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Decreto Genova, sindacati e Confindustria chiedono modifiche. Cgil: “Inserire cassa integrazione per chi lavora in zona rossa”

Presidio unitario sotto la prefettura con Cgil, Cisl e Uil accanto agli industriali. Che chiedono al governo di "garantire tempi certi per la ricostruzione e per le infrastrutture indispensabili a togliere dall’isolamento Genova". Intanto la Uil denuncia: "La scorsa settimana 70 vigili in malattia a causa dell'esalazione dei fumi del traffico. Sbloccare le assunzioni a tempo determinato". Di Maio rassicura sulla cig: "Ci sarà"
Decreto Genova, sindacati e Confindustria chiedono modifiche. Cgil: “Inserire cassa integrazione per chi lavora in zona rossa”
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La necessità di modificare il decreto Genova mette d’accordo sindacati e Confindustria. Entrambi sono scesi in piazza a Genova, con un presidio sotto la prefettura, per chiedere al governo misure concrete a sostegno della città dopo il crollo del ponte Morandi. Da un lato Cgil, Cisl e Uil lanciano l’allarme sui 45 milioni di euro che “mancano” per garantire la cassa integrazione in deroga ‘retroattiva’ ai circa 2.500 lavoratori senza ammortizzatori sociali delle piccole-medie aziende genovesi colpite direttamente dal collasso del viadotto a partire dal 14 agosto scorso per almeno tutto il 2019. “L’Inps sblocchi immediatamente le risorse”, è la richiesta del segretario regionale della Cgil Federico Vesigna. “Ci sarà certamente” la cig per la zona rossa di Genova, “una misura ponte per i dipendenti in attesa della ricostruzione”, ha garantito Luigi Di Maio in un’intervista a Radio Anch’io su Radio 1.

Con i sindacati “abbiamo posizioni comuni più di quello che appare o che si racconta. Il fatto che tutte le categorie siano in piazza dimostra quanto la situazione è seria“, commenta il presidente di Confindustria Genova, Giovanni Mondini. Gli industriali del capoluogo auspicano invece che l’esecutivo “prima dei risarcimenti alle aziende danneggiate” di “garantire tempi certi per la ricostruzione e per le infrastrutture indispensabili a togliere dall’isolamento Genova”, in primis Gronda autostradale di Ponente e Terzo Valico ferroviario.

Secondo Mondini, l’articolo 1 del decreto legge “assegna solo poteri al commissario per la ricostruzione del ponte Morandi, ma non è coerente con gli obiettivi dati dal Governo”. In particolare, stando a Confindustria Genova, “non è possibile realizzare un ponte in 12-15 mesi con l’attuale formulazione del decreto”. Le ricadute sull’economia ligure sono ingenti e ancora in larga misura da calcolare, stando agli industriali che hanno assunto l’impegno di divulgare prima della conversione in legge del decreto “quanto costerà al Paese ogni mese di ritardo”. Il danno viene definito “ingente” e coinvolge tutti i settori, dall’industria al porto: “Ogni mese senza il ponte pesa sull’economia del Nord Ovest“, ha concluso Mondini.

Nel frattempo le ricadute sulla salute dei genovesi cominciano a farsi sentire: “La settimana scorsa a Genova c’erano 70 poliziotti municipali in malattia a causa delle esalazioni dei fumi del traffico a seguito del crollo del ponte Morandi”, denuncia il segretario regionale della Uil, Mario Ghini. “Chiediamo al Governo il ripristino delle assunzioni a tempo determinato per le forze dell’ordine genovesi perché i 70 certificati di malattia dimostrano che c’è una nocività, la nocività non la si può far pagare ai lavoratori”.

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