“A soggetto politico corrisponde un nome politico. Non escludo di cambiare il nome al Pd, ma solo alla fine di un percorso in cui vedremo cosa siamo diventati”. Per Nicola Zingaretti, presidente del Lazio e uno dei candidati alla segreteria dem, il processo di rinnovamento interno per avere senso deve essere radicale. Tanto da arrivare fino a ipotizzare il cambio del nome. Intervistato da Peter Gomez per la Confessione, dal palco della Festa del Fatto Quotidiano, ha infatti parlato della sua idea di riforma del partito. E di come i democratici debbano concentrarsi sulla “vigilanza delle istituzioni democratiche” a fronte di un governo, ha detto, “che cerca sempre capri espiatori”. Quindi, rispondendo al direttore de ilfattoquotidiano.it, ha attaccato il ministro dell’Interno per la reazione all’indagine che lo vede coinvolto sul blocco della nave Diciotti con a bordo 150 migranti: “Se ci sono delle leggi che vanno rispettate, le rispetta sia un povero disgraziato che il ministro dell’Interno“, ha detto. “Io reagisco quando vedo il ministro usare il potere e la forza comunicativa per pretendere un’impunità su stesso”. Ha chiuso con un debole appello a Matteo Renzi, contro il quale non si è mai veramente scagliato nel corso dell’intervista: “Caro Matteo è andata così. Ora prova a dare una mano”.

“Sì a difendere l’Europa con Macron, ma non fare diventare il Pd quella cosa lì”
Il piano di riforma per Zingaretti, l’unico fino a questo momento a essersi candidato alla segreteria Pd, deve arrivare fino, se necessario, al cambio di nome. Come ricordato da Gomez sul palco il primo a proporlo era stato il neotesserato ed ex ministro Carlo Calenda: “Valuteremo al termine del percorso”, ha detto il presidente del Lazio. “Se porterà a una identità diversa, vedremo anche se il nome sarà da cambiare”. “Ma lei che dice al Pd di non stare con le élite, pensa che Calenda lo sia?”, ha chiesto quindi Gomez. “No”, è stata la risposta.

La candidatura di Zingaretti è arrivata in un clima di grande tensione all’interno di un partito che cerca di risollevarsi dopo la sconfitta alle scorse Politiche. In particolare, in queste ore, è stato criticato per aver preso le distanze dal presidente francese Emmanuel Macron. Una posizione che ha ripetuto al direttore del fattoquotidiano.it Peter Gomez: “Alle Europee il Pd dovrà presentare un nuovo europeismo, costruendo un’alleanza con tutte le forze europeiste, anche con Macron. Ma noi siamo diversi da Macron: quindi sì a difendere l’Europa con Macron, ma non fare diventare il Pd quella cosa lì”. “Ma in rete la stanno attaccando i renziani”, ha ribattuto Gomez. “Mi attaccano perché capiscono che per la prima volta si sta muovendo qualcosa di competitivo che può cambiare le cose”.

Zingaretti ha quindi parlato del suo progetto di “rinnovamento”: “Si parte il 13 e 14 ottobre a Roma in un grande appuntamento che si chiama ‘Piazza grande‘”. E ha detto chiaramente che serve un ricambio di generazione di politici: “Ci vuole discontinuità. Sono vecchi quelli della ‘ditta’ e sono vecchi quelli che si sono autoproclamati nuovi. Vorrò chiamare l’Italia a ricostruire un pensiero democratico”. Ma il governatore era anche tra quelli che avrebbero voluto un governo M5s-Pd? “Io non credo che ci fossero le condizioni per fare un governo tra Pd e M5s. Penso che saremmo dovuti andare a vedere le carte meglio. E qui paghiamo il prezzo di quanto avvenne nella sceneggiata contro Bersani 5 anni fa”. E per il futuro, il dialogo potrà riaprirsi? “Credo vada aperto un confronto con il M5s non per accordicchi di potere, ma per una sfida culturale. Una nuova sfida politica deve servire anche a parlare a una parte di quell’elettorato”.

