Una natività particolare e di denuncia quella allestita dal comitato Feste patronali di Acquaviva delle Fonti, comune a circa 25 chilometri da Bari. Giuseppe e Maria sono immersi in un mare di plastica. Gesù Bambino ha invece la pelle nera ed è adagiato in un salvagente arancione, lo stesso utilizzato durante un salvataggio in mare. Alle spalle dei tre nessun bue o asinello, ma un braccio con la pelle nera che emerge dall’acqua, simboleggiando un migrante che sta annegando. Attorno a loro solo rifiuti, reti rosse e boe di salvataggio.

Il presepe del paese, che ha suscitato le critiche di diversi tradizionalisti, quest’anno è un duplice grido di allarme: da un lato l’emergenza migranti, dall’altro l’inquinamento. “Il bambino nasce nel mare – ha spiegato il sindaco Davide Carlucci con un post su Facebook – dove con Giuseppe e Maria, profughi, non accolti da nessuno, vive l’esperienza che molti migranti affrontano nel nostro Mar Mediterraneo”. “Il mare del presepe non è un mare semplice, ma è in plastica, realizzato da migliaia di bottiglie raccolte negli ultimi mesi – ha aggiunto – Se filtrassimo tutte le acque salate del mondo, scopriremmo che ogni chilometro quadrato di esse contiene circa 46.000 micro particelle di plastica in sospensione. Numeri impressionanti”.

Non tutti però hanno apprezzato l’idea dell’amministrazione. In tanti sui social hanno fatto presente il loro dissenso. “Fuffa che cozza con la storicità degli eventi. Gesù non era migrante, ficcatevelo in testa”, scrive qualcuno. “Oltre ad essere brutto da vedere non trasmette proprio nulla… credo che su tutto si posso rivoluzionare … ma sulle rappresentazioni sacre proprio no”, commenta qualcun altro. Immediata la risposta del primo cittadino. “Vi sarebbe piaciuto vietare questa installazione, vi sarebbe piaciuto dar sfogo a pruriti fastidiosi. Ad Acquaviva c’è ancora la libertà, c’è ancora la democrazia. Fatevene una ragione”, ha detto, sottolineando che quando l’arte fa scandalo vuol dire che “l’obiettivo è stato raggiunto”.

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