Nella vicenda umana di Silvia Romano, cooperatrice sequestrata in Kenya, emerge come un gran numero di commentatori, su questo e altri blog, ritengano sbagliato che la collettività si debba accollare l’onere economico di eventuali riscatti o interventi per liberarla. Si afferma che lei sarebbe stata poco avveduta nel recarsi in territori ostili in cui il controllo delle autorità è scarso. Insomma si richiama il senso della responsabilità individuale e il concetto di “Chi sbaglia paghi!”.

Sono particolarmente colpito dalla vicenda anche perché mi immedesimo nel vissuto emotivo dei genitori. Mio figlio, giovane dentista, si è recato durante lo scorso anno in Guatemala per aiutare con cure odontoiatriche la popolazione di villaggi sperduti in quel paese. Mi ha raccontato che un giorno sono stati fermati da un gruppo di persone incappucciate coi mitra che però, fortunatamente, erano una pattuglia del villaggio.

Quale è il limite per i quale si definisce un intervento umanitario sconsiderato? E quindi da scoraggiare o vietare?

Inoltre se ci addentriamo in questi ragionamenti dobbiamo chiederci, come ha fatto il sistema sanitario britannico, se sia opportuno fare un trapianto di fegato a chi continua a bere? Però poi per estensione  se è giusto curare un diabetico che continua a mangiare zuccheri in eccesso o un ipercolesterolemico che si abbuffa? Se entriamo nel tema della responsabilità individuale dobbiamo aiutare chi va a fare una escursione in alta montagna e si mette in pericolo? O chi pratica attività rischiose?  E come si definisce questa rischiosità? Ad esempio se faccio un incidente  mentre superavo i limiti di velocità? O se mi sono rotto una gamba a sciare andando troppo forte?

Capiamo che il limite è molto difficile da definire. Nel caso della giovane Silvia Romano il concetto evocato da molti si può riassumere nell’affermazione: “Non con i miei soldi!”.  Il suo adoperarsi per aiutare persone che si trovano in stato di grande indigenza e difficoltà in Kenya viene vissuto come una colpa anche se lo slogan in Italia è “Aiutiamoli a casa loro!”.

Personalmente sono convinto che tutti noi esseri umani sbagliamo, siamo imperfetti, a volte ci buttiamo in avventure avventate ma non per questo dobbiamo essere abbandonati.  Proprio perché ho sottolineato che tutti incorrono in errori la necessità di soccorso nel tempo potrà capitare ad ognuno di noi. Chiudersi in una sorta di egoismo esistenziale è un grave errore che butta al macero secoli di civilizzazione.

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