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Claviere, l’indignazione contro la Francia non c’entra certo con i diritti umani

Claviere, l’indignazione contro la Francia non c’entra certo con i diritti umani
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Adesso mandiamo la polizia alla frontiera italo-francese per… difendere i migranti? Davvero? Non so perché ma ogni giorno spunta un nuovo tema o episodio di interesse mediatico/politico che ha a che fare con i migranti, ma si evita rigorosamente il problema più grave e attuale. Ovvero l’entrata in vigore del decreto su immigrazione e sicurezza che sprofonda e declassa il sistema dell’accoglienza e che, abolendo il permesso umanitario, porta nella condizione di irregolari migliaia di richiedenti asilo che stavano/stanno lavorando e si stanno integrando. In questi giorni è all’esame della commissione Affari Costituzionali, dove sembra che 5 stelle voglia veramente ridurre i danni che si produrrebbero ai percorsi di integrazione. Per sabato prossimo, 27 ottobre, sono convocate manifestazioni “Con i migranti contro le barbarie” in varie città italiane, in particolare per fermare o cambiare il decreto.

Ma ripeto non è di questo che si parla, anche se riguarda tutti i richiedenti asilo, tutto il mondo dell’accoglienza. No, si parla di Riace, con decine di opinionisti chiamati a pronunciarsi alla tv sui dettagli di un’inchiesta riguardante una vicenda minore.

E adesso si parla della polizia francese che calpesterebbe illegalmente il suolo italiano. Apparentemente può sembrare una protesta in difesa dei diritti umani ma non credo sia così. Di cosa si sta parlando? Di migranti respinti alla frontiera, par di capire. E’ ingiusto un sistema nel quale le frontiere interne alla Ue sono chiuse ad alcune categorie di persone. E’ in atto un tentativo da parte del Parlamento Europeo di riformare il Trattato di Dublino che chiude i richiedenti asilo nel primo Stato in cui sono arrivati. Ma è per questo che il ministro degli Interni si sta indignando? No, non risulta un serio impegno italiano per superare il Trattato di Dublino. Più che altro quello che si nota è una opposizione di fatto ad alcune sue conseguenze. Secondo questo trattato i migranti che tentano di stabilirsi in Francia o Germania dopo essere passati dall’Italia devono essere ritrasferiti verso l’Italia (da un punto vista cosmopolita, o anche semplicemente liberale, non è giusto. E tra l’altro se le frontiere fossero aperte ben pochi si fermerebbero in Italia…). La domanda da farsi è: quali sono i flussi reali?

Se il tema dei cosiddetti movimenti secondari dei migranti è diventato importante è perché in realtà, nonostante le frontiere più o meno blindate, sono decine di migliaia i migranti che dall’Italia riescono a passare in Francia o anche in Germania. E sono molti meno quelli che vengono rispediti in Italia. Gli episodi alla frontiera, tra l’altro, non riguardano gli espulsi verso l’Italia ma con ogni probabilità persone fermate alla frontiera. Se il governo italiano ne fa un caso è per ragioni propagandistiche? Per dimostrare che la polizia francese è “più cattiva”?

Avanzo un’altra ipotesi: stanno mettendo le mani avanti. Al Viminale forse qualcuno ha spiegato al ministro che col suo decreto ci saranno più irregolari e che molti di questi andranno in Francia e che poi ci saranno maggiori pressioni francesi per rispedirceli indietro. Senza avere il coraggio e la visione di battersi per una vera revisione del Trattato di Dublino, senza ammettere che una certa ripartizione europea “di fatto” è già in corso, si vuole preparare il terreno per una battaglia nazionalista contro i gendarmi francesi all’insegna del “Teneteveli, i migranti”. Intanto si producono condizioni per cercare di spingerli verso la Francia.

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