Niente aumento della pensione di invalidità, poche facilitazioni per il nuovo sussidio e soprattutto nessuna misura dedicata a loro in maniera specifica: nel decreto del reddito di cittadinanza c’è poco per i disabili, che a un certo punto ne erano diventati addirittura l’oggetto della discordia, con la Lega che minacciava il Movimento 5 stelle di non votare il decreto se non fossero state trovate le risorse. L’accordo in maggioranza è stato raggiunto, la parola “disabilità” è entrata nel testo ma solo per specificare che anche loro riceveranno il reddito, come tutti: in quanto poveri, non in quanto disabili. “Si parla di lotta alla povertà ma la disabilità è il primo elemento di impoverimento economico ed è stato trascurato”, spiega Vincenzo Falabella, presidente della Fish, Federazione italiana per il superamento dell’handicap.

LE PENSIONI DI INVALIDITÀ RESTANO UGUALI – Sono due i motivi principali di recriminazione. Innanzitutto il mancato aumento della cosiddetta “pensione di invalidità”, l’assegno da 285 euro mensili che in Italia spetta a circa un milione di persone, tra invalidi totali (486mila), parziali (348mila) e minorenni (156mila). Le indiscrezioni sulle pensioni minime, le stesse dichiarazioni di alcuni esponenti del governo (a partire proprio dal vicepremier Luigi Di Maio) avevano creato l’illusione che l’aumento potesse riguardare anche quelle di invalidità, ma il decreto non lo prevede: semplicemente, i disabili in stato di povertà che soddisfano i parametri fissati potranno ricevere il reddito di cittadinanza, integrando così l’assegno già percepito fino al tetto massimo dei famosi 780 euro al mese. Come del resto qualsiasi normodotato. Secondo i primi calcoli sui dati Istat, sono circa 250mila i nuclei familiari con un membro disabile che rientrano nei criteri; le altre pensioni di invalidità invece non saranno ritoccate.

NIENTE OBBLIGHI DI LAVORO – La seconda questione riguarda i requisiti di accesso e fruizione del reddito: le associazioni di categoria chiedevano una sensibilità particolare per i disabili. Qualcosa c’è nel decreto, ad esempio l’esclusione dagli obblighi del “patto per il lavoro”: i portatori di handicap riceveranno l’assegno senza dover lavorare o partecipare a percorsi di formazione e inserimento; mentre i loro familiari potranno rifiutare offerte troppo lontane da casa (la terza non sarà in tutta Italia, come per gli altri, ma al massimo entro 250 chilometri di distanza). A livello economico, però, l’unica vera agevolazione è un aumento di 5mila euro per ogni componente disabile del massimale del patrimonio mobiliare: per ricevere il reddito una famiglia di tre persone deve avere massimo 10mila euro sul conto in banca, se c’è un disabile si sale a 15mila. Una misura prevista perché spesso i genitori si sforzano di accantonare qualche risparmio per i figli portatori di handicap (una sorta di “dopo di noi”).

LA BEFFA DEL CALCOLO DEL REDDITO – Il problema è che non è prevista una soglia differente invece per l’Isee (fissato per tutti a quota 9.360 euro) e neppure per il reddito. E qui per i disabili oltre al danno rischia di arrivare anche la beffa: dal conto, infatti, non è escluso l’assegno di invalidità da 285 euro. Significa che una famiglia con figlio disabile a reddito zero verrà considerata come se percepisse 3.420 euro (il totale annuo del sussidio), e dunque a parità di entrate avrà meno sostegno: 900 euro al mese per un nucleo di tre persone, circa 600 euro per quello con figlio disabile. Sommando l’assegno di invalidità si arriva più o meno alla stessa cifra, ma non c’è una misura specifica per la categoria.

LE PROTESTE DELLE ASSOCIAZIONI – Le lamentale di onlus e sindacati non sono in realtà una novità: è proprio sulla base di questi appunti che a inizio 2019 la Lega aveva fatto la voce grossa con gli alleati di governo: “Approveremo il decreto solo se ci saranno i soldi per i disabili”, tuonava Matteo Salvini. Cosa sia successo dopo non è molto chiaro: i leghisti sono rimasti soddisfatti dalle rassicurazioni del M5S, anche se il testo è rimasto sostanzialmente invariato.

Twitter: @lVendemiale

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