Quasi duecentomila voti persi rispetto alle elezioni politiche di marzo, 24mila in meno in confronto con le Regionali del 2014 e la candidata Sara Marcozzi terza classificata. Il giorno dopo l’appuntamento elettorale in Abruzzo, i 5 stelle devono fare i conti con la delusione per un risultato che inevitabilmente avrà effetti sugli equilibri interni al governo. Tace per il momento il capo politico M5s Luigi Di Maio, che era stato tra i leader più impegnati nella campagna elettorale insieme ad Alessandro Di Battista, mentre cominciano ad aprirsi le riflessioni interne. I parlamentari più vicini ai vertici accusano “le accozzaglie di liste civiche” e le coalizioni contro cui il M5s deve battersi da solo e ribadiscono che è un voto “marginale”. Ma persino il ministro Danilo Toninelli ha riconosciuto che “c’è un po’ di delusione”. Le voci critiche però non mancano: se fino a questo momento in pochi avevano messo in discussione l’alleanza di governo, ora c’è chi inizia ad esporsi. “Gli elettori vogliono vedere i fatti. Le star andavano bene all’opposizione”, ha detto il deputato Davide Galantino. Il collega siciliano Giorgio Trizzino: “Un programma di governo nato ‘paritario’ quando invece avrebbe dovuto rispettare i rapporti di 2/3 e 1/3, vede oggi un deciso sbilanciamento sugli interessi dei ceti rappresentati dalla Lega in un contesto politico generale nel quale Salvini ha imposto i temi ideologici della chiusura razziale e della sicurezza personale, compromettendo l’identità plurale, sociale e tollerante del Movimento 5S”. E la senatrice Elena Fattori ha attaccato: “Tradire la propria identità non paga”.

video di Manalo Lanaro
Man mano che passano le ore, dentro il M5s aumentano le richieste di un’assemblea congiunta con Di Maio per parlare del risultato del voto. Il tema, che in tanti nel Movimento portano alla luce, è quello di riuscire ad evidenziare meglio quanto fatto dal Movimento al governo rispetto alla Lega. “Finora abbiamo fatto tanto, ma la gente neanche lo sa”, hanno detto fonti parlamentari pentastellate rilevando come, dall’altra parte, i temi portati avanti dalla Lega – a partire da quello dell’immigrazione – siano diffusi molto meglio sui territori. “Ci aspettavamo risultati migliori. Questo non dobbiamo negarlo, ma nemmeno dobbiamo scoraggiarci: ora una sana autocritica non può che farci bene! Chiederò subito degli incontri con Luigi Di Maio, per affrontare insieme una serie di problemi che non possono essere ignorati”, ha scritto su Facebook il senatore abruzzese Gianluca Castaldi.

Chi cerca di difendere il risultato: “Voto marginale”. M5s “non ha nulla da rimproverarsi”
Il senatore Gianluigi Paragone, tra i più vicini ai vertici, ha cercato di ridimensionare i numeri e ha ribadito come il confronto non possa essere fatto con le elezioni di marzo: “Subito dopo le politiche non abbiamo vinto in Molise e in Friuli: il voto delle amministrative è marginale e si prendono in considerazione aspetti della quotidianità, è un voto che riguarda soprattutto la sanità”, ha detto intervistato da Radio Cusano Campus. L’eurodeputato Ignazio Corrao, a L’aria che tira su La7, ha rilanciato sul fatto che i 5 stelle devono battersi soli “contro coalizioni di varie liste”. La stessa Marcozzi ha detto che “il M5s non ha nulla da rimproverarsi, ha confermato il risultato di 5 anni fa. La sconfitta è del Pd e di Forza Italia che hanno consegnato i loro voti alla Lega”, ha detto. “Sono loro che dovrebbero farsi un esame di coscienza”. Amareggiato il commento della senatrice Daniela Donno, che ha però parlato degli italiani come “un popolo autolesionista” e quindi chiesto di non tirare conclusioni nazionali: “Breve riflessione personale: meglio non leggere un dato politico nel voto degli abruzzesi, ma pensare che siamo popolo dissociato ed autolesionista”. Quindi, nel suo post su Facebook, ha accusato l’Italia che va al contrario: “Berlusconi, rimesso in campo dagli alleati, il Pd, dalla solita accozzaglia elettoralistica, tutti insieme appassionatamente si tengono in tasca l’intero stipendio e indennità parlamentare, ci ridono dietro quando parliamo di microcredito e Restitution Day, non vogliono l’Anticorruzione, lo Spazzacorrotti, il reddito di cittadinanza, il taglio dei vitalizi, le pensioni d’oro, se ne fregano se gli italiani vanno in pensione solo dopo essere passati a miglior vita, porte aperte a Ilva, Tap, Tav, trivellazioni, discariche di ogni genere, occhi chiusi dinanzi a diseguaglianze sociali, economiche, produttive e… l’Italia all’incontrario va. Grazie Abruzzo ma noi non molliamo!”.

