Si può essere sovranisti, di destra, di sinistra o si può essere “vincolati”, come succede oggi, a contratti di governo che producono palesi forzature politiche. Chiunque però è al corrente di cose istituzionali, sa che esiste un codice di comportamento non scritto che presuppone la serietà e l’esempio. In questa ottica, la cattura di un criminale latitante con le mani macchiate di sangue, che per di più ha preso in giro il proprio Paese per molti anni (aiutato da vari governi stranieri, e naturalmente parliamo di Cesare Battisti), non può trasformarsi in uno show con tanto di palchetto microfonato in aeroporto in attesa del suo arrivo.

Ben due ministri non di secondo piano, come quelli dell’Interno e della Giustizia, sono lì sorridenti con addosso le divise della Polizia di Stato l’uno, e della Polizia Penitenziaria l’altro, pronti a fare discorsi come se fossero all’inaugurazione di una fiera. Mancava la banda. E lo spot video della cattura di Battisti, prodotto dal ministero della Giustizia, con riprese accattivanti e musiche marziali?

Ai nostri governanti, si sa, piacciono le uniformi. Le hanno indossate Renzi, Minniti, e anche Salvini lo fa. Da oggi sappiamo che pure a Bonafede piace mettersi la giacca della Penitenziaria. Un’abitudine che potrebbero risparmiarci, perché le uniformi che disordinatamente indossano sono macchiate del sangue di centinaia di caduti in servizio. Non serve affermare che un ministro è anche il capo di un corpo, e che quindi ne può legittimamente indossare la divisa. Perché non è vero. Un ministro fa le scelte politiche del proprio ministero, mentre il capo di un corpo si chiama Capo della Polizia, Comandante Generale o Capo di Stato Maggiore.

Al di là di futili discussioni sulla rilevanza penale dell’indossare uniformi da parte dei politici (rilevanza pressoché inesistente), quello che in realtà bisogna ripristinare è il rispetto della dignità del corpo militare o civile che dipende dal proprio ministero. Queste parate fanno acquisire punti nei sondaggi, certo, ma alla lunga se ne paga lo scotto. Siamo la patria del diritto – per chi non lo sapesse, lo hanno inventato i romani – e nel campo del processo penale la serietà e la sobrietà sono fondamentali.

Non tutti sanno che, quando le forze dell’Ordine arrestano qualcuno, non possono mostrarlo in manette. Ci sono circolari ministeriali che lo vietano e avvocati che minacciano di denunciarti, se lo fai. Salvini e Bonafede lo sanno, ma cosa gliene importa? Loro “possono”, in fondo nei bar di paese certe cose sono sempre apprezzate. Ma la politica vera è esempio, è progettualità per il futuro. Non prevede messinscene. Così come un ministro dell’Interno non dovrebbe, il giorno dopo un’eruzione distruttiva dell’Etna, twittarsi mentre mangia pane e Nutella scrivendo che “Il mio Santo Stefano comincia con pane e Nutella (faccina golosa). Il vostro?”. È una cosa che interessa a pochi. E non dovrebbe farsi fotografare mentre dà la mano a capi ultras condannati per spaccio di droga e violenze negli stadi e pluricolpiti dai Daspo.

Non vogliamo essere bacchettoni, e non pretendiamo che i nostri ministri indossino sempre la cravatta o la smettano di farsi i videoselfie. Ma che ponderino meglio le esternazioni pubbliche – balconi compresi – ci sentiamo di poterlo chiedere. Per rispetto delle vittime, per dare un esempio di vero rigore morale agli italiani e alle Forze dell’Ordine. Non sappiamo cosa davvero ci sia dietro questo atteggiamento. Forse un desiderio di rottura con le ipocrite e troppo rigide forme del passato, e sarebbe una scelta politica. Dei temperamenti simpaticamente gigioni? Una scarsa conoscenza delle prerogative e dei compiti di un ministro? O un calcolo politico per sfondare nei consensi delle osterie. Non lo sappiamo, e ognuno si dia la risposta che crede.

Davanti a queste uscite, ovviamente, Giuseppe Conte stringe i denti, e siamo tutti in attesa che il suo percorso di emancipazione dai due vicepremier si concluda presto, perché di lui tutti ci fidiamo. Gli show aeroportuali in divisa e gli spot sono cose che riportano la mente a paesi lontani nei chilometri o negli anni. Noi invece siamo la patria del diritto: perché ce ne dimentichiamo sempre?

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