Su Renzi, l’ex segretario che ancora domina la scena, Zingaretti ha detto pochissime cose. E ha piuttosto evitato di tirarlo in mezzo alla discussione. “Io non ho mai sostenuto Matteo Renzi anche quando era molto popolare”, ha esordito. “Non ho mai fatto parte di cordate. E anche quando era difficile ho mantenuto la mia autonomia. Se la sinistra italiana è in queste condizioni, c’è qualcosa di più profondo che non è solo i meriti di un leader. Uno dei problemi che abbiamo avuto è illuderci che tutto dipendesse da un leader”. Quindi Gomez ha chiesto: “Cosa ha pensato quando l’ex premier ha tolto l’articolo 18?”: “Che non era da lì che bisognava cominciare”. Se per tutta la durata dell’intervista ha poi evitato di rivolgersi direttamente a Renzi, per chiudere gli è stato chiesto di dire qualcosa direttamente all’attuale senatore: “Caro Matteo“, ha detto, “è andata così, ma adesso, in una posizione diversa, prova a dare una mano”.

“Salvini indagato? Se ci sono delle leggi che vanno rispettate, le rispetta sia un povero disgraziato che il ministro dell’Interno”
Durante la Confessione, Zingaretti ha insistito a lungo sulla necessità di “vigilare le istituzioni democratiche” in questo momento storico. E come sia una delle battaglie, secondo la sua opinione, su cui si deve concentrare la sinistra. In particolare ha attaccato la reazione di Salvini dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia per la vicenda che ha coinvolto la nave Diciotti: “Se ci sono delle leggi che vanno rispettate”, ha detto, “le rispetta sia un povero disgraziato che il ministro dell’Interno. Se invece si usa una vicenda complessa per dire non toccate Salvini perché voi magistrati vi veniamo a prendere, quella è un’involuzione non positiva per la democrazia“.

Quindi ha parlato della sua vicenda personale: “Io sono stato accusato da un indagato di Mafia capitale di essere colluso con quel sistema”, ha continuato. “Io che sono una persona perbene non mi sono mai permesso di accusare nessun magistrato di aver fatto un attentato alla democrazia. Per questo reagisco quando vedo l’arroganza di chi gestisce il potere e quando vedo utilizzare, come è stato fatto in queste settimane, dal ministro dell’Interno la gestione del potere e la forza comunicativa per pretendere un’impunità su stesso“. E ha concluso Zingaretti, è “grave dire che ci sono leggi che si possono non rispettare perché c’è un bene comune. Se c’è una maggioranza che non condivide il codice penale, si va in Parlamento e lo si cambia”.

“Autostrade? Ovvio che le concessioni andranno riviste. Ma non dobbiamo ritornare ai carrozzoni pubblici”
Zingaretti ha affrontato anche il delicato tema di Autostrade e di come il Pd, se fosse stato al governo, avrebbe dovuto gestire l’emergenza. “E’ ovvio che quelle concessioni”, ha detto rispondendo a Gomez che chiedeva come giudicasse la reazione dei suoi colleghi democratici, “andranno riviste e andranno ricostruite”. Ma ha anche aggiunto: “Fatemi dire: tutti quanti dobbiamo dire no al ritorno dei carrozzoni che gestiscono tutto che hanno distrutto l’Italia e che sono stati il cuore della corruzione italiana. Io credo che la concessione vada totalmente rivista. Ma non credo che la soluzione sia tornare ai carrozzoni pubblici“.

“Io mi confronto con tutti, ma la tua identità non deve essere corrotta o corruttibile”
“Lei frequenta salotti?”, è stata una delle domande finali di Gomez in chiusura de la Confessione.  “Quella di casa mia”, ha risposto scherzando il governatore. Che però ha attaccato spiegando la sua presunta linea contro le élite: “Il problema è avere un’identità che non deve essere corrotta e corruttibile. Poi io mi confronto con tutti. Non accetto nella democrazia solo un pensiero politico. In democrazia c’è spazio per tutti, eccetto per coloro che per affermare le proprio idee devono negare ad altre idee di esistere”.

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