Si chiamano Slavina, Diana J. Torres, collettivo Rosario Gallardo. Nelle loro performance si mostrano, si toccano, si fanno toccare, fanno sesso in ogni declinazione immaginabile e oltre, anche fino all’orgasmo. Non sono pornostar, piuttosto pornoattiviste. Che usano il corpo per fare politica: per combattere la violenza di genere, le discriminazioni sociali, persino la corruzione… E’ il mondo underground del postporno, arte e politica, realtà sovversiva e poco conosciuta, raccontata in un ampio reportage da Fq Millennium, il mensile diretto da Peter Gomez, nel numero attualmente in edicola con inchieste e approfondimenti sulla “era del porno di massa”.
Ci sono dentro i femminismi, il punk e i movimenti queer (nella foto, Valentine aka Fluida Wolf, attivista transfemminista). Convivono milioni di facce: c’è per esempio la Pornortopedia dei Post Op, collettivo spagnolo che lavora sul porno per i disabili. Poi MariaBasura, attivista sudamericana che si masturba sui monumenti dei conquistatori spagnoli per vendicare le sue antenate. E La Fulminante, artista colombiana che fa video di denuncia contro la corruzione politica esibendo il suo corpo nudo. Sono le voci di chi vive ai margini, i cui desideri acquistano pari dignità. Stati Uniti, Nord Europa, ma soprattutto zona Iberico-latina: il postporno è ovunque qualcuno ne rivendichi la definizione.
“Alla base c’è il concetto che il sesso dovrebbe essere qualcosa che ti libera, non una gabbia che costringe”, racconta a Fq Millennium Slavina, performer italiana trasferita a Barcellona, autrice del blog Malapecora. “La pornografia è normativa, cioè definisce cosa è normale e legittimo e cosa no. Il mercato ci ha insegnato che esistono corpi per il piacere: la donna piccola, magra e bella; l’uomo basso con un pene gigantesco. Chi è diverso al massimo viene feticizzato in quanto tale. Il postporno invece fa prendere la scena alle soggettività marginali, non solo alla donna”.
Questo underground vive di festival e incontri in spazi auto-organizzati, che usa internet anche se viene regolarmente censurato e pubblica libri ai margini cercando di tenersi aperto uno spazio. Il difficile resta la produzione cinematografica. Per conto di Erika Lust, la più nota regista e produttrice del porno al femminile (anche lei intervistata in questo numero di Fq MillenniuM), Lidia Ravviso girerà il primo film del genere in Italia tra Ostia e Roma: “Lo faremo con tutte le difficoltà che ne derivano, visto che da noi è vietato. Cerchiamo qualità e attori con corpi differenti, non per forza professionisti. Ma da noi fa paura fare porno: ti affibbiano un’etichetta che non ti togli più, ti cerca la stampa, ma soltanto per una curiosità morbosa».
Leggi il reportage completo su FqMillennium di luglio, in edicola