Sono cinquantaquattro gli emendamenti M5s-Lega alla manovra depositati nelle scorse ore alla Camera: 15 a firma del governo e 39 dei relatori. Tra questi non ci sono quelli che riguardano reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni. “I termini sono scaduti”, ha detto il presidente leghista della commissione Bilancio a Montecitorio Claudio Borghi, “quindi, per trattare i due pilastri dalla manovra, a questo punto se ne parla al Senato”. In manovra, ha ricordato al Gr1 Rai, sono però previsti i fondi per “le misure nella loro interezza. Quindi al momento non cambiano i saldi”: “Ovviamente la platea dei beneficiari avrà costi minori perché, se la norma prevede l’opzione per tutti di andare in pensione, non è detto che tutti la accoglieranno. C’è tanta gente che sta bene al lavoro”.

Inoltre spetterà al governo la decisione di “destinare questi costi minori al minore deficit o ad altri investimenti”. Una decisione, ha sottolineato Borghi, che sarà presa “nell’interlocuzione con l’Europa”. Nel pacchetto di emendamenti presentati non ci sono il taglio delle pensioni d’oro che però secondo fonti M5s sarà introdotto con un emendamento al Senato. Come per altro confermato in serata da fonti di Palazzo Chigi precisando che si sta valutando se inserire la norma già nel passaggio alla Camera della manovra. In caso contrario, la misura arriverà “sicuramente” al Senato.

Non compare nemmeno il pacchetto famiglia. Dalla Lega confermano che una seconda, corposa, tranche di modifiche alla legge di bilancio arriverà a Palazzo Madama. Risulta invece tra le richieste di modifica un primo emendamento che riguarda i centri per l’impiego. Si legge infatti che dal 2019 le Regioni potranno assumere fino a 4000 persone da destinare ai centri. La modifica si inserisce in calce all’articolo che istituisce il fondo per il reddito di cittadinanza e costa 120 milioni nel 2019 e 160 milioni dal 2020. Le risorse nei primi due anni deriveranno dal fondo da un miliardo che la manovra destina per il 2019 e il 2020 ai centri per l’impiego, mentre dal 2021 ricadranno sul fondo complessivo per il reddito di cittadinanza.

Un emendamento interviene anche per limitare la flat tax al 15% alle partite Iva. Questa non viene infatti riconosciuta alle “persone fisiche nei casi in cui l’attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro” con i quali il soggetto lavora o ha lavorato “nei due anni d’imposta precedenti”. Lo prevede un emendamento dei relatori alla manovra, per evitare abusi nell’accesso al nuovo regime forfetario dei minimi per le partite Iva fino a 65mila euro. I blocco scatta anche per soggetti “direttamente o indirettamente riconducibili” al vecchio datore di lavoro.

Un altra delle richieste di modifica depositate prevede l’aumento dei fondi per ridurre le liste d’attesa nella sanità. La manovra stanziava 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021: con la modifica si passerà a 150 milioni per il 2019, 100 milioni per il 2020 e 100 milioni per il 2021. Le risorse per coprire la misura arriveranno da una riduzione del Fondo per gli investimenti delle amministrazioni centrali, previsto all’articolo 15 della manovra.

Tra le modifiche, anche quella per destinare trenta milioni l’anno dal 2019 al 2028 per il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e tre nuove assunzioni all’Accademia della Crusca. Lo stanziamento per il Cnr viene deciso “per il perseguimento efficace delle attività istituzionali di ricerca”. A sostegno della lingua italiana vengono invece autorizzate le assunzioni di personale non dirigenziale, nel 2019 e con apposito concorso, all’Accademia della Crusca. Previste anche venti assunzioni, tra avvocati e procuratori, per l’Avvocatura dello Stato. Un emendamento dei relatori infatti stanzia anche 4,2 milioni per il 2019 per assumere, in deroga al turn over, referendari della Corte dei Conti.

Da segnalare poi la richiesta che una quota del fondo per il rilancio degli investimenti pubblici sia destinata “alla realizzazione, allo sviluppo e alla sicurezza dei sistemi di trasporto pubblico di massa su sede propria”, come metro, tram e filobus. Il fondo per gli investimenti, previsto all’articolo 15 della manovra, ha una dotazione per il 2019 di 2,9 miliardi.

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