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Funerale a coppia gay, don Leonardi: “Non si nega più. Oggi anche il caso di Welby non credo si ripeterebbe”

La firma di punta del quotidiano della Cei Avvenire e volto noto televisivo parla a ilfattoquotidiano.it delle esequie per i fidanzati 21enni, Alex Ferrari e Luca Bortolaso, che si sono svolte settimana scorsa in provincia di Vicenza. E difende la scelta del parroco: "Qualsiasi cristiano è convinto che quando un parroco in comunione con il proprio vescovo prende una certa decisione pastorale sa quello che fa"
Funerale a coppia gay, don Leonardi: “Non si nega più. Oggi anche il caso di Welby non credo si ripeterebbe”
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“Se non facciamo più i funerali ai conviventi, ai divorziati risposati, agli omosessuali finirà che non li faremo più a nessuno”. Ne è convinto don Mauro Leonardi, firma di punta del quotidiano della Cei Avvenire e volto noto televisivo, in merito al funerale dei due fidanzati 21enni, Alex Ferrari e Luca Bortolaso. I due ragazzi di Arzignano, in provincia di Vicenza, sono morti a Capodanno a causa delle esalazioni di monossido di carbonio mentre erano in vacanza a Ferrara di Monte Baldo, nel veronese. “Il loro – hanno raccontato gli amici – era un amore invidiabile, contagioso”. Il parroco, don Roberto Castegnaro, d’accordo con il vescovo di Vicenza, monsignor Beniamino Pizziol, non ha avuto dubbi nel celebrare in chiesa insieme i funerali dei due ragazzi.

“La cosa fondamentale – ci tiene subito a precisare don Mauro Leonardi a ilfattoquotidiano.it – è che oggi come oggi non succede mai che dei sacerdoti neghino i funerali. Qualche anno fa c’è stato il caso clamoroso di Piergiorgio Welby e non so se si ripeterebbe oggi. Con l’esortazione di Papa Francesco sulla famiglia, Amoris laetitia, si pone la questione della comunione ai divorziati risposati, ma non si pone la questione dei funerali. Che facciamo? Non facciamo più funerali ai conviventi, ai divorziati risposati, agli omosessuali?”.

Per don Leonardi “ha fatto benissimo il parroco, don Roberto Castegnaro, d’accordo con il suo vescovo, a celebrare i funerali in chiesa. Sono stati i famigliari cristiani dei due ragazzi a chiedere le esequie religiose e celebrarle è stato un gesto di carità. I famigliari delle persone omosessuali sono il primo livello di rispetto che la Chiesa deve avere. E certamente deve rispettare anche le persone omosessuali. Mi è sembrato soltanto un intervento polemico quello di chi ha perfino tirato fuori il Codice di diritto canonico per dire che i funerali non andavano celebrati. Ma non si è mai sentita questa cosa. La notizia sarebbe sicuramente finita subito se alcuni catholically correct non avessero gridato allo scandalo improvvisandosi giudici di qualcosa che non conoscono e che non è di loro competenza”.

Il sacerdote non ha dubbi: “Qualsiasi cristiano è convinto che quando un parroco in comunione con il proprio vescovo prende una certa decisione pastorale sa quello che fa. In concreto ha gli elementi migliori per decidere e giudicare se celebrare o no dei funerali perché è sul posto, vive e condivide la vita della gente cui dona il proprio tempo e le proprie fatiche. È fin troppo chiaro invece il disegno dei leoni della tastiera che sentenziano contro i legittimi pastori contando like, copie vendute, voti potenziali alle prossime elezioni e passate televisive”.

Per don Mauro Leonardi, infatti, chi attacca il parroco che ha celebrato i funerali dei due fidanzati “ha lo stesso comportamento del re Erode. Cosa dice Gesù nel Vangelo? ‘Venite e vedete’. Erode, invece, dice: ‘Andate e informatemi’. Fa esattamente come fanno spesso le persone che governano: convoca una riunione di esperti. Il primo livello è quello di rispettare le decisioni delle persone che stanno sul posto che hanno tutti gli elementi per valutare, quindi in questo caso il parroco e il vescovo. Mai permettersi di giudicare da lontano. Stare sul territorio è importantissimo. È il concetto di Chiesa periferica tanto caro a Papa Francesco. Chi centralizza, infatti, chiama gli esperti. Chi sta sul territorio vede le cose concrete, non le ideologie astratte”.

Twitter: @FrancescoGrana

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