“Se parlo lei cade. Dopo tutto quello che ho fatto per lei”. E poi: “Finora sono stato zitto. Ma sono stufo. Se aprissi bocca vedo cosa succederebbe”. Come dire: “Se parlo io, viene giù tutto”. Sono le frasi – riportate da La Stampa e Corriere della Sera -che hanno inguaiato Luca Pasquaretta. L’ex portavoce della sindaca di Torino non sapeva di essere intercettato e usava un tono minaccioso citando Chiara Appendino. Non riuscendo a sopportare di essere stato esautorato dal suo ruolo di portavoce, la scorsa estate si sfoga in questo modo al telefono. Ed è proprio a causa di quelle conversazioni che Pasquaretta è finito indagato per estorsione ai danni della prima cittadina piemontese.

Nel capo d’imputazione della procura, al giornalista è contestato di aver “minacciato” Appendino per “ottenere un ingiusto profitto” e “procurarsi contatti e contratti“. La minaccia, appunto, era di “raccontare tutto“. Di rendere noti fatti e indiscrezioni che avrebbero potuto imbarazzare la giunta del Movimento 5 stelle nel capoluogo piemontese. Mistero su quali fossero questi fatti anche se – secondo il Corriere – Pasquaretta avrebbe anche minacciato di “andare in Procura e vuotare il sacco“. In cambio – secondo i pm- sarebbero almeno due gli incarichi ottenuti dall’ex portavoce. Decine, i contatti: dalle intercettazioni, infatti, emerge come Pasquaretta abbia provato a ottenere colloqui di lavoro con imprenditori e politici. Non riusciva, però, ad avere un lavoro stabile. E al telefono iniziò a sfogarsi sfogava con Alberto Sacco, suo amico e assessore al Commercio del comune, che è stato sentito due giorni fa come persona informata dei fatti: i pm lo hanno ascoltato per oltre cinque ore.

La domanda adesso è una: la sindaca percepiva l’atteggiamento minaccioso di Pasquaretta? È per questo motivo che non lo ha denunciato? “Non so di che cosa si stia parlando“, dice Appendino al cronista del Corriere che le chiede se fosse ricattata. Ma d’altra parte le frasi di Pasquarette non erano state pronunciate direttamente alla sindaca. “Non ho mai ricattato Appendino, è tutto un equivoco“, è l’autodifesa di Pasquaretta, che da settembre collaborava con lo staff di Laura Castelli, viceministro dell’Economia. “A seguito dell’inchiesta che coinvolge Luca Pasquaretta e le accuse a lui rivolte ritengo sia necessario interrompere immediatamente il nostro rapporto di collaborazione”, è il breve comunicato con il quale Castelli lo ha messo alla porta meno di ventiquattro ore fa. Nel frattempo gli avvocati dello studio Chiusano hanno ravvisato ragioni di “incompatibilità” dato che difendono anche la prima cittadina.

I guai di Pasquaretta cominciato l’estate scorsa, quando lascia il municipio dopo divenne pubblica la vicenda di una consulenza da circa 5mila euro (poi restituiti), per una prestazione alla Fondazione del Salone del Libro, con orari compatibili con quelli del suo lavoro ufficiali. . Da lì in poi l’ex “pitbull” –  con un passato da cronista sportivo ma anche di addetto stampa di “Torino Erotica” – aveva iniziato a sfogarsi a briglia sciolta al telefono. Ed è finito indagato  per reati che vanno dalla turbativa d’asta (reato commesso in Basilicata, la sua terra d’origine) e traffico di influenza illecita (commesso a Torino). E poi c’è l’estorsione a  Appendino. Pasquaretta è indagato anche per il reato di apertura abusiva di luoghi di spettacolo e invasione di terreni, quando nel 2017 allestì nel Parco Dora, nella periferia della città, di un maxischermo per la finale di Champions tra Juventus e Real Madrid. Nelle stesse ore a piazza San Carlo si consumò un dramma.

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