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Cronaca

Ultimo aggiornamento: 13:39 del 17 Aprile 2018

Bologna, la prima volta di un vescovo in un centro sociale: “Qui per dialogare”. Gli antagonisti: “Stesso concetto di accoglienza”

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Seduti l’uno accanto all’altro ci sono i “disobbedienti” e ci sono i diaconi, ci sono gli uomini di Chiesa e chi “la lotta la fa sporcandosi le mani, ma anche la fedina penale”. A Bologna, ieri sera 16 aprile, per la prima volta un arcivescovo ha varcato la soglia di un centro sociale in città. Monsignor Matteo Zuppi, il prete di strada che nel 2015 Papa Francesco  ha inviato in città, ha portato i discorsi di Bergoglio in quello che è forse il più “ribelle” dei centri sociali del capoluogo emiliano, finito più volte al centro delle indagini della Procura, il Tpo. Assemblea a microfono aperto, sacro e profano assieme per la presentazione di  “Terra, casa, lavoro”, il libro, edito da Il Manifesto, che riunisce tre discorsi di Papa Francesco con i movimenti popolari in giro per il mondo.

Ad accomunare noi e la Chiesa di Francesco è l’accoglienza senza se e senza ma per tutti”, spiega Domenico Mucignat, storico attivista del Tpo, che ha iniziato a tessere la trama del dialogo con Zuppi da tempo sulla questione dell’accoglienza migranti, “E poi il protagonismo diretto dei poveri, dei movimenti. Più volte Francesco li ha invitati a alzare la testa e prendersi quello che gli spetta, senza aspettare i grandi interventi delle ong e degli Stati”. “Se parlare qui fa notizia siamo messi male”, ha detto monsignor Zuppi riferendosi all’eco mediatica che la sua visita ha suscitato. “Il dialogo serve a costruire ponti, bisogna aggiornare le geografie, anche perché parlare non significa diventare uguali. Siamo liberi da qualunque strumentalità, per questo siamo qui”, continua prima di leggere e commentare alcuni passi del libro. Accanto a lui c’è Luciana Castellina, fondatrice del Manifesto. Si  parla di Marx e di Lenin, di Papa Giovanni XXIII e della tesi del nono congresso del Pci che volle inserire Togliatti, “una religiosità autenticamente vissuta può essere un grande contributo alla critica del capitalismo”. Sinistra e Chiesa tornano a parlarsi su terreni comuni, “la Chiesa sta esternando alcune sue ibridazioni con i movimenti sociali latinoamericani – dice uno dei partecipanti – per noi di sinistra è un incontro, non una delega alla Chiesa”. “Il fatto che il popolo dialoghi con chi ogni giorno, tra gli ultimi, pratica forme di illegalità, come la resistenza e le occupazioni, è interessante”, osserva Mucignat.  Le divergenze restano, ma le affinità ci sono: “Sull’accoglienza è più facile trovare un rapporto con un parte della Chiesa che con il ministro Minniti o quello che è stato il governo Gentiloni”

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