Ha negato invece che ci sia stata una sconfitta il capogruppo alla Camera Francesco D’Uva: “Sul voto di ieri”, si legge nella nota ufficiale, “è il caso di fare alcune precisazioni: il risultato del MoVimento 5 Stelle è perfettamente in linea con le precedenti elezioni regionali”. Quindi continua: “L’altro dato, innegabile, è che questo sistema elettorale premia chi si presenta con decine di liste collegate, i cosiddetti ‘portatori di voti’. Faccio un esempio paradossale: il centrosinistra come coalizione ha preso più voti del Movimento, ma avrà meno seggi in consiglio. Non è questa la politica in cui crediamo noi. Che infatti andiamo avanti ancora più decisi di prima”. Ha provato a salvare il salvabile anche il sottosegretario Stefano Buffagni: “La Lega grazie a noi vive di luce riflessa”, ha detto il grillino. “La gente ci ha mandato al governo per cambiare le cose, quindi dobbiamo darci da fare il triplo. Salvini ha molto il favore dell’informazione, il suo modo di comunicare piace ai giornalisti. Noi facciamo le cose, lui è più bravo a vendere. Non trovo scuse. Nelle amministrative ci sono delle dinamiche locali, come le liste civiche, che esulano dal nostro approccio. Paghiamo anche quello. Non ci trovo nulla di strano”. Per quanto riguarda l’alleanza di governo con la Lega, nel Movimento “immagino che qualche mal di pancia ci sia. Ma è come in un condominio, qualcuno a cui non andrà bene quello che si fa ci sarà sempre”. Contraccolpi nell’esecutivo? “Non credo, chiedete alla Lega. Stiamo continuando a lavorare, fino alle europee ci sono tante cose da risolvere”, ha concluso.

Chi chiede una riflessione: “Gli elettori vogliono i fatti, le star andavano bene all’opposizione”
In realtà questa volta è difficile accusare solo gli altri e il dibattito interno è già iniziato. Per le elezioni in Abruzzo “certamente c’è un po’ di delusione perché se avessimo vinto avremmo dato una enorme mano a quella popolazione”, ha detto il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli . “Lo faremo stando all’opposizione quindi daremo comunque una mano”. L’esame di coscienza interno è iniziato e, oltre alle solite voci critiche, altri parlamentari hanno iniziato a esporsi per chiedere che il risultato elettorale sia l’inizio di una riflessione complessiva: “Questi risultati devono portarci a riflettere tutti!”, ha scritto su Facebook il deputato pugliese Davide Galantino. “Al di là dei meccanismi delle elezioni regionali abbiamo perso 20 punti rispetto alle ultime politiche nonostante ci fossero meno liste in corsa. Ostentare risultati e alimentare troppe speranze non paga. Bisogna essere sinceri e soprattutto saper chiedere scusa quando non puoi mantenere fede a tutte le promesse fatte in campagna elettorale”. E ha concluso: “Che ci serva di lezione! Il vero cambiamento arriverà quando ogni cittadino italiano potrà essere orgoglioso dei suoi rappresentanti. Il popolo abruzzese ha scelto e va rispettato per le sue scelte”. Interpellato poi dall’agenzia Adnkronos ha aggiunto: “Gli elettori vogliono vedere i fatti. Le star andavano bene all’opposizione“, ha detto.

