Mettere un tetto alla presenza di bambini extracomunitari negli asili nido del Veneto. La difesa della popolazione autoctona rispetto a coloro che sono arrivati solo negli ultimi 15 anni, sembra ormai diventata un’ossessione, a Venezia, per quanto riguarda l’utilizzo dei servizi sociali, dalle scuole materne agli istituti di ricovero. L’ultima dimostrazione è un progetto di legge che era stato presentato alla presidenza del consiglio regionale, ma di cui praticamente nessuno si era accorto, mentre è ora passato in Quinta Commissione per la presentazione. E’ l’ultima di una lunga serie di iniziative che costituiscono ormai un segno distintivo della maggioranza di centro destra che appoggia la giunta di Luca Zaia.

Un anno fa era stato approvato un trattamento di favore, nelle graduatoria degli asili nido, per i figli dei residenti in Veneto da almeno tre lustri. Già allora le polemiche non erano mancate, ma adesso si propone di individuare a priori la quota massima di presenza di chi è figlio di cittadini extracomunitari. Un intervento ancora più limitante che dovrà essere discusso dalla commissione prima di passare all’eventuale voto in aula.

Il progetto porta il numero 240 e il titolo: “Modifica alla disciplina degli interventi regionali per i servizi educativi alla prima infanzia: asili nido e servizi innovativi’, per “garantire a tutte le famiglie le stesse possibilità di accesso ai servizi educativi, in base a una percentuale determinata dall’analisi (dati ISTAT) della provenienza della popolazione residente”. Firmatari sono l’architetto padovano Maurizio Conte, eletto nella Lista Tosi, passato poi al gruppo Veneto per l’Autonomia, di fatto in quota Forza Italia, e la veronese Giovanna Negro di Fare!

Il ragionamento: ci sono troppi extracomunitari che portano via i posti ai bambini veneti. “La ratio della proposta è sostanzialmente quella di circoscrivere la categoria di coloro che sono legittimati ad effettuare la predetta domanda, in ragione della limitatezza delle risorse finanziarie disponibili: in altri termini, riteniamo che si debbano offrire le stesse opportunità, in modo proporzionale, a quei cittadini che dimostrino di avere un ‘serio legame’ con il territorio della nostra Regione, vuoi perché vi risiedono, vuoi perché vi lavorano e vi soggiornano”. Concetto piuttosto indefinito, quello di “serio legame” tra individuo e territorio, che si accoppia all’esigenza di garantire il servizio degli asili nido (in regime di contenimento di spesa pubblica) al “maggior numero possibile di soggetti”.

In realtà a stabilire quanti extracomunitari potranno essere accettati è la giunta regionale che, nel caso la legge venga approvata, stabilirà la percentuale ogni due anni, in base al dato degli stranieri residenti in Italia elaborato dall’Istat. In base al testo scritto, par di capire che il numero di extracomunitari negli asili nidi non dovrà superare la percentuale degli stranieri rispetto alla popolazione, con aggiustamenti nei Comuni dove la presenza extracomunitaria dovesse essere maggiore.

In questo modo saltano tutti i valori attribuiti al reddito della famiglia, visto che gli indicatori Isee sono in genere più sfavorevoli agli italiani rispetto che agli stranieri, cui vanno punteggi più bassi. La proposta non parte da consiglieri regionali leghisti, ma il risultato non cambia. Lo slogan “Prima i veneti”, coniato da Zaia, continua ad imperare. “Questa è una follia” è il commento sarcastico di Jacopo Berti, capogruppo dei Cinquestelle.

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