Ha 19 anni, le trecce colorate ed è la migliore attaccante del Mondiale di pallavolo femminile in Giappone, che lunedì approda alle Final six: 182 punti in nove partite. Definirla una rivelazione è sbagliato, questa è una conferma: la conferma che Paola Egonu è il miglior talento del volley italiano, rappresentante di questa nazionale vincente (nove partite vinte su nove, solo tre set persi) multietnica e giovane (l’età media è sotto i 23 anni). Egonu gioca nel ruolo di opposto. Per intenderci, quello di Ivan Zaytsev, paragonabile al centravanti nel calcio: il suo dovere è fare punto. Salta altissimo (arriva a 3,44 metri, molto sopra la rete), imprime potenza ed è una capace di far male. Ne sanno qualcosa la palleggiatrice della Russia, Evgenija Starceva, colpita al volto mercoledì, ma anche quella polacca Izabela Belcik, rintronata da un suo colpo alle qualificazioni per le Olimpiadi di Rio, o una sua ex compagna di squadra nel Club Italia, Anastasia Guerra, che nel 2016 fu costretta a fermarsi alcuni mesi per una pallonata che le ha quasi provocato il distacco della retina.

Era un diamante grezzo che è stato lavorato finemente nel laboratorio del Club Italia, la squadra della Federazione italiana pallavolo che forma le promesse e da cui sono uscite nove giocatrici delle 14 impegnate ai mondiali. Altezza, elevazione e determinazione sono le sue doti originali su cui ha lavorato lo staff della Fipav. Nata il 18 dicembre 1998 a Cittadella (Padova) da genitori nigeriani, cresciuta a Galliera Veneta, aveva 12 anni quando ha cominciato a giocare a pallavolo. “L’ha notata una dirigente della Team Volley – spiega il presidente della società di Cittadella, Andrea Pivato – Ha visto questa ragazzina già molto alta e l’ha convinta a fare qualche allenamento ed è rimasta”. Si aggrega all’Under 14: “Era un po’ imbranata, ma è normale per chi cresce in fretta. Dal punto di vista tecnico non aveva le basi. Ci è arrivata dopo, con ostinazione perché Paola è molto ‘tedesca’”.

Pivato ha un’intuizione e la porta alle giornate di selezione per il Club Italia, dove viene notata dall’allora direttore tecnico Marco Mencarelli. “Mi colpì per il salto e la invitai a una giornata di perfezionamento – ricorda Mencarelli – Quell’allenamento mi fece decidere di coinvolgerla nel gruppo”. “Ne abbiamo parlato con la famiglia – riprende Pivato – Da migranti hanno colto l’occasione al volo. Se lei avesse voluto, loro sarebbero stati d’accordo, ma ad una condizione: non doveva lasciare la scuola”. Giovanissima, Egonu lascia la famiglia, si trasferisce a Milano e vive con le nuove compagne in una foresteria: sveglia alle 6, scuola, rientro e allenamento al Centro federale Pavesi, studio e partite ogni fine settimana. Nei primi tempi fa fatica soprattutto col cibo: “All’inizio non mangiavo piatti italiani, solo quelli preparati da mia mamma”, ha raccontato lei alla pagina Facebook Problemi di volley. “È stato il cambiamento più forte. La sua famiglia è molto legata alla Nigeria e ogni due anni a Natale vanno a trovare i nonni e i parenti”, continua Pivato.

A Milano passa sotto le cure dello staff diretto da Mencarelli, attuale allenatore della Uyba Busto Arsizio. “Aveva una struttura esile e fragile, ma faceva salti incredibili”, ricorda lui. Quella fragilità “non lasciava presagire un gran numero di salti, avrebbe danneggiato le ginocchia, quindi il preparatore atletico Alessandro Mattiroli e il fisioterapista Moreno Mascheroni hanno lavorato per rafforzarla e prevenire infortuni”.

Nella stagione 2013-14 il Club Italia è in serie B1: “Egonu figurava poco in campo. Dall’anno successivo si sono visti i primi effetti”. In quella stagione, per volontà del commissario tecnico, Marco Bonitta, il Club Italia approda in serie A2 e lei gioca come schiacciatrice laterale, anche perché in nazionale maggiore l’opposto era Valentina Diouf e bisognava formare nuove schiacciatrici. In quel ruolo Egonu se la cava alla grande, tant’è che nel 2015 a Lima (Perù) con la nazionale juniores allenata da Mencarelli vince i mondiali e riceve il premio di “Miglior giocatrice”. Tuttavia al rientro una compagna, che gioca come opposto, si infortuna ed Egonu viene schierata in quel nuovo ruolo: “Fece sfracelli”, ricorda Cristiano Lucchi, che ha allenato Egonu nelle sue ultime due stagioni al Club Italia. All’inizio del 2016 Bonitta convoca lei e altre compagne per il torneo di qualificazione olimpica: “Non ci aspettavamo che fossero tutte già così pronte dopo cinque mesi di Serie A1”. L’obiettivo viene raggiunto, si va a Rio, la nazionale delude, ma Egonu, schierata come titolare a 17 anni, no. “Alle Olimpiadi 2016 fu una delle poche a far bene – continua Lucchi -. Così al rientro arrivarono i primi sponsor e i contatti con le società, ma doveva ancora concludere le superiori”. Durante quella stagione mette a segno un record: il 30 ottobre 2016, in una partita tiratissima contro il Bisonte Firenze, mette a segno 46 punti.

Mesi dopo, superata la maturità in ragioneria all’istituto Cardano di Milano, Egonu è più libera. Passa da una squadra di coetanee all’Igor Gorgonzola Novara, campionessa d’Italia dove militano alcune veterane come Francesca Piccinini. “Ha fatto un altro salto in avanti”, afferma Lucchi. “Il livello di Paola non ha tanti uguali su scala mondiale”, sostiene Mencarelli. In tutto questo non si atteggia da vip: “Non ha tagliato i ponti. Con alcune ragazze di Cittadella si sente ancora – conclude il suo primo scopritore, Pivato – Lei i piedi ce li ha ancora per terra”. Nonostante i salti.

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