Sui banchi degli studenti a partire da oggi fino a fine mese verrà distribuita la Costituzione italiana. Il ministero dell’Istruzione in collaborazione con il Senato, il Quirinale e il ministero dell’Economia ha deciso di regalare ad ogni bambino della scuola primaria, ad ogni allievo della scuola secondaria di primo e secondo grado, il libro che ogni italiano dovrebbe avere in casa. Un’iniziativa presa per “festeggiare” i 70 anni della nostra Carta Costituente. Quando la ministra Valeria Fedeli me ne parlò a giugno per la prima volta credevo fosse l’ennesima promessa politica. Mi sbagliavo. Stavolta ogni ragazzo avrà la sua Costituzione. Sembra poco ma non è così. Per anni a giugno da maestro precario ho donato la Carta ai miei alunni sperando che un giorno la avessero in dona dal ministro o dalla ministra.

Un gesto che in qualche modo, dieci anni dopo, risponde all’invito che il maestro Mario Lodi fece in occasione del compleanno di dieci anni fa, il sessantesimo: “A Barbiana, nella scuola di don Milani, e in tante altre scuole erano esposti gli articoli della legge in cui si parla di valori, di principi e di diritti civili come spunti programmatici per una scuola formativa, moderna e libera. Nel 1948, quando la Costituzione fu promulgata, i sindaci la esposero per tutto l’anno nella sala comunale; sarebbe bello e significativo se, in occasione del sessantesimo anniversario fosse ancora esposta per tutto il 2008 non solo in tutti i Comuni, ma anche in tutte le scuole della Repubblica”, scriveva il maestro di Vho di Piadena.

Un primo passo ma non basta. Se la Costituzione verrà solo distribuita ai ragazzi ma non vi saranno insegnanti e dirigenti capaci di farla vivere nelle classi, l’iniziativa del ministero avrà perso buona parte del suo significato. Oggi più che mai in aula abbiamo bisogno di maestri ambasciatori della Costituzione, di uomini e donne che la conoscono, che la vivono e la sanno far vivere.
Qualche anno fa organizzai in Puglia una scuola per maestri e futuri maestri alla quale parteciparono Marco Rossi Doria, Federico Taddia, Paolo Limonta, Gian Carlo Visitilli e tra gli altri anche Gherardo Colombo. L’ex magistrato ad un certo punto si rivolse ad ogni partecipante chiedendo: “Mi saprebbe dire l’articolo cinque della Costituzione?”.

Nulla. Nessuna risposta. “Scusi, lei potrebbe citarmi l’articolo undici?”. Proseguì la simpatica “interrogazione” per qualche minuto. In quel momento mi resi conto che noi non conosciamo la nostra Carta Costituente. Sappiamo le tabelline, le regole grammaticali ma non sappiamo almeno i primi 12 articoli (i cosiddetti principi fondamentali). Ed è ancora più grave che a non conoscere la Costituzione siano gli insegnanti. So già che molti obietteranno che è meglio saper insegnare a leggere e a scrivere ma se anche un cittadino sapesse leggere e scrivere da Nobel ma non sapesse che lo Stato e la Chiesa cattolica sono indipendenti e sovrani o che i musulmani “sono egualmente liberi davanti alla Legge” alla pari dei cattolici o degli ebrei o che “la Repubblica tutela le minoranze linguistiche” servirebbe a poco. Anni fa durante un corso una professoressa d’arte alle medie alzò la mano per chiedere al relatore: “Scusi cos’è un comma?”.

Una domanda che non mi ha lasciato e continua a non lasciarmi indifferente. Un insegnante che non sa cos’è un comma, che non conosce la Costituzione, è come un prete che non sa i dieci comandamenti. Alla scuola di don Milani la Costituzione era studiata, era la bussola per non smarrirsi, era la guida del futuro cammino dei ragazzi nella società, era lo strumento di riscatto per annullare le disuguaglianze sociali. A Barbiana l’articolo 3 si materializzava, si praticava, perché, come diceva il prete, “non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. E non è un caso se ancora una volta è il maestro Lodi a indicarci la strada per non scoraggiarci nel nostro mestiere a partire dalla Costituzione: “Non dimenticate che davanti al maestro e alla maestra passa sempre il futuro. “Non solo quello della scuola, ma quello di un intero Paese: che ha alla sua base un testo fondamentale e ricchissimo, la Costituzione, che può essere il vostro primo strumento di lavoro”.

Allora è chiaro che non basta distribuirla ai ragazzi. La Costituzione da domani torna tra i banchi. Ora serve il coraggio di tornare a studiarla. L’ora di “educazione civica” o di “Cittadinanza e Costituzione” deve entrare a far parte del monte ore. Nel 1958 Aldo Moro, ministro della Pubblica Istruzione, introdusse l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole medie e superiori: due ore al mese obbligatorie, affidate al professore di storia, senza valutazione. E’ arrivato il momento di fare di più: sessant’anni dopo devono tornare quelle due ore non solo alle medie e alle superiori ma anche alla primaria.

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