Polemiche tra il ministro dell’Economia Giovanni Tria e l’opposizione in Commissione Bilancio. Atteso per le 19, il ministro è arrivato dopo le 20. Ma non è stata la puntualità a fare infuriare i deputati, quanto l’esordio del titolare di via XX Settembre che si è detto disponibile a parlare ma senza possibilità di domande: “Sono sbarcato da un aereo e sono venuto qui. Non ho aderito ad un’audizione, ma ad un’informativa. Il tema è da informativa non da audizione, non sono in grado di fare un’audizione. Se non siete d’accordo me lo dite e io, non vi offendete, me ne vado”.

Punto, prendere o lasciare. E a chi come il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio chiedeva di spiegare le ragioni del diniego, il ministro ha detto: “Il problema è di correttezza, mi si chiede di fare una cosa, rispetto i vostri impegni ma ho anche i miei e credo che siamo alla pari, è un problema di correttezza”. Alla fine, a provare a mediare è intervenuto il presidente della commissione Bilancio Claudio Borghi: “Propongo un intervento per gruppo”, ha detto salomonicamente. Ma la proposta è caduta nel vuoto: uno alla volta, i gruppi di opposizione hanno annunciato di abbandonare l’aula. “Non c’è gran senso nel proseguire – ha detto Luigi Marattin del Pd – dal momento che Tria in modo confuso ci ha detto che prosegue una trattativa con l’Ue sul fondo” su pensioni e reddito “che rappresenta il cuore della manovra”.

Nel merito, in effetti, il ministro non ha chiarito più di quanto già si sapesse. A partire dalle due misure principali della manovra, quota 100 e reddito di cittadinanza. “Per ora – ha spiegato – hanno disegni non definiti” e questo “da un punto di vista finanziario si è tradotto nel mettere risorse in un fondo”. In termini di risparmio, quindi, “la prima questione è vedere se ci sono spazi politici e finanziari per un negoziato concreto attraverso interlocuzioni tra Inps e Mef e capire se una definizione maggiore di queste misure richiede meno risorse di quelle poste nel fondo”. Qualora dall’esame delle misure su pensioni e reddito emergesse che possano servire risorse inferiori a quelle stanziate, “la successiva decisione sarà come usare maggiori risorse e se andranno o no alla riduzione del deficit previsto” per ottenere “risultati condivisi per evitare la procedura”.

Il ministro ha poi ulteriormente rivendicato il dialogo con l’Europa, ma, anche qui, senza entrare nel merito: “Stiamo esaminando le opzioni possibili – ha detto – ma esse devono poi avere un avallo politico. Qualsiasi accordo – ha aggiunto – è subordinato al fatto che non si toccano le priorità di intervento comunicate al Parlamento. L’azione deve consentire di mantenere quello che voi state discutendo”. In questo senso il ministro ha voluto “rassicurare” chi, come l’ex ministro Pier Carlo Padoan, lamentava di lavorare a emendare un testo i cui saldi dovranno poi essere rivisti: “Le modifiche, se ci saranno, non vanno ad intaccare la molteplicità delle norme che state approvando o non approvando”, ha detto Tria, definendo “infondate” le preoccupazioni sulla incertezza della legge e degli obiettivi di finanza pubblica. “Allo stato attuale il quadro di bilancio è quello finora presentato”.

Lo stesso Tria, tuttavia, non ha chiarito se lo “stato attuale” è destinato a rimanere tale: “C’è un’analisi fatta a livello politico e tecnico. Per ovvie ragioni e con l’accordo della commissione i suoi contenuti specifici vengono ritenuti riservati”. Come era prevedibile, in una giornata caratterizzata dalla lentezza dei lavori e dalla incertezza sul quadro complessivo della legge, le parole del ministro non sono state sufficienti a placare l’opposizione. A iniziare da Forza Italia: “Il ministro dell’Economia e delle finanze, Giovanni Tria, viene in Parlamento e non dice assolutamente nulla su come il governo intende modificare la legge di bilancio”, si legge in una nota che definisce l’incontro “un’ennesima perdita di tempo, una presa in giro nei confronti dei deputati della Commissione Bilancio di Montecitorio che da giorni lavorano al testo della manovra con alle spalle un esecutivo che brancola nel buio”.

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