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Tap, il tubo che risucchia le stelle. Se M5s dà l’assenso all’opera i pugliesi non perdoneranno

Tap, il tubo che risucchia le stelle. Se M5s dà l’assenso all’opera i pugliesi non perdoneranno
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Su Tap il Movimento 5 stelle rischia di perdere la base fondamentale su cui si fonda la sua filosofia: il rapporto di correttezza tra promesse e fatti. Un eventuale assenso a Tap significherebbe che tutto il consenso ottenuto qui al Sud verrebbe risucchiato in un nanosecondo. Anche la stessa Lega, perderebbe quella sua caratteristica di essere un movimento che garantisce il controllo territoriale di sindaci ed amministratori locali… altro che padroni a casa propria!

Un tubo che sarà per questo governo l’annuncio dell’estinzione come le trivelle lo furono per Matteo Renzi. Le prime avvisaglie si sono viste in piazza con gli studenti: è la prima volta che i ragazzi bruciano in piazza i manichini con le facce di due leader. Un gesto simbolico alto, per chi ha creduto nel cambiamento e si ritrova col vuoto proprio sui fondi per scuola e ricerca.

Le elezioni in Baviera con il successo dei Verdi, dovrebbero far capire ai penta stellati che enormi masse di consenso qui al Sud, potrebbero presto migrare. La caduta del renzismo partì proprio dalla Puglia e la stessa fine rischia di fare Di Maio se non emerge una posizione chiara ed inequivocabile sulla Tap. Quando ci si trova davanti ad un bivio, non bisogna parlare con lingua biforcuta. Bisogna scegliere.

La vicenda pugliese è chiara e rischia di svelare l’inconsistenza della truppa di parlamentari 5 stelle che ha invaso i palazzi romani dopo il 4 marzo. Questi signori, latitanti ed inconsistenti nei territori, hanno perso l’onore della parola data. I pugliesi si sono fidati ed ora non li perdoneranno. Anche il tentennamento, qualora il governo dovesse giungere ad un No, comporterebbe comunque a una rottura. Su Tap la decisione doveva essere netta così come lo furono i comizi a San Foca di Di Battista e della Lezzi. Nascondersi dietro le penali e i costi per le inadempienze svela come non si siano lette le carte e non si sia affrontato sul serio il tema.

Ha ragione Marco Potì, sindaco di Melendugno, quando dice che a Roma nei Ministeri non hanno visto le carte. Ha ragione il primo cittadino che rischia di fare la fine di Mimmo Lucano, perché la lotta di resistenza andrà avanti così come il tentativo di normalizzare i territori che Matteo Salvini cercherà di stimolare attraverso il Viminale. Eppure una cosa sembrava chiara dopo il 4 dicembre ed il 4 marzo, ovvero che non sarebbe stato più possibile calpestare le volontà dei territori. Presto nasceranno altre stelle, con sindaci e leader delle popolazioni in lotta che acquisiranno sempre più consenso sui temi legati alla difesa dell’ambiente e delle proprie terre.

Quando le stelle diventano stellette su una divisa governativa e non rispettano i patti col popolo, sono destinate a riempire i tanti dimenticatoi della Storia.

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