Ubi Banca, Banco Bpm e Unicredit hanno soddisfatto pienamente i requisiti patrimoniali fissati dalla Bce nell’ambito dello Srep, il processo di revisione e valutazione prudenziale dell’Eurotower. In scia a quanto già fatto nei giorni scorsi da Intesa Sanpaolo e Bper, i tre istituti hanno comunicato che si trovano ben al di sopra dei requisiti stabiliti a livello europeo.

Per l’istituto di piazza Gae Aulenti, che ha accompagnato la comunicazione ribadendo come le raccomandazioni giunte dalla vigilanza per la copertura dello stock di crediti deteriorati fino al 2024 avranno “un impatto basso” sul patrimonio, il Cet1 ratio – cioè l’indicatore principale – è fissato per il 2019 al 10,07%, contro il 12,31% osservato a fine 2018.

Per l’istituto guidato da Victor Massiah il confronto è invece tra il 9,25% indicato da Francoforte e l’11,34% già messo a referto, mentre per quello nato dalla fusione tra Banco Popolare e la Popolare di Milano si confrontano un 9,25% e un 12,1%.

Gli ampi superamenti dei requisiti, definiti sulla base di valutazioni e misurazioni dei rischi a livello di singola banca, sono stati accolti con favore dai mercati. Per tutta la  giornata a trascinare Piazza Affari sono stati proprio i titoli del comparto bancario, con Banco Bpm e Bper che hanno chiuso rispettivamente a +7 e +4,15%. Bene anche Ubi, in progresso del 2,9%.

Le modalità di presentazione delle indicazioni fornite dalla Banca centrale europea nell’ambito dello Srep sono state definite anche in base a una consultazione lanciata dalla Consob, che si è conclusa alla fine del mese scorso. Già in gennaio, la Bce aveva inviato a Monte dei Paschi una bozza della propria decisione che evidenziava i punti di debolezza e attenzione da affrontare. La stessa banca senese, in occasione della presentazione dei risultati del 2018, ha comunque riportato un transational Cet1 ratio del 13,7%, superiore di 370 punti base a quello richiesto per il 2019.

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