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Potenza, arrestato cittadino macedone legato all’estremismo islamico: si addestrava per un attacco terroristico

Il 29enne  Agim Miftarov era ospite del Centro di Permanenza per il Rimpatrio nel potentino dal 27 aprile. Aveva visto circa 900 video sull'uso e sulle potenzialità delle armi da guerra. Il gip: "Imminente e concreto il pericolo di un attentato"
Potenza, arrestato cittadino macedone legato all’estremismo islamico: si addestrava per un attacco terroristico
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Aveva visto circa 900 video per modificare armi, Agim Miftarov, il 29enne macedone arrestato dai Ros con l’accusa di addestramento ad attività con finalità di terrorismo. “La gravità e attualità dei fatti fa ritenere imminente e concreto il pericolo che dalle condotte dell’indagato scaturissero reati ancora più gravi, quale quello di porre in essere un attentato attesa l’azione di auto addestramento compiuto” scrive il gip della Procura di Roma, Anna Maria Gavoni, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il ragazzo era ospite del Centro di Permanenza per il Rimpatrio nel potentino dal 27 aprile, a seguito di una perquisizione del suo appartamento nel viterbese nel quale erano stati trovati droni e abbigliamento militare. L’ipotesi è che Agim si stesse auto-addestrando in vista di eventuali future iniziative terroristiche.

L’indagine sul cittadino macedone è il risultato dell’analisi web che il Ros conduce dal 2009, per ricercare e identificare soggetti a rischio di radicalizzazione attraverso i profili social. In particolare, il profilo di Agim ha destato l’attenzione perché conteneva materiale riconducibile a gruppi terroristici: interesse per le armi e per le informazioni sulle attività dello Stato islamico. È emersa anche l’ossessione per i video addestrativi – che secondo le autorità visionava in grandissima quantità – sull’uso e sulle potenzialità delle armi da guerra, di quelle in commercio e per le armi bianche. Sui social aveva inoltre circa 4mila contatti tutti legati al mondo dell’estremismo islamico.

Prima di essere trasferito nel centro di permanenza, Agim viveva come un eremita. Faceva il boscaiolo e tornava spesso nel suo Paese di origine. L’uomo riduceva al minimo i contatti con l’esterno e temeva perquisizioni da parte dei carabinieri, tanto che una volta dopo essersi ferito con un’ascia non è andato al pronto soccorso.

 

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