È arrivato il via libera della Commissione europea alla fusione tra Bayer e Monsanto: nasce così un gruppo chimico-biotecnologico che sarà il più grande produttore mondiale di semi e pesticidi al mondo. Una superpotenza destinata a controllare, secondo le stime, tra il 24% e il 29% delle quote di mercato del settore. Ma quello dell’Ue è un “sì” condizionato all’attuazione degli “ampi rimedi” proposti per eliminare la sovrapposizione delle società nei settori di sementi, pesticidi e agricoltura digitale. Una decisione che “assicura concorrenza efficace e innovazione” in questi ambiti che godono già delle coperture necessarie, ha sottolineato la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager. “Abbiamo approvato i piani di Bayer per rilevare la Monsanto perché i rimedi delle parti, che valgono più di sei miliardi di euro, soddisfano pienamente i nostri problemi di concorrenza”, sottolinea ancora Vestager, che adesso dovrà verificare il rispetto degli impegni presi dall’azienda di Leverkusen. Fino a quel momento la fusione è approvata, ma non potrà concretizzarsi.

“La transazione crea il più grande player integrato globale di semi e pesticidi”, scrive Bruxelles. Nell’ambito di un’indagine approfondita, la Commissione ha valutato oltre 2.000 mercati di prodotti e 2,7 milioni di documenti interni. E ha concluso che la transazione, come era stata notificata, avrebbe ridotto significativamente la concorrenza sui prezzi e sull’innovazione in Europa e su scala mondiale in molti mercati. La Commissione nutriva inoltre preoccupazioni che avrebbe rafforzato la posizione dominante di Monsanto su alcuni mercati, dove Bayer è un suo importante sfidante.

“In particolare – ha aggiunto ancora Vestager -, abbiamo assicurato che il numero di player mondiali in concorrenza attivi nel mercato resti lo stesso. Questo è importante perché abbiamo bisogno di una concorrenza che assicuri agli agricoltori una scelta tra diverse varietà di semenze e pesticidi, a prezzi abbordabili”. Secondo la commissaria, inoltre, “ci serve concorrenza per incitare le società a innovare nell’agricoltura digitale e continuare a sviluppare nuovi prodotti che soddisfano gli elevati standard di regolamentazione in vigore in Europa, nell’interesse di tutti gli europei e dell’ambiente”.

Così, per portare a casa l’ok dall’Antitrust comunitario, Bayer ha dovuto impegnarsi per risolvere questi problemi di concorrenza, rinunciando a parti di attività industriali, che ha ceduto a Basf. Così facendo ha passato lo scettro a un concorrente diretto che è però un altro grande gruppo chimico tedesco, così da garantire alla Germania il primato nel settore. Non solo, la “società delle aspirine” si è impegnata anche a cedere a Basf quasi la totalità delle sue attività globali di semi e tratti (la caratteristica geneticamente modificate dei semi), compresa la divisione di ricerca e sviluppo finora impegnata a creare un prodotto concorrente al glifosfato di Monsanto, il pesticida più usato in tutto il mondo per controllare le erbe infestanti. Infine, Bayer si è impegnata a concedere una licenza per l’intero prodotto agricolo digitale globale, per garantire la continua concorrenza su questo mercato emergente.

Ma proprio quello del glisfosfato era uno dei punti più cruciali sottolineati dall’Ue: a gestirne il commercio mondiale è proprio la Monsanto, che per prima lo ha lanciato sul mercato. Dopo un acceso dibattito, nel dicembre scorso l’Europa aveva rinnovato le autorizzazioni all’utilizzo e alla vendita di questo prodotto per altri cinque anni: decisivo era stato il voto della Germania, che dopo tentennamenti e astensioni si era pronunciata a favore. Una mossa che permetteva di garantire il commercio a un prodotto che ora è di proprietà proprio della tedesca Bayer.

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