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Mose, il provveditore opere pubbliche rivela i veri costi per il funzionamento: “Serviranno 80 milioni all’anno”

Il responsabile del ministero dei Trasporti di fronte alla commissione consiliare di Venezia ha parlato ufficialmente dei fondi che serviranno per tenere in vita la struttura, se mai sarà terminata. E ha ammesso: "Difficile arrivare a fine 2018 con i lavori terminati"
Mose, il provveditore opere pubbliche rivela i veri costi per il funzionamento: “Serviranno 80 milioni all’anno”
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Ammesso che venga ultimato, il Mose che deve salvare Venezia dalle acque alte costerà 80 milioni di euro all’anno per restare in attività e per essere mantenuto in buono stato di funzionamento. Finalmente qualcuno ha dichiarato apertamente quale sarà il vero costo del Mose, che ilfattoquotidiano.it aveva già anticipato più di un anno fa. Non bastano i 5 miliardi di costo complessivo per un’opera idraulica che non ha precedenti e che tante polemiche e discussioni ha suscitato negli ultimi vent’anni. Ci sarà anche un costo corrente piuttosto oneroso da pagare. La conferma viene dal provveditore alle opere pubbliche del Triveneto, Roberto Linetti, che ha anche annunciato come sarà difficile rispettare la scadenza di fine 2018 per completare l’opera e consentire che inizi la fase di avviamento.

“Non sarà facile arrivare a fine 2018 con i lavori terminati” ha detto parlando alla commissione consiliare di Venezia. Nel frattempo si sono incontrati a Roma il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, il presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione, Raffaele Cantone, e il prefetto di Roma, Paola Basilone. Non avrebbero discusso tanto dell’ipotesi di concludere il commissariamento del Consorzio Venezia Nuova, quanto dei non facili rapporti tra il Provveditorato e il Consorzio, nonché della mancanza di liquidità nelle case del Consorzio stesso.

Quando sarà ultimato e dopo la fase di collaudo che durerà un paio di anni, il Mose andrà affidato a un “gestore istituzionale”, una struttura che dovrà comunque impiegare circa un centinaio di persone, in una linea di continuità con il passato e quindi con lo staff che in questi anni si è occupato della realizzazione dell’opera. Linetti ha dichiarato: “Le persone che si sono occupate di questi temi al Provveditorato alle Opere Pubbliche, al Consorzio Venezia Nuova e a Thetis non possono essere mandate via”. Ha quindi spiegato quali saranno i costi di manutenzione. “Secondo noi, a regime, la gestione del Mose costerà circa 80 milioni di euro l’anno, che non sono molti per un’opera di questa importanza e complessità in un’area come quella di Venezia, considerando che tra i 20 e i 30 milioni di euro saranno solo i costi delle utenze per il funzionamento del sistema, e tra i 15 e i 20 milioni di euro i costi annui del personale”. La struttura richiederà l’impiego di “almeno un centinaio di persone”. A queste cifre vanno aggiunti “tra i 30 e i 40 milioni per la manutenzione vera e propria, che deve comprendere però anche gli interventi sull’ambiente lagunare, che a regime costeranno circa 15 milioni all’anno e che non potranno essere svolti che dal ‘cervello’ istituzionale che governerà il Mose”.

Al momento il problema è però quello di trovare i soldi per ultimare i lavori entro l’1 gennaio 2019 quando è fissato l’inizio della fase di collaudo. Il ministero delle Finanze ha già deliberato lo stanziamento di 221 milioni di euro. Ne sono però stati stanziati solo 40, mentre il Consorzio Venezia Nuova non è ancora riuscito a trovare una banca disposta ad accendere un mutuo per l’anticipazione dei soldi che servono per la cassa. Mesi fa è andata deserta la prima gara, adesso è in fase di organizzazione una seconda, nella speranza che possa andare a buon fine.

“I 221 milioni – ha spiegato il provveditore Linetti – servono per completare una sessantina di progetti, di cui una quarantina entro il 2018. Ma ho dei dubbi che si riescano a fare quaranta opere entro l’anno”. Lo stato dei cantieri? “Vanno male. Si pensi che nel 2017 ho liquidato una settantina di stati di avanzamento lavori, ma negli anni precedenti se ne liquidavano tra i 200 e i 300. Il meccanismo che dovrebbe tenere insieme progetti, lavori e finanziamenti non va più”. Non ha nascosto che le colpe siano anche pubbliche (soprattutto i ritardi nei finanziamenti statali), eppure ha puntato il dito anche contro le imprese che fanno parte del Consorzio. “Hanno seri problemi e mi chiedo se abbiano ancora le motivazioni iniziali a completare questi lavori. Con il commissariamento del Consorzio, i loro utili vengono accantonati in previsione delle cause per i danni”.

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