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Elezioni 2018, gli italiani al voto tra anarchia e fascismo

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Alcuni giorni orsono sono andato a fare una supervisione presso una comunità terapeutica. Si tratta di una discussione col gruppo degli operatori per cercare di comprendere e affrontare i problemi emergenti. L’elemento di cui abbiamo parlato era la tendenza degli ospiti a contestare tutte le regole che la comunità pone per la loro permanenza. Gli operatori hanno provato a spiegare che le regole servono e sono state definite anni orsono per permettere alla convivenza di dipanarsi in modo accettabile per tutti. Sono inoltre una cornice, in termini psicologici un setting, che aiuta a comprendere ognuno di loro nei vissuti più intimi che si manifestano anche negli scostamenti che si determinano dai modi corretti di porsi. La comprensione delle dinamiche relazionali aiuta nel percorso di miglioramento e guarigione.

Riflettendo su questa discussione mi è venuto in mente un parallelismo con il resto della società e con quelli che paiono essere i probabili risultati elettorali. Solo questo sappiamo con una ragionevole certezza rispetto alle future elezioni: in maggioranza non vogliamo né la vittoria del centrodestra, né del centrosinistra né dei 5 stelle. Anche la coalizione più gettonata nei sondaggi raggiunge a stento il gradimento di poco più di un terzo della popolazione. Viene in mente il finale della famosa poesia Non chiederci la parola di Eugenio Montale che recita “Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.

Mi pare che la nostra società sia attraversata da un parlamentarismo e revanscismo esasperato ed esasperante per cui ogni regola può essere contestata. Quelle che un tempo erano considerate autorità vengono contestate in tutti gli ambiti; dalla scuola ove professori vengono villaneggiati o addirittura picchiati alla sanità dove i medici vengono contestati col parere del “Dr Google” per poi essere denunciati se qualcosa va male.

Questa società “liquida” secondo la famosa definizione di Bauman crea solo onde che qualcuno cavalca per poi essere, come avviene ai surfisti, travolto. Le pulsioni profonde della società sono quindi da un lato profondamente anarchiche, volte a distruggere ogni emblema di autorevolezza, e dall’altro intrise della nostalgia per un autoritarismo fascistoide in cui un guru o un uomo della provvidenza decida per tutti.

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