Più che un obiettivo, in tema di contenimento delle emissioni di CO2, la Commissione Europea ha lanciato una vera e propria sfida per il raggiungimento di quota 95 g/km entro il 2021. L’Italia pare stia andando già in una buona direzione, discreta pure rispetto agli altri paesi europei.

Secondo il rapporto dell’Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) e la congiunta elaborazione dei dati dell’Osservatorio Autopromotec di Bologna, il nostro paese ha registrato un consistente calo delle emissioni prodotte dalle vetture di nuova immatricolazione, passando da una media di 144,3 g/km a 112,4 g/km: una diminuzione del 22,1% nel periodo compreso tra il 2008 e il 2017.

Numeri che appaiono ancora più incoraggianti se si guarda alla media europea, che già nel 2008 risultava essere più alta (144,3 g/km contro 153,6 g/km) e che al momento non sembra in decrescita ma anzi, pericolosamente in aumento, visto un +0,4% di emissioni medie registrato tra il 2016 e il 2017. Ci possono essere, però, alcune attenuanti per l’Europa, come il fatto che da sempre nel resto del vecchio continente sono più alte le immatricolazioni di auto di grossa cilindrata rispetto all’Italia, la quale invece si è tenuta prevalentemente su quelle di cilindrata minore.

C’è da evidenziare, poi, come fa l’Acea (Associazione Europea dei Costruttori di Auto), che negli ultimi anni le vendite di auto a benzina hanno superato le immatricolazioni di quelle diesel (in Europa): con gli stessi chilometri percorsi, le prime risultano emettere nell’ambiente più CO2 rispetto alle seconde.

Per fare contenta l’Europa – e soprattutto l’ambiente – e provare a raggiungere quei 95 g/km, la strada è ancora lunga. Di certo, la “guerra al diesel” che le amministrazioni locali italiane hanno dichiarato, con blocchi progressivi per Euro 3, Euro 4 e in qualche caso Euro 5 nei centri città, può in parte contribuire a limitare le pericolose emissioni di ossidi di azoto: chiaro è che si tratta di politiche che, se da un lato possono portare benefici, dall’altro mettono in difficoltà gli automobilisti, che si ritrovano da un momento all’altro a essere costretti a cambiare la propria vettura, d’un colpo diventata “obsoleta” per gli standard ambientali.

Sull’altro versante ci sono i costruttori automobilistici, concentrati sempre di più sui veicoli ibridi ed elettrici, che negli ultimi mesi hanno visto crescere il loro mercato: in questo caso, però, quando si parla di veicoli a emissioni zero, ci si scontra con il limite della scarsità di infrastrutture, che rende ancora distante se non utopico l’aumento di massa del parco auto 100% elettrico. Anche se qualcosa comincia a muoversi, finalmente.

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