Il governo Gentiloni sarà anche alle battute finali. Ma questo non impedisce al Tesoro di rafforzare la squadra con un concorsone per 400 funzionari. E nemmeno di indicare i nomi per le poltrone delle società pubbliche con i consigli in scadenza. Nonostante un mandato ormai agli sgoccioli, il ministro Pier Carlo Padoan ha infatti deciso di ampliare l’organico del ministero dell’Economia con una nuova infornata di potenziali funzionari che potrebbero prendere servizio quando il dicastero avrà un altro inquilino. Contestualmente il Mef sta anche ridisegnando i vertici delle partecipazioni statali giunti ormai a fine mandato.

Ben presto toccherà a Saipem che, nell’assemblea del 3 maggio, dovrà rinnovare il consiglio di amministrazione. Per l’occasione, su indicazione del Tesoro, i soci a controllo pubblico, Eni e Cassa Depositi e Prestiti, hanno presentato una lista congiunta che per la presidenza candida l’ex amministratore delegato delle Poste Francesco Caio, noto per la sua esperienza nelle telecomunicazioni, ma non certo in servizi di ingegneria. Secondo indiscrezioni, a volere il manager sarebbe stato proprio il Tesoro che vorrebbe la conferma dell’attuale capoazienda Stefano Cao, ma con poteri ridimensionati. Sembra infatti che il ministero dell’Economia stia anche spingendo per affidare a Caio delle deleghe operative “commissariando” di fatto Cao, che recentemente è finito nella bufera per le indagini Consob sugli ultimi bilanci Saipem.

Se Saipem è la prima della lista in ordine temporale, tra i rinnovi più delicati del momento c’è anche quello del collegio sindacale di Leonardo (ex Finmeccanica): il caso di Telecom Italia, che ha visto scontrarsi amministratori e controllori, ha infatti chiaramente testimoniato quanto possa essere rilevante il ruolo di un collegio sindacale. Ma la partita più importante sia per il governo presente che per quello futuro è senza dubbio la Cassa Depositi e Prestiti. Basta guardare il portafoglio della Cdp per capirne la ragione: il braccio finanziario dello Stato controlla infatti società come Poste, Fincantieri ed Eni. Essere presenti nel consiglio di Cdp significa quindi mantenere il potere su una ventina di società pubbliche, oltre che avere un ruolo di primo piano nel futuro di Telecom Italia di cui Cdp ha appena acquistato quasi il 5 per cento.

Il rinnovo del consiglio della Cassa è in calendario per l’assemblea del 23 maggio e le  liste dovranno essere depositate un paio di giorni prima. E, nonostante le smentite di rito, a Montecitorio c’è chi sostiene che da tempo Padoan e Gentiloni abbiano già deciso il da farsi con una manovra che sarebbe più agevole nel caso in cui a Palazzo Chigi arrivasse un premier tecnico. Eventualità da cui Padoan ha già messo al riparo le Ferrovie i cui vertici sono stati rinnovati anzitempo alla fine del 2017. Con l’occasione delle annunciate nozze fra Anas e Ferrovie, il ministro uscente ha infatti rinnovato con un anno d’anticipo il numero uno delle delle Ferrovie, Renato Mazzoncini e l’ad di Anas, Gianni Armani, oltre ai rispettivi consigli di amministrazione che sarebbero normalmente scaduti proprio in questi giorni. E che, invece, resteranno in sella fino al 2020.

Intanto già la scorsa estate ci sono stati dei movimenti anche ai vertici del Tesoro. Il capo della segreteria, Fabrizio Pagani, artefice, fra le altre cose, della fallimentare operazione Alitalia-Ethiad, è stato rinnovato nel 2017 all’interno del consiglio di amministrazione dell’Eni. Come ha reso noto La Notizia lo scorso 15 settembre, poi, in un potenziale ma evidente conflitto di interessi fra pubblico e privato, Pagani, “in prestito dall’Ocse sulla base di una convenzione” e quindi percettore di doppio stipendio Ocse e Tesoro, è diventato vicepresidente di una società privata specializzata nei fondi nel mattone, Serenissima sgr, di proprietà della Centrale finanziaria dell’ex Iri Giancarlo Elia Valori. Sempre la scorsa estate, il consigliere economico di Padoan, Stefano Scalera, è stato nominato presidente di Dea Capital real estate sgr, società di gestione immobiliare che fa capo al gruppo De Agostini e all’Inps su indicazione dell’ente guidato da Tito Boeri. Infine, a giugno 2017, Padoan aveva optato per assegnare fino al 2019 al suo portavoce Roberto Basso la presidenza della Consip, la travagliata centrale di acquisti della pubblica amministrazione.

Aggiornato da redazione web il 17 aprile alle 9.30

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