Cambia la prova pratica per conseguire la patente di moto e ciclomotori, categorie A, A1 e A2, andando tutto sommato in una direzione più fedele a quanto succede sulle strade di tutti i giorni. Aumenta infatti la velocità a cui andranno sostenuti alcuni esercizi: non più 30 bensì 50 chilometri orari. Ma andiamo con ordine.

Le nuove regole vengono introdotte con un decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in vigore dal 27 ottobre, che sostanzialmente recepisce una direttiva UE risalente al gennaio del 2013 dove venivano stabilite le modalità con cui dev’essere svolta la prima parte della prova pratica. In tale direttiva veniva anche stabilito un periodo di tempo di cinque anni, entro cui ogni Stato Membro avrebbe dovuto provvedere all’adeguamento.

Cosa cambia nello specifico? Intanto il numero di prove, che passa da sei a tre, e anche la difficoltà, ora più alta. Il primo esercizio consiste nel rimanere in equilibrio facendo uno slalom tra i birilli per poi effettuare un passaggio in uno spazio angusto, il tutto in quindici secondi.

Nel secondo si parte sempre da uno slalom, per poi affrontare ai 50 km/h un ostacolo improvviso che si para sulla strada: bisogna evitarlo, frenare e arrestare completamente il proprio mezzo, il tutto entro un tempo limite di 25 secondi. La terza ed ultima prova invece, ovvero la classica guida in mezzo al traffico, è rimasta invariata.

Tutto bene allora? Neanche per sogno visto che le nuove regole rischiano di creare un intasamento nelle prove di esame. Perché molti, tra autoscuole e motorizzazioni civili, non sono attrezzati. Spiega a tale proposito il segretario dell’unione nazionale autoscuole (UNASCA) Emilio Patella: “Occorrono aree lunghe 90-100 metri per 30 di larghezza, e non tutti le hanno. Il rischio è di un forte rallentamento delle prove d’esame”. Cosa che di fatto ha rallentato pure l’attuazione della norma, in realtà recepita in Italia già poco tempo dopo la direttiva comunitaria del 2013 ma procrastinata dal Ministero con delle deroghe, proprio per l’inadeguatezza dei campi-prova.

“Auspico che, ora che il decreto entra in vigore, finalmente le strutture pubbliche e private si dotino degli spazi sufficienti per poter svolgere questi test. In questa direzione abbiamo sollecitato i comuni a rendere disponibili queste aree“, ha commentato Michele Moretti di Ancma, l’associazione nazionale ciclo, motociclo e accessori. L’augurio è che succeda proprio questo.

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