La nuova riforma sulle intercettazioni – che scatterà fra cinque mesi – non piace né nel palazzo di Giustizia di Milano, né in quello di Palermo. Le critiche arrivano nel giorno dell’apertura dell’anno giudiziario nelle 26 corti d’appello del paese. Per il procuratore generale di Milano Roberto d’Alfonso le nuove norme rischiano di “limitare il quadro investigativo sia nel procedimento nel quale (…) sono state disposte sia in altri procedimenti ove esse potrebbero essere utilizzate, anche a distanza di tempo”.  Anche se comunque, a dire del Pg, “pur riconoscendo l’indifferibilità di una nuova disciplina normativa, deve osservarsi che solo la concreta applicazione delle nuove disposizioni potrà chiarire se esse siano state in grado di raggiungere gli obiettivi perseguiti”.

Anche il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi è critico: “La recente riforma delle intercettazioni, a mio parere, rischia di non risolvere il problema da cui si dice sia nata ma al contempo creerà enormi difficoltà interpretative e applicative: a chi indaga e a chi è sottoposto alle indagini, al pm ma anche agli avvocati e anche ai giudici. “Ciò che è veramente necessario – ha spiegato – è che ci si dia il tempo di assorbire, digerire, metabolizzare il profluvio di riforme che ci ha investito in questi ultimi tempi. Il Parlamento è attualmente sciolto, dopo le nuove elezioni si vedrà chi ci governerà e quale sarà la nuova composizione del Parlamento. ma già ora si sente parlare in diversi programmi di riforma della giustizia. Quale ulteriore ennesima riforma?”. “Fosse solo la separazione delle carriere sarei quasi contento: tanto quella di fatto esiste già e si fa finta di non vederla. – ha proseguito – Ciò di cui abbiamo bisogno è invece l’esatto opposto. Abbiamo bisogno di un congruo periodo di fermo biologico in materia di riforme della giustizia o del processo, necessario non per il ripopolamento ma per riportare la calma nel mare dopo la tempesta delle riforme, non tutte positive, succedutesi in questi anni. Senza questo fermo biologico la confusione aumenterà e si allungheranno pure i tempi dei processi, vero grande problema della nostra giustizia”.

Le intercettazioni servono, servono eccome” e anche se “è presto per tratteggiare un giudizio sull’applicazione di norme la cui efficacia non è ancora attuale è evidente che qualcosa andava fatto sul piano della diffusione e sul piano della violazione del segreto” ha detto procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, che nella sua relazione in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario esprime, però, una perplessità: “Unico punto che mi lascia perplesso – ha sottolineato il pg – riguarda quella sorta di ‘appalto’ agli ufficiali di polizia giudiziaria nell’attività di selezione preventiva delle conversazioni da ritenere irrilevanti, estranee, private”. “L’intercettazione è un atto di indagine del pubblico ministero, egli ha la responsabilità di quel che si fa o quel che non si fa e di come si fa – ha osservato – non è ammissibile che si metta nelle mani dell’amministrazione, al di là del vincolo gerarchico-funzionale verso il titolare dell’indagine, un vaglio di tal genere”.

Milano: “Minaccia terroristica elevata”
Da Milano arriva anche l’invito a non abbassare la guardia sul terrorismo: “Lo stato della minaccia terroristica jihadista rimane assai elevato nel nostro Paese” scrive Alfonso nel testo del suo intervento. Il pg evidenzia che “la sollecitazione a colpire l’Italia è stata avanzata dai vertici dello Stato islamico in vari proclami ma è confermata dalle inchieste“.

Roma: “Su Consip sistematica turbativa d’asta”
La vicenda Consip ha messo in evidenza “la pervasività di un sistema di partecipazione alle gare pubbliche che ne prevede la sistematica turbativa, attraverso accordi tra grandi imprese” ha detto il procuratore Generale di Roma Giovanni Salvi parlando dei reati contro la pubblica amministrazione nel corso del suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Per il pg di Roma dalle molte indagini in materia di reati contro la pubblica amministrazione condotte nell’anno passato risulta “confermato quanto già si osservava nelle precedenti relazioni: la centralità, ai fini dell’affermazione della legalità, del funzionamento regolare non solo della rappresentanza politica, ma soprattutto delle strutture amministrative, che dalla debolezza della rappresentanza hanno tratto vigore e a volte sembrano operare in accurato disordine”