Molto critico anche il deputato M5s Giorgio Trizzino: “Il risultato elettorale in Abruzzo deve fare riflettere”, ha detto. Trizzino, eletto in Sicilia e noto per la sua vicinanza anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha parlato della necessità di rivedere gli equilibri del contratto di governo Lega-M5s: “Il governo del cambiamento è una intuizione che in qualche modo potrebbe ricordare le ‘convergenze parallele’ di Aldo Moro”, ha scritto. “Ma mentre Moro puntava ad una geniale operazione di inclusione sociale e politica in nome di una idea grande della Democrazia e della Giustizia Sociale, la Lega di Salvini, oggi forte del consenso imprenditoriale del Nord e di vaste fasce di popolazione del centro e del sud e della propria struttura organizzativa, ha puntato scientificamente fin dal primo momento ad indebolire ideologicamente e politicamente il movimento 5 Stelle, con il chiaro obiettivo di usarlo fino in fondo prima di gettarlo via”. Trizzino è andato oltre: “E così un programma di governo nato ‘paritario’ quando invece avrebbe dovuto rispettare i rapporti di 2/3 e 1/3, vede oggi un deciso sbilanciamento sugli interessi dei ceti rappresentati dalla Lega in un contesto politico generale nel quale Salvini ha imposto i temi ideologici della chiusura razziale e della sicurezza personale, compromettendo l’identità plurale, sociale e tollerante del Movimento 5S. Se così è, sono chiare le prossime mosse della Lega. Esasperare ulteriormente il confronto ideologico su Sicurezza e Immigrazione (se Orlando non ci fosse stato bisognava inventarlo), portare a casa l’autonomia delle regioni del Nord, mortificando ancora di più il Movimento, vincere le Europee e lasciare ai 5S la scelta di continuare a servire o rompere l’alleanza nel momento della massima debolezza. Di fatto Salvini lavora ad un nuovo grande blocco sociale del Nord del Paese a danno del Sud e dei ceti popolari. Qualunque iniziativa politica che non si ponga l’obiettivo di contrastare e battere questa lucida strategia e` destinata a infrangersi con gravi conseguenze per il Paese tutto”.

Molto critica, come già negli ultimi mesi la senatrice dissidente Elena Fattori: “Purtroppo tradire la propria identità non paga”, ha detto all’agenzia Adnkronos. “Spero fortemente che ci sia uno scatto di orgoglio da parte del mondo 5 Stelle prima delle Europee per non lasciare che abbiano la meglio le peggiori destre sovraniste. La sovranità che proponeva il Movimento era un approccio diverso. Sicuramente occorre un ripensamento delle modalità usate sin qui che hanno avuto un effetto devastante sulla natura profonda e sulla fiducia nel Movimento. Purtroppo chi lo aveva capito sin dall’inizio non solo non è stato ascoltato, ma emarginato nelle azioni politiche reali. Non è ancora troppo tardi ma rischia di essere tardi molto presto”. Una posizione questa, condivisa con la collega Paola Nugnes: “Se si voleva, in qualche modo, ‘usare’ Di Battista per aumentare i consensi, mitigare le perdite, ribilanciare le posizioni, se ne è fatto un uso pessimo”, ha detto. “Non credibile da nessun punto di vista. O si è sottovalutata la gente o si è sovrastimata la capacità comunicativa di un messaggio privo di contenuto. Si è dato solo materiale a trasmissioni come quella di ‘Propaganda live’ che con leggerezza ci hanno anche saputo far sorridere”.

Vicino alle posizioni delle senatrici “dissidenti” è Gregorio De Falco, l’ex M5s espulso a fine dicembre scorso: “Il risultato delle elezioni in Abruzzo è l’effetto da un lato di aver abbandonato la propria funzione moralizzatrice e dall’altro di aver preso una deriva verso finalità più consone alla destra. Sarebbe il caso a questo punto di fermarsi a riflettere e discutere in maniera democratica all’interno del movimento”.

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