A Napoli esiste una macchina del tempo, una macchina del tempo vera. È grande pochi metri quadri. Si trova a via Anticaglia, una via, guarda caso, dedicata alla roba antica, in senso quasi dispregiativo, come se non servisse più. Io ci sono stato in questa macchina del tempo e mi ha fatto impressione già prima di entrare dentro. Mi sono guardato intorno e ho capito la macchina del tempo si trova incastonata nell’antico teatro romano di Napoli.

Avete capito bene! Nei vuoti lasciati dalle antiche arcate simili a quelle del Colosseo, oggi ci sono appartamenti e botteghe. Il teatro in cui Nerone aveva paura di recitare è stato inglobato dalla città. Le pareti sono diventate camere da letto, gli archi sono diventati soffitti. In una di queste botteghe si trova l’Officina di arti grafiche di Carmine Cervone. Quando entri in questa tipografia piccolissima fai un balzo di 60 anni indietro. Macchine ormai sconosciute ai più, per esempio la famosa linotype sono in funzione e in produzione. Sull’insegna della bottega c’è scritto Tipografia del 900 ed è vero!

Qui tutto ha il sapore di un secolo che non esiste più. Una bottega un secolo troppo tardi. Carmine è un filosofo napoletano prestato alla tipografia. Un napoletano vero, dove saggezza e lava fanno a cazzotti, proprio come Napoli e le sue contraddizioni. Carmine ce l’ha in faccia Napoli . La sua macchina del tempo l’ha creata da se, recuperando macchinari, oggetti, rifiuti della tipografia ormai obsoleti per la tipografia digitale moderna. Insomma gli altri buttavano e Carmine si inventava un mestiere. Nella bottega ci sono odori e rumori scomparsi, odori e rumori che i nativi digitali non ascolteranno mai più.

Altro che stampanti silenziosi di ultima generazione, da Carmine si sente il rumore del ferro. Il gioiello di Carmine è la sua linotype, inventata nel 1884, composizione tipografia automatica. Lui l’ha ereditata da un vecchio linotipista, quando è andato in pensione Carmine ha preso il suo posto. La gente gli ha dato del pazzo. Ma come, una tipografia antica nell’epoca della tecnologia veloce? E come camperai? Chi verrà da te? Correva l’anno 2001. Carmine ha dimostrato che ci si può creare un lavoro senza i soldi delle banche, coi rifiuti. Oggi porta avanti la sua famiglia coi caratteri mobili e non solo.

Nel resto d’Europa gli attrezzi di Carmine fanno parte di collezioni museali, da lui sono in funzione. Carmine è un arte centenaria in movimento, un’arte da tramandare come le sue macchine. Nei musei le osservi e non capisci, da Carmine le ascolti e te ne innamori. Carmine è un fuorilegge, perché la linotype non è più consentita dalla normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro. Il suo lavoro non è più a norma, ma è l’unico che ha. Alle istituzioni che per ora non gli abbassano la serranda non chiede soldi, finanziamenti, ma la possibilità di esistere (o meglio resistere) come le sue macchine e i suoi caratteri in piombo.

La particolarità di Carmine sta nella sua unicità. Fa una cosa che non si fa più e la fa solo lui. Fa bene quando dice che non ha concorrenza. Nella sua bottega di 20 metri quadri ci sono macchinari degli anni Trenta, del 1800, così è già un museo attivo, potrebbe crescere ma non c’è più spazio. La gente va da Carmine non per vedere i suoi prodotti, ma per vedere come li realizza. Non è importante il risultato, ma il processo.

Oggi esistono macchinari che fanno meglio di Carmine, più preciso, più pulito, insomma meglio. Ma sono macchine e l’uomo è dietro un pc, Carmine no, Carmine si sporca, Carmine ascolta, aggiusta, stampa per davvero. Bisognerebbe portare i bambini nella tipografia clandestina di via Anticaglia, i bambini incollati agli schermi dei pc e dei tablet, far smontare ai bambini tutto, farli sporcare, insegnargli che, in fondo, l’umanità ha sempre avuto bisogno di stampare per lasciare ai posteri. E stampare prima era un arte, non un clic sul pc.

Forse voi direte, bello ma tutto anacronistico. E invece no! Utilizzare le mani, ciò che in primis ci distingue e ci eleva rispetto agli altri animali è un atto rivoluzionario, in un mondo fatto di uffici, tastiere e social. Dovremmo tutelare Carmine e quelli come lui, conservatori di un arte e di macchina che altrimenti finirebbero in discarica. Che tu possa Carmine, nel tuo abusivismo, nella tua clandestinità, ricordarci la bellezza dell’inchiostro, la pressione sulla carta, la memoria delle mani.

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