La vera libertà, diceva Adorno, non sta nello scegliere tra A e B, ma nel sottrarsi a questa scelta obbligata. Provando a proporre possibilità alternative e impensate, che si avventurino al di là di ciò che già v’è o si presume possa essere forma esclusiva. Ed è per questo che vorrei oggi parlarvi di un progetto sociopolitico che, per riprendere la formula adorniana, va al di là di A e B. Tale progetto risponde al nome di “villaggi sovrani“. Così leggiamo in quello che, con diritto, può essere considerato il manifesto programmatico, reperibile in rete al summenzionato sito:

Con i Villaggi Sovrani si realizza la “Total Devolution”, cioè totale trasferimento di poteri e di competenze da parte delle nazioni in favore di una parte del loro territorio per renderlo migliore e massimamente produttivo.

L’idea cardinale, massimamente degna di essere pensata, consiste nell’abbandonare il campo del falso conflitto tra mondialismo e nazionalismo. Per provare a pensare altrimenti. In questo caso, per provare a ripensare il principio del locale nel quadro dell’open space del sistema planetarizzato. I villaggi sovrani coincidono con lo spazio minimo della microcomunità che si autogestisce sovranamente, in ciò rivelandosi assai vicina al paradigma greco della polis come viene, ad esempio, tratteggiata nella “Politica” di Aristotile. L’esatto opposto dello spazio mondializzato a sovranità annichilita, quand’anche venga presentato con lessico suadente come “vilaggio globale”. Gli Stati nazionali e, ancor più, gli spazi post-nazionali del mondialismo sono strutturalmente farraginosi e scarsamente vicini alle esigenze dei cittadini: lenti nel rispondere alle loro esigenze, dalle quali si sentono, anche geograficamente, distanti. Così si legge nel summenzionato testo programmatico:

Tutto quello di buono e di giusto che non è possibile fare, tutto e subito, su tutto il territorio delle nazioni sovrane, è invece possibile farlo, tutto e subito, su delle piccole porzioni di territorio di quelle stesse nazioni sovrane. Quelle piccole porzioni di territorio sono i Villaggi Sovrani.

L’idea centrale, pienamente coerente con il paradigma aristotelico, si cristallizza nel lemma comunità. I villaggi sovrani sono spazi comunitari limitati e centrati sul principio di solidarietà operativa, dunque sul nesso biunivoco del dare e del ricevere. A cui ogni cittadino deve prendere parte. I villaggi sovrani debbono partire da Stati nazionali che vogliano attuarli e saranno incardinati sulla norma della gratuità dei servizi, in antitesi con il privatismo competitivista del sistema mondializzato oggi imperante. Rispetto per l’ambiente, per il libero sviluppo della spiritualità, per l’altruismo, per la figura umana sottratta ai processi di mercificazione: ecco, in ordine sparso, alcuni dei capisaldi del progetto. Al di là dei quali, è bene lumeggiare l’intento generale e la complessiva espressività filosofico-politica. Mi pare, in sintesi, un progetto degno della massima importanza. Che merita attenzione e, soprattutto, attuazione.

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