27I moderni televisori 4K non servono solo per riprodurre contenuti che sono stati prodotti in 4K. Anzi, sono dotati di sistemi per riprodurre le immagini a risoluzione più bassa, e a volte sono anche in grado di migliorarle. Questo grazie a sofisticati programmi di elaborazione delle immagini integrati nel televisore stesso. Sono diversi da un modello all’altro e tra le varie marche, ma hanno tutti lo stesso obiettivo: mostrare la migliore immagine possibile, anche quando si sta guardando qualcosa che non è stato prodotto in 4K.

Oggi praticamente tutti i televisori in vendita sono 4K: significa che hanno una risoluzione pari a 3.840 x 2.160 pixel, e che quindi le immagini sono composte da circa 8,2 milioni di singoli punti. È il quadruplo rispetto ai circa 2 milioni di punti che compongono un’immagine Full HD, che misura 1.920 x 1.080 pixel. Questo è un problema molto serio, visto che la stragrande maggioranza dei contenuti sono al massimo in Full HD. Digitale terrestre, satellite, Netflix, Tim Vision e chi più ne ha più ne metta: film, sport e TV in 4K sono una vera rarità.

In linea teorica, se prendessimo un’immagine Full HD e la riproducessimo su uno schermo 4K, occuperebbe solo un quarto dello spazio. Il risultato sarebbe pessimo. Ecco perché il televisore dispone di un software che ingrandisce il filmato per riempire correttamente tutto lo schermo. Non può essere un ingrandimento come quello che facciamo con due dita sullo smartphone: ne risulterebbe un’immagine di bassissima qualità, così brutta da farvi pentire di aver comprato il televisore.

La soluzione a questo problema si chiama upscaling: all’interno del televisore c’è un piccolo computer che prima di tutto analizza il filmato per capire qual è la risoluzione nativa (in genere 720p o 1080p, ma può essere anche più bassa in molti casi). Il software esamina i pixel uno alla volta e in gruppi, per capire il colore di ognuno di essi e le relazioni tra loro (importante per il movimento). Successivamente vengono creati nuovi pixel, assenti nell’immagine originale, ma coerenti con essa.

In questo modo un film in Full HD diventa quasi un film in 4K. Quasi, perché l’immagine di un vero 4K come quelli trasmessi da Netflix e YouTube, o ancora meglio come un moderno BluRay UltraHD, avrà una qualità ancora più alta – per quanto a volte non sia sempre facile vedere la differenza.

Tutti i televisori 4K integrano il software necessario per l’upscaling, ma non sono tutti uguali. Alcuni fanno un lavoro migliore di altri, quando si tratta di procedere a questa delicata operazione. Potrebbe essere utile confrontarli direttamente in negozio, dove in genere sono tutti accessi e mostrano lo stesso contenuto. Ma bisogna verificare con il commesso che sia un contenuto al massimo in Full HD: se si tratta di un normale programma televisivo potete esserne praticamente certi, ma con un film la sorgente potrebbe anche essere un BluRay 4K – nel qual caso il confronto è inutile per capire la qualità dell’upscaling.

Come regola generale, i televisori più economici sono anche quelli con le peggiori prestazioni da questo punto di vista. Non significa che “si vede male”, ma le differenze con i modelli di fascia alta si notano. La qualità finale, comunque, non dipende solo dal software o dalla qualità implicita del televisore. Anche l’ambiente gioca un ruolo fondamentale, in particolare la distanza tra il televisore e il divano. Se, per esempio, avete un televisore da 40 pollici e lo guardate da tre metri di distanza, sarà praticamente impossibile notare differenze. Per renderle evidenti in effetti bisognerebbe avere una TV da 70 pollici, oppure avvicinarsi a circa 1,5 metri. In altre parole, quando si compra il televisore è opportuno tenere in considerazione anche da quanto lontano lo guarderete.

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