A Firenze allarme corruzione
“Sono aumentate le iscrizioni per delitti contro la pubblica amministrazione”, ma “il dato appare tuttavia fin troppo modesto di fonte alla gravità e alla diffusione del fenomeno, come comunemente percepito, tale da dover essere qualificato come una vera e propria emergenza, dovendosi ritenere che oltre ai casi accertati ne sia stata commessa tutta una serie di altri analoghi, sfuggiti alle indagini” ha spiegato il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, nella sua relazione. Viola, in particolare, tra i reati contro la pubblica amministrazione, ha sottolineato la rilevanza della corruzione e ha parlato di “dimensione colpevolmente sottovalutata laddove si pensi che, secondo stime di Confindustria, la corruzione è un fenomeno che ha un impatto sul Pil prossimo all’1 per cento, che scoraggia investimenti dall’estero e costa all’erario miliardi di euro”. Secondo il procuratore generale di Firenze, “il grave è che non si tratta di occasionali ed episodiche violazioni delle legge penale, bensì di un vero e proprio sistema, di una sorta di connotazione permanente del nostro assetto sociale, che dimostra quanto poco radicato sia il rispetto delle regole, quanto inefficace sia lo stesso processo penale, da solo, per porre un limite alla corruzione”.  Viola ha anche sottolineato che “sono in complessiva crescita i reati in materia di inquinamento ambientale“, e tra questi il procuratore generale ha messo in evidenzia gli incendi boschivi e in particolare quelli avvenuti nella provincia di Grosseto e all’isola d’Elba. In leggero calo, ma “ancora numerosi nel distretto, gli infortuni anche mortali sul lavoro”, ha concluso Viola.

Torino e il caso prescrizioni: “Qualcuno non ha fatto fino in fondo il proprio dovere”
Ha cominciato citando due gravi casi di processi per abusi sessuali caduti in prescrizione a Torino, e affermando che nel capoluogo piemontese “qualcuno non ha fatto fino in fondo il proprio dovere”, il presidente reggente della Corte d’Appello del Piemonte, Edoardo Barelli Innocenti, nel proprio intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario nel capoluogo subalpino. “Sono stati due episodi tristi – ha aggiunto – che non hanno colpito solo l’opinione pubblica ma tutti i magistrati della corte”. Barelli Innocenti ha preso atto che il settore penale della Corte d’Appello di Torino è “in grave crisi da anni” e ha aggiunto che “noi magistrati non dobbiamo nascondere le nostre responsabilità: qualcuno in passato non ha fatto fino in fondo il proprio dovere e non ha seguito le direttive che il precedente presidente, Mario Barbuto, aveva emanato” per ridurre il numero dei fascicoli arretrati

Genova, “il reato di tortura è inadeguato”
La nuova norma che ha introdotto il reato di tortura è “inadeguata” e “reticente” ha detto il procuratore generale della corte d’appello di Genova Valeria Fazio nella relazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Il reato di tortura – sottolinea il magistrato – viene disegnato come un illecito ad autore libero, anziché proprio dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico sevizio. È per me incomprensibile la resistenza di molti alla introduzione di un reato proprio, perché ritenuto carico di significati stigmatizzati nei confronti delle forze dell’ordine: una posizione che non coglie la necessità, al fine di garantire il rispetto dovuto ai corpi di polizia, di una presa di distanza netta da ogni ipotesi di abuso e dai loro autori”.  Il procuratore generale ha poi sottolineato come nei vecchi procedimenti del G8 del 2001 “la carenza di tutela dei diritti dei cittadini è stata originata non solo dalla mancanza del reato di tortura, ma anche dalla estrema difficoltà delle indagini, dai tanti autori di abusi restati ignoti, dalla durata dei dibattimenti, dalle prescrizioni conseguenti e dalla carenza di adeguate sanzioni disciplinari”.

Bari, “ferocia oltre ogni limite” della mafia del Gargano
La “ferocia oltre ogni limite” della mafia del Gargano è stata sottolineata dal procuratore generale di Bari, Anna Maria Tosto, nel suo intervent. Parlando dell’area del foggiano, Tosto ha ricordato che questa “emergenza criminale da più parti giustamente definita di rilevanza nazionale“, “non è un fenomeno nuovo ma in quest’ultimo anno il susseguirsi di efferati omicidi ha come svelato la gravità della situazione”. Ha quindi fatto riferimento ai delitti di San Severo, Apricena, Foggia e il quadruplice omicidio dell’agosto scorso a San Marco in Lamis. “Omicidi – ha detto il Pg di Bari – segnati da una ferocia oltre ogni limite: la mafia del Gargano non si limita ad uccidere, alla vittima spara sistematicamente il colpo di grazia, le spara al volto o alla teca cranica, a brevissima distanza perché di quella persona sia cancellata l’identità, non resti niente, neppure la memoria. Il ricorso alla violenza e alle armi è elevato a sistema; la violenza è impiegata con modalità esemplari perché dispieghi tutta la potenza intimidatoria possibile”. Per il Pg “omertà e mancanza di collaboratori di giustizia” su quel territorio sono la “dimostrazione di legami criminali strettissimi che non ammettono quelle smagliature che persino la mafia siciliana ha subito”. Ha quindi spiegato il fenomeno sempre più diffuso delle cosiddette “estorsioni ambientali” nel quale “l’imprenditore, il commerciante, l’operatore economico, spesso non attende la richiesta estorsiva, sa che la possibilità di lavorare, di intrattenere relazioni, la tranquillità sociale e familiare dipende dal gruppo criminale egemone e a quel gruppo versa spontaneamente il pizzo”.

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