La crisi del Pd, la corsa al voto utile, l’effetto dei collegi. Così, in un mese, da novembre a dicembre, il centrodestra ha guadagnato una trentina di seggi. E’ la proiezione elaborata da Ipsos per il Corriere della Sera. Ma una maggioranza non c’è, neanche questa volta. Il motivo è che il Rosatellum non è “abbastanza maggioritario” quindi i seggi che arrivano dal riparto proporzionale non riesce a dare un numero di parlamentari sufficienti a ottenere una maggioranza. Più chiaramente il centrodestra, nel suo complesso, raccoglierebbe oggi 281 seggi: 138 di questi ne raccoglierebbe dalla parte maggioritaria, gli altri 143 arriverebbero dalla parte proporzionale (Forza Italia 66, Lega Nord 57, Fratelli d’Italia 20). Il punto è che tuttavia ne mancano almeno 35 per comporre una base di sostegno a un governo. Però c’è da valutare la tendenza che è in crescita costante da poco più di due mesi: il tridente Fi-Lega-Fdi il 12 ottobre era a 238 seggi, dopo due settimane era salito a 248, l’8 novembre toccò quota 252 e ora è schizzato a 281. Secondo Nando Pagnoncelli, che sul Corriere accompagna il sondaggio con una contestualizzazione, è molto complicato che questo trend porti a una maggioranza assoluta da qui a marzo. Infatti se una coalizione (o un partito) arriva alla “soglia psicologica” del 40 per cento, si prende circa 160 deputati nella quota proporzionale. Ne mancano quindi 156 da conquistare nell’uninominale, 156 su 231, cioè tantissimi. Così il rischio di stasi dopo le elezioni è altissimo.

La seconda forza parlamentare, oggi, sarebbe il Movimento Cinque Stelle che avrebbe 158 seggi (46 nei collegi), con un calo di una quindicina di seggi dall’8 novembre. Anche il Pd è in flessione di 13 seggi e oggi ne avrebbe 151: 104 deputati eletti con il proporzionale e 47 come “coalizione” (che però fa fatica a nascere). Infine i Liberi e Uguali di Piero Grasso che raccoglierebbero 27 seggi, tutti al proporzionale. In questo quadro scompare Alternativa Popolare che si è scissa e quindi non rafforzerà (si fa per dire) la coalizione di centrosinistra.

Insomma, una maggioranza non c’è. Né organica (centrodestra) né spuria: le larghe intese (Pd-Fi) arriverebbero al massimo a 286 parlamentari, quindi trenta in meno di quelli necessari. Un’eventuale alleanza “anti” (M5s-Fdi-Lega) non supererebbe quota 304.

Al Sud i collegi decisivi per la maggioranza
Dalle proiezioni di Ipsos è confermato che il “campo principale” sui collegi uninominali è quello del Sud: nei collegi del Meridione il centrodestra capirà se avrà la maggioranza in Parlamento oppure no. E lì la battaglia sarà contro i Cinquestelle che specie in Campania, Sicilia e Sardegna sono tra le prime forze politiche nei sondaggi (anche se poi andranno valutati i candidati dell’uninominale). In particolare in Sicilia oggi, secondo l’Ipsos, finirebbe 13 a 6 per il centrodestra, in Campania 16 a 16 e in Puglia 11 a 5, mentre in Sardegna sarebbe un cappotto grillino, 6 a 0. Da notare che in tutte queste Regioni il centrosinistra rimarrebbe fermo a zero.

Al Nord il centrodestra è ancora più forte, ai limiti dell’invincibile. Al centrosinistra e ai Cinquestelle restano le briciole: in Lombardia il risultato sarebbe 34 a 3 (del Pd), in Veneto 17 a 2 (del M5s), in Piemonte al centrodestra andrebbero 11 seggi, al Pd 2, al M5s 4. Il centrosinistra riprenderebbe fiato nelle Regioni rosse: 14 seggi su 17 in Emilia-Romagna, 12 su 14 in Toscana, 3 su 3 in Umbria, 3 su 6 nelle Marche. Più equilibrata la gara nel Lazio: 10 deputati al centrodestra, 7 ai Cinquestelle, 4 al Pd.

La forza di ciascun partito: tracollo del Pd
Tutti questi dati sono il prodotto dei sondaggi Ipsos, basati sulle consuete 1000 interviste (con un margine di errore del 3 per cento e già pubblicati domenica dal Corriere. Il primo dato che saltava all’occhio era il crollo del Pd da maggio ad oggi, un capitombolo di 7 punti. Nello stesso periodo Forza Italia è cresciuta di tre punti e mezzo (13,1-16,7), la Lega di 2 (12,3-14,3), il M5s ha conquistato stabilmente il primato tra le forze politiche pur cedendo due punti in 7 mesi (dal 30,2 al 28,2). L’unica cosa che si può dire di Liberi e Uguali è che – caso raro – conquista più voti (6,6 per cento) di quanti ne mettessero insieme le forze che hanno costituito la lista unica nei mesi scorsi. E’ interessante anche notare che sia pure lentamente il sistema tripolare perfetto è un po’ meno perfetto: il centrodestra oggi è al 36 per cento, lasciando centrosinistra e M5s intorno al 26-28. Gli indecisi e l’area del non voto insieme rappresentano il 35 per cento degli intervistati.

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