La presente fase storica della comunità internazionale appare contrassegnata da un rinnovato protagonismo delle autonomie locali, che si pongono spesso in contrasto con gli indirizzi del potere centrale. Ciò avviene più che altro su terreni di importanza strategica e sui quali più viva appare la contraddizione con le linee politiche governative, spesso dettate dagli interessi egoistici di ristrette lobby, ovvero dall’intento deprecabile di trarre vantaggio dalla diffusione di odio e razzismo.

Abbiamo pertanto avuto, nel recente passato, la dissidenza di importanti Stati e città su questioni fondamentali come quella ambientale e climatica. È noto ad esempio come la California e New York si siano diametralmente contrapposte alla linea negazionista dell’amministrazione Trump che sta trascinando l’intero pianeta verso l’irreversibile disastro. Tale dissidenza appare legittimata dal fatto che Trump si sia dissociato da un indirizzo attualmente prevalente all’interno della comunità internazionale e dell’umanità in quanto tale, che vuole giustamente salvaguardare il proprio futuro di fronte al cambiamento climatico, che va affrontato con gli adeguati strumenti correttivi e di cui vanno attenuati gli effetti catastrofici rilanciando la solidarietà e la cooperazione tra gli Stati.

Lo stesso può dirsi della questione migratoria. Appare del tutto legittima, al riguardo, la decisione di sindaci di importanti città del nostro Paese di innalzare la bandiera dei diritti umani e dell’umanità tout-court contro le scelte anticostituzionali e criminogene compiute dal governo attuale con il varo del decreto Salvini, impropriamente intitolato alla sicurezza ma destinato in realtà ad aumentare l’insicurezza e il disagio non solo delle persone direttamente colpite, ma di tutta la comunità nazionale.

Se ne erano bene accorti i sindaci di tutta Italia nel momento in cui la loro associazione, l’Anci, aveva appunto preso posizione contro tale decreto. I più coraggiosi, coerenti e illuminati tra di loro non si sono peraltro limitati alle parole, ma hanno deciso di scendere sul terreno di una doverosa disobbedienza ispirata al rispetto dei principi costituzionali. Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ha dichiarato al riguardo che “siamo in presenza di un provvedimento che rende coloro che hanno un regolare permesso di soggiorno senza diritti dall’oggi al domani. Tutto questo è in palese violazione dei diritti costituzionali. È dovere di un sindaco non scaricare sui dipendenti comunali la responsabilità: per questo ho disposto per iscritto di sospendere l’attuazione di questo decreto, perché siamo in presenza di una violazione di diritti umani che non sono poi risarcibili”.

Parole condivisibili, un esempio da seguire. Così come occorre che i sindaci delle città dotate di attrezzature portuali aprano le loro città all’accoglienza dei rifugiati, fra cui molti bambini in tenera età, che da troppi giorni oramai vagano nel Mediterraneo e rischiano ogni ora di più la loro sopravvivenza. L’esempio da seguire è qui quello del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha dichiarato che il porto della sua città è pronto ad accogliere i passeggeri della Sea Watch e della Sea Eye.

Il popolo italiano sta dalla parte dell’umanità e non da quella dei profeti dell’odio e dell’esclusione, come ricordato dallo stesso Presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno. Del tutto pretestuose e strumentali appaiono le accuse a questi sindaci esemplari di non occuparsi “degli italiani”. Accuse che esprimono la mentalità faziosa di chi alimenta il razzismo, sostenendo, in modo del tutto ingiustificato, che i diritti degli uni (che questo stesso governo sta demolendo in vari settori) possono essere realizzati solo a scapito degli altri.

È invece necessario, per realizzare i diritti umani di tutte e tutti coloro che risiedono nel nostro Paese senza discriminazioni ed esclusioni, rafforzare e diffondere la disobbedienza rispetto a scelte e direttive in evidente contrasto con gli indirizzi costituzionali e con il diritto internazionale. Da tale legittima disobbedienza nasceranno fra l’altro occasioni importanti per la giurisprudenza costituzionale per dichiarare, come già fatto dal Consiglio superiore della magistratura, la contrarietà alla nostra legge fondamentale del decreto Salvini. Così come va attirata l’attenzione della Corte penale internazionale su taluni crimini dell’umanità, che si manifestano nella negazione ai rifugiati di elementari diritti al salvataggio.

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