“Non c’è nessun golpe giudiziario”. Dopo aver attaccato i magistrati in diretta Facebook, parlando di “processi politici”, Matteo Salvini fa marcia indietro da Cernobbio, dove è intervenuto al Forum Ambrosetti. La frenata del Carroccio arriva poche ore dopo aver parlato con Luigi Di Maio. I due vicepremier si sono sentiti a tarda sera e il leader del M5S ha espresso tutte le sue perplessità per i toni usati dal segretario federale del Carroccio. “Quando siamo contrari, noi alla Lega lo diciamo – ha spiegato Di Maio in un live sui social sabato mattina – Io ieri a Salvini gliel’ho detto che non deve attaccare i magistrati, perché sono gli stessi magistrati che arrestato i corrotti, i mafiosi e gli scafisti. E di questo siamo contenti. Allo stesso modo, si rispettano quando ci indagano, anche perché la scelta politica sulla nave Diciotti l’abbiamo presa tutti insieme”.

“Rispetto il lavoro di tutti – ha detto al Forum Ambrosetti il ministro dell’Interno riferendosi alle inchieste giudiziarie sui fondi della Lega e sulla nave Diciotti – Spero facciano bene e in fretta. Non mi tolgono il sonno, vado avanti a lavorare”. Le parole del leader del Carroccio vengono accolte con favore da Alfonso Bonafede, che ieri aveva parlato di “toni da Seconda Repubblica”: “Mi fa piacere che Salvini abbia precisato che c’è il massimo rispetto per la magistratura”, ha detto il ministro della Giustizia all’Intervista di Maria Latella su Sky Tg24. Venerdì, dopo l’intervento sui social, sia Bonafede che Di Maio erano intervenuti per proteggere le istituzioni e in questo senso i due ministri – apprende l’Ansa da fonti di governo – hanno fatto blocco con il premier Giuseppe Conte che aveva spiegato che da legale avrebbe difeso Salvini. Ma, sottolineano fonti del governo, il sottotesto delle sue parole era che il leader leghista si deve comunque sottomettere alla legge e ala giustizia: ha il diritto di difendersi, ma con un avvocato.

di Alessandro Sarcinelli

Da qui, il passo indietro di Salvini. “Posso solo confermare che aspetto con totale rispetto e serenità i giudizi che mi riguardano”, ha infatti aggiunto il capo del Viminale da Cernobbio specificando che “io sia un sequestratore di minori fa sorridere molti, ma non sono al di sopra della legge e se lo sono ne trarrò le conseguenze”. E, annunciando di essere “pronto a parlare con i magistrati di Palermo” che indagano sul caso Diciotti, si è definito “un buon esecutore di quello che mi chiede il popolo italiano”.

Venerdì sera, durante una diretta sui social nella quale ha aperto l’avviso di garanzia consegnato dai carabinieri, Salvini aveva attaccato la magistratura provocando la reazione anche degli alleati di governo, oltre a quella del Pd e dei magistrati sia del Csm che dell’Anm. Usando toni simili a quelli di Silvio Berlusconi nel 2009, il leader della Lega aveva detto: “Qui c’è la certificazione che un organo dello Stato indaga un altro organo dello Stato, con la piccolissima differenza che questo organo dello Stato, pieno di difetti e di limiti, per carità, è stato eletto, altri non sono eletti da nessuno“. Per poi attaccare ancora: “Questo ministro è stato eletto da voi, cioè a questo ministro voi avete chiesto di controllare i confini, di controllare i porti, di limitare gli sbarchi, di espellere i clandestini: me lo avete chiesto voi, quindi vi ritengo amici e complici, altri non sono eletti da nessuno – ha aggiunto esibendo l’avviso di garanzia – e non devono rispondere a nessuno”.

Toni definiti da Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede “da Seconda Repubblica”, con il ministro della Giustizia pronto a specificare che “il ministro può ritenere che un magistrato sbagli ma rievocare toghe di destra e di sinistra è fuori dal tempo. Non credo che Salvini abbia nostalgia di quando la Lega governava con Berlusconi”. Durissimo anche il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, per il quale “sulla tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura non si può arretrare, nell’interesse della tenuta del sistema democratico e perché essa agisce in virtù dei poteri conferitigli dalla Costituzione”. Mentre per l’Associazione nazionale magistrati, con quelle parole, il ministro ha “stravolto i principi costituzionali”.

Sabato mattina, Salvini è stato duramente criticato anche dai consiglieri comunali di Palermo del M5s. “Un politico, un ministro che recita su Facebook scenate del genere dovrebbe scusarsi immediatamente – scrivono Ugo Forello, Giulia Argiroffi e Antonino Randazzo  – La magistratura di Palermo e quella italiana devono avere il massimo rispetto, soprattutto da persone che ricoprono ruoli istituzionali di grande importanza”. I giudici, aggiugnono, “non perseguono il fine di raccogliere il consenso popolare e agire secondo il sentire dei potenti di turno, ma devono applicare la legge in modo uguale per tutti. Tutto ciò è fondamentale per garantire lo stato di diritto, la giustizia e l’equità”.

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Salvini come Berlusconi: perché sulle toghe il ministro ha il dovere (e la convenienza) di tacere

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