Gli alleati che lo “lasciano solo“. I bastoni tra le ruote delle “opposizioni“. Le “gestioni avventuristiche del passato” che hanno fatto aumentare il debito pubblico. E ovviamente i paletti europei, l'”ottusità” dei parametri di Maastricht. Insomma, una congiura. Che ha impedito a Silvio Berlusconi, puntualmente, di rispettare la principale promessa fatta agli italiani a partire dal 1994: “Meno tasse“. In vista del 4 marzo il leader di Forza Italia ha rispolverato la flat tax, prospettata per la prima volta 24 anni fa e mai realizzata. Ma la lista degli annunci rimasti lettera morta è lunghissima. Come le giustificazioni ex post: “Non dipende da noi”, “le cifre non consentono di fare ciò che vorremmo fare”, “sono rimasto solo”. Risultato: gli elettori devono puntualmente accontentarsi di manovre “senza nuove tasse”. Mentre l’impegno a ridurle viene di volta in volta rinviato. Parlano i numeri: dalla sua discesa in campo l’ex Cavaliere ha governato per oltre 9 anni e la pressione fiscale complessiva, dopo aver toccato un minimo del 39,1% nel 2005 (dati Ocse), ha ricominciato a salire fino a superare il 43% nel 2012. Oggi è al 40,3 per cento, contro il 38,7% del 1994. In mezzo c’è stata, en passant, la condanna definitiva per frode fiscale dell’uomo che oggi sostiene di voler mandare “in galera gli evasori”. E aggiunge: “La prima moralità della politica per noi è quella di mantenere gli impegni presi con gli elettori durante la campagna elettorale”.
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