Ho letto con un certo interesse il post di Mattia Mor del 19 settembre, quel Mattia Mor che, passato dal mondo dello spettacolo, si è ricavato un posto fra i parlamentari del Pd, anche se con una certa scia di polemiche, come ci ricorda da queste pagine Gianni Barbacetto.

Dicevo dell’interesse che mi suscita. E’ vero. Già il titolo è stimolante: “Olimpiadi 2026: noi siamo quelli di Expo, loro quelli delle occasioni perse”. Come dire: noi (il Pd) siamo quelli bravi perché abbiamo fatto l’Expo, loro (i gialloverdi) quelli incapaci perché rinunciano alle Olimpiadi invernali del 2026.

Diciamo che innanzitutto, forse, ci sarebbe da dubitare un attimino del fatto che accaparrarsi un Expo sia un affare. Nel caso di specie, poi, che si sono consumati più di mille ettari di terreno fertile in una regione come la Lombardia che detiene il primato nazionale di consumo di suolo, forse, dico, forse, non è quella grande vittoria. Se in più si pensa che dell’area adesso si parla di farne un progetto di “riqualificazione urbana” (il nome dice tutto) a maggior ragione c’è da dubitare che ci sia da andarne fieri.

Ma torniamo alla teoria del ‘noi siamo bravi, loro sono scarsi‘. Le Olimpiadi invernali. Chissà se l’onorevole Mor sa di quante località hanno rinunciato ad ospitare le olimpiadi, estive o invernali che siano? Tutti perdenti questi che rinunciano? O piuttosto valutano che i benefici sono inferiori ai danni, sicuri quelli per le casse pubbliche e possibili quelli al territorio. Ultima Innsbruck, che ha rinunciato proprio a quelle invernali del 2026.

Eppure, Innsbruck gli impianti li avrebbe anche, non come da noi a Torino che i trampolini di Pragelato e la pista di bob di Cesana sono abbandonati ed inutilizzabili. Ma già. Si sa, le grandi manifestazioni bisogna accaparrarsele, no, onorevole, costi quel che costi. A proposito, onorevole, Lei è mai venuto a Torino a vedere gli impianti dismessi? O il villaggio olimpico che cade a pezzi?

E veniamo all’ultima affermazione che mi stimola interesse: “la decrescita infelice”. Al di là dell’accostamento dell’aggettivo “infelice” al sostantivo “decrescita”, si comprende che Mor è influenzato come tutti i suoi colleghi di partito dalle magnifiche sorti e progressive. Peccato che, secondo il Global Footprint Network, se tutta la popolazione mondiale avesse lo stesso stile di vita e gli stessi consumi degli italiani, il giorno del Sovrasfruttamento della Terra quest’anno sarebbe caduto lo scorso 24 maggio.

Come la mettiamo, onorevole, vogliamo continuare a svilupparci a costo di estinguerci, o non è effettivamente il caso di pensare di decrescere piuttosto che di svilupparsi?

Ed infine, forse, dico forse, e qui concludo, non è il caso di prendersela tanto con un governo che è insediato da quattro mesi, dopo che quelli precedenti hanno massacrato l’italico suolo dalla nascita della Repubblica in poi, hanno accettato ed anzi fagocitato la globalizzazione, hanno creato le condizioni per una forbice sempre più marcata fra ricchi e poveri, che ormai sono più di cinque milioni. Loro sì che sono infelici.

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