Dopo aver visto Shane MacGowan, leader dei Pogues, sul palco della National Concert Hall di Dublino, lunedì 15 gennaio, vien da pensare che “il patto con il diavolo” non riesca a tutte le rockstar. Intendiamoci, non è detto che ciò sia un male. Non è forse meglio cedere al fascino di una vita sregolata, orgogliosamente mostrata attraverso gli eccessi, piuttosto che sottomettersi a un’esistenza superbamente ostentata mediante… una tinta? Bono Vox ma anche Nick Cave, giusto per citare alcuni ospiti (tinti) presenti alla serata, avrebbero da ridire.

Shane, ancora alle prese con una vecchia frattura al bacino ha così celebrato i propri 60 anni circondato dall’affetto del pubblico e dagli amici di una vita passata tra mille peripezie. Per comprendere in poche righe la cifra del personaggio, si faccia riferimento alle parole di Irvine Welsh, amico scrittore, il quale dice:”Shane ha compiuto 60 anni! Cioè, è ancora qui! Non importa come, ma è ancora qui e questo è rassicurante”.

In effetti, orientando lo sguardo verso gli eccessi compiuti dal “nostro”, ci si chiede davvero come possa essere ancora in vita. Uno di quei personaggi i cui aneddoti potrebbero riempire intere pagine di libri. MacGowan è noto per la proverbiale dipendenza dall’alcol; impossibile scinderne il connubio, al punto da essere definita dal rocker stesso: “un’unione di fatto, riuscita e definitiva”.

Fate attenzione, sono numerose anche le vicissitudini legate all’eroina. A tal riguardo, pare che a farlo incarcerare nel 2002 per abuso, sia stata Sinead O’Connor, dopo un disastroso concerto tenutosi all’Olympya Theatre: “È un angelo vicino alla fine che ha bisogno di aiuto” – disse la cantautrice. Immaginare cosa possa aver pensato di lei il musicista nell’istante dopo averlo saputo, rientra di dovere tra le questioni rivolte alla cosiddetta fascia protetta…sorge inoltre spontaneo chiedersi da quale pulpito siano giunte tali parole, considerando le catastrofi a tratti demenziali partorite nei medesimi periodi dalla cantante.

In ogni caso, anche Sinead era presente lunedì, sul palco. Ciò vuol dire soltanto una cosa: che le strade dell’affetto e dell’amicizia sono realmente infinite.

Tornando al concerto, tra gli altri hanno preso parte, come detto, Nick Cave e Bono Vox ma anche Bobby Gillespie dei Primal Scream, Johnny Depp, Carl Barat, Lisa ‘O Neill, Glen Hansard e altri artisti, che hanno riproposto brani dei Pogues. Non è tutto. Il Presidente irlandese Michael D. Higgins, ha insignito MacGowan di un’onorificenza per quanto fatto nella propria vita, atta a riconoscere l’importanza e la poesia del suo lavoro e il proprio contributo alla musica irlandese.

I Pogues si sono formati a Londra circa 40 anni fa, la loro musica contempla una fusione anarchica di folk irlandese e punk, ma fate attenzione, se mai doveste trovarvi al cospetto di Shane, sarebbe fortemente sconsigliato sostenerlo, le ire del cantante potrebbero cogliervi seduta stante: “I Pogues non avevano nulla a che vedere con il punk – afferma il frontman – noi eravamo una vera Céilí band (traditional irish band). Non siamo mai stati punk”. E continua “Abbiamo solamente unito al folklore irish, gli strumenti elettrici e qualche imprecazione nelle liriche, tutto qui”.

In effetti, le imprecazioni sono un marchio distintivo inequivocabile, i Pogues ne hanno abusato sin dalle origini, se è vero che il nome del gruppo inizialmente era “Pogue Mahone”, storpiatura dell’espressione gaelica “póg mo thóin” che significa (pari pari) “baciami il culo”.

L’iperbole della carriera non ha certo risparmiato alla band la sordida rete della gavetta, vissuta tra mille rifiuti: “Quando i Pogues ce l’hanno fatta è stato molto divertente essere pagati per cantare nei pub le stesse canzoni per le quali un anno prima ci avevano buttato fuori, chiosa il cantante”.

Il concerto di lunedì, pare sia stato un vero e proprio successo annunciato (i biglietti erano sold out in meno di 30 minuti). I fan, giunti ​​da tutto il mondo, hanno potuto vedere il loro idolo soltanto gli ultimi minuti quando, apparso visibilmente fragile e commosso, ha trovato comunque la forza di eseguire un finale di due canzoni mentre la folla irrompeva con un coro Happy Birthday da lacrime. Numerose le performance d’eccezione e i tributi a Dolores O’Riordan, scomparsa proprio in quella giornata.

Il solito dj qualunque sospetta fortemente che il diavolo abbia cercato in ogni modo di stringere il patto con Shane MacGowan, scoprendone però l’impossibilità. Forse dovuta al fatto che dietro quelle sembianze sghembe si nascondeva la sua stessa ombra.

9 canzoni 9 … dei Pogues

Lato A

Fairyitale of New York

Dirty Old Town

Fiesta

Turkish Song of the Damned

 

Lato B

The Sunnyside of the Streets

Summer in Siam

A Pair of Brown Eyes

A Rainy Night in Soho

Whiskey in the Jar

Articolo Precedente

Soundreef, l’annuncio di D’Atri e Fedez: “Oggi cade il monopolio Siae”

next
Articolo Successivo

Bianco, il nuovo disco è un omaggio a Niccolò Fabi e Led Zeppelin

next