“Nessuno rimase con le mani in mano in quella mattina funesta che pareva una festa di paese. Oh la psicosi, finalmente la psicosi. L’orrore riempiva tutti di joie de vivre”.

Dopo il diluvio (Exorma Edizioni) – meravigliosa, cinica, sanguigna e brutale opera prima di Leonardo Malaguti – si alimenta dentro un mondo brechtiano con sfondi allegorici di Hieronymus Bosch e Pieter Bruegel. Il contadino Marz, preso dalla paranoia (il suo gioco preferito) scompare nel bosco all’alba della grande alluvione. Un diluvio che sommerge un villaggio ubicato in una conca e che lascia strascichi folli nei sopravvissuti. In attesa di un esercito nemico che non arriva mai, il militaresco Krauss scrive il grande romanzo della vita per poi soccomberne, il mite factotum del bordello stupra la giovane Nana, l’invasato pastore Thulin incalza la folla per portare al rogo un’adultera straniera, il commissario Adam Val Loot cerca verità nelle menzogne popolari, la menomata Berta macella tranci di manzo ricordando con gioia i tempi della giovinezza e dei massacri guerreschi.

Tragedia e comicità postmedioevale si mescolano nel tratteggiare l’affresco di una comunità abbruttita, logorata da odi intestini e incomprensioni religiose e culturali. Il contadino Marz forse tornerà portandosi appresso un esercito occupante, o forse no. Quello che interessa al narratore è raccontare lo spaccato di un borgo mitologico in un periodo imprecisato tra le due guerre mondiali, farlo diventare spaccato dei nostri giorni. Per qualsiasi calamità “si sarebbe poi data la colpa all’invasore o, in assenza d’altro, agli infermi, situazione più propizia non poteva presentarsi”

La notte dei botti di Biagio Cepollaro (Miraggi edizioni) è un formidabile testo profetico sull’Italia e il mondo occidentale contemporaneo, seppur sia stato scritto oltre 30 anni fa. L’autogrill, utilizzato come tempio del decadentismo consumistico, dove un’umanità ormai sopraffatta dalla propria stessa esistenza attende notizie su un improbabile golpe, tra scaffali del ristorante visto come uno stadio sudamericano da tempi di dittatura, Te recuerdo Amanda e mani tagliate. Sotterfugi della grande organizzazione burocratizzata, ascoltati di straforo da una serie variegata di personaggi, divisi tra resistenti e collaboratori, in un vortice sempre più allucinato e visionario.

Con un linguaggio lirico e postmoderno Cepollaro, reduce dall’esperienza del Gruppo letterario 93 con Mariano Bàino, Lello Voce, Lorenzo Durante, Gabriele Frasca, Marcello Frixione, Tommaso Ottonieri, la collaborazione con Nanni Balestrini e la fondazione della rivista Baldus, tesse una trama vorticosa e eccitante dove la parola diviene ultimo baluardo contro la stupidità del potere.

La trappola di Delfino Cinelli (Divergenze), lavoro breve dello scrittore e traduttore toscano scomparso nel 1942. Pubblicato l’ultima volta nel 1934 il romanzo di Cinelli narra dell’innamoramento dell’introverso e schivo marchese di Ciciano per la moglie di Pulce, un cacciatore di frodo e oste del borgo dove è ambientata la vicenda. In un crescendo drammatico la storia si sviluppa in nodi narrativi che ruotano intorno al concetto della vendetta e delle alleanze.

Jazz, rock, Venezia di Roberto Saporito (Castelvecchi), rapido e veloce romanzo suddiviso in tre parti ognuna con un narratore differente: seconda, prima e terza persona, farcito (come i precedenti testi dell’autore albese) di citazioni da Joan Didion a Milan Kundera, accompagnato da una colonna sonora specifica. Tre personaggi: un trombettista jazz, un chitarrista indie rock, una fotografa antiquaria, le cui vicende si sfiorano, si incrociano, si scontrano. Un romanzo sull’ossessione, la ricerca del sogno perfetto, la pacificazione con il passato e i propri miti.

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