumi – esse stesse cieche – precipita nell’abisso. Siamo come i ciechi di Bruegel. Ci facciamo stoltamente guidare da un altro cieco, che è poi il discorso vacuo del capitalista. Esso ci chiede di seguirlo nella sua falsa e perniciosa promessa di crescita infinita, che si determina in ogni ambito: nel consumo come nella produzione, nel profitto come nella crescita.

Trasgredire la norma, mirare all’eccesso, violare ogni giusta misura: tale è l’essenza del cieco discorso del capitalista, che sta trascinando l’umanità tutta nell’abisso. La cecità di cui la società è vittima sta essenzialmente nel fatto che agiamo compulsivamente senza sapere e senza vedere cosa facciamo. Siamo vittime di una sorta di fare tecnicizzato, automatico e irrifesso, che ci dispensa dal pensare e, semplicemente, ci vuole attivi e sempre operativi, meri strumenti della tecnica planetaria.

Per spezzare l’incantesimo e tornare a vedere, prima di precipitare nell’abisso, occorre fermarsi e tornare a riflettere: cioè a riproblematizzare l’orizzonte generale nel quale siamo situati, la civiltà tecnicizzata dei consumi. L’assenza generale di pensiero è la cosa che oggi deve essere maggiormente oggetto di pensiero